Capitolo 27

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Kaylee's pov

Stavo passando sulle labbra un ultimo strato del mio gloss rosa quando la schermata del telefono si illumina, avvertendomi dell'arrivo di una nuova notifica.

Schiocco le labbra e chiudo il piccolo packaging del lucidalabbra incastrando il cappuccio. Lo inserisco nella borsetta bianca a tracolla che mi sarei portata questa sera e afferro il telefono, aspettandomi di leggere il messaggio di Erica in cui mi diceva che potevo uscire di casa.

E in effetti il contenuto era proprio quello. Tuttavia, a scrivere "Scendi" non è stata la mia amica come invece pensavo, bensì un numero non salvato in rubrica. Lo visualizzo sperando di capire di chi si tratti, ma non risulta esserci alcuna foto profilo.

Confusa, decido di non rispondere e chiamo Erica. Incastro il telefono tra l'orecchio e la spalla che sollevo leggermente mentre recupero il giubbotto e la borsetta, dirigendomi infine al piano di sotto.

Il cellulare squilla a vuoto e mi ritrovo così costretta a interrompere la chiamata. Un po' disorientata, decido di inviare due messaggi: uno a quel numero sconosciuto, un altro alla mia amica in cui le chiedo se fosse giù.

Il primo a rispondere è proprio lo sconosciuto, che al mio "Chi sei?" ha risposto con un "Il mostro sotto al letto".

Che cretino. Quella risposta idiota mi basta per intuire che il soggetto dall'altro capo del telefono non è niente meno che Ethan. Mi chiedo però quando abbia chiamato numero. Nel dubbio, chiedo conferma.

"Ethan?"

Il messaggio di risposta arriva qualche secondo dopo. "In carne ed ossa"

Emano un sospiro di sollievo. Quella scoperta mi conforta da un'ansia che si era improvvisamente dilagata in me.

"Che ci fai qua?"

"Erica mi ha detto di venirti a prendere"

Nel frattempo inserisco le maniche del giubbotto e avvolgo la borsetta intorno al busto. Prendo le chiavi di casa poste sul mobile d'ingresso ed esco fuori. L'incontro secco con il leggero venticello serale scatena brividi di freddo lungo tutte le braccia. Il recente arrivo del clima autunnale inizia a farsi sentire.

Avanzo lungo il vialetto ma, quando arrivo in prossimità del piccolo cancello, ad attendermi è il nulla più assoluto. La luce calda e soffusa dei lampioni proietta le lunghe ombre dei rami degli alberi, ancora non del tutto spogli, contro le macchine posteggiate lì intorno, tra le quali però non riconosco quella del mio amico.

Quell'ansia precedentemente sfumata via bussa di nuovo alla porta.

"Dove sei?" scrivo un altro messaggio ad Ethan, scrutandomi attentamente intorno. Solo a quel punto noto una figura scura mimetizzarsi in mezzo a quello sfondo notturno, in cui si sente solo il fruscio delle foglie mosse dal vento. Non riesco a distinguere di chi si tratta, ma dubito si tratti di Ethan perché quella persona è accomodata su una moto... e Ethan non ha una moto.

"Proprio dove stai guardando riccioli d'oro"

«Porca puttana!» Dallo spavento mi lascio scivolare il telefono dalle mani che cade sonoramente a terra. Quello è Ryan?!

Mentre mi accovaccio sento il rombo della moto spargersi in quell'atmosfera umida e farsi più vicino. Quando mi raddrizzo infatti trovo un paio di luci accese puntate contro di me, e sono costretta a coprirmi gli occhi con il palmo di una mano per non restare accecata.

Ryan, in sella a una moto mai vista prima, si sfila di dosso il casco e mi fissa divertito. Ma che cazzo?

«Ma che ci fai qua...» Non so se mi abbia sentito, probabilmente quelle parole sono più rivolte a me stessa che a lui. Al suo orecchio però non sono sfuggite.

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