3 - Comodità e discorsi insensati.

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La sua domanda mi destabilizza. Tant'è vero che resto a fissarlo con la bocca spalancata, occhi strabuzzanti e cuore che minaccia di fermarsi da un momento all'altro. Faccio per parlare, ma è come se non riuscissi ad emettere alcun suono. Che abbia perso improvvisamente la voce? No, quello può accadere solo alla Sirenetta dopo aver firmato il patto con Ursula. Io non c'entro e, per quanto ne sappia, non sono un pesce. A parte ora. Ora somiglio ad una cernia che ha quasi visto la sua vita finire sottomano di uno squalo bianco che le ha attraversato la strada... no, se ci troviamo in acqua avrà attraversato l'onda. Che ne so, qualcosa sicuramente ha attraversato, perché l'ho visto e sentito bene!

Lui mi scruta, cercando di capire se stia avendo un principio d'infarto o una sincope fulminante.

«F-fai tu,» balbetto, stringendomi ancora al sedile. Penso di star consumandolo.

«Allora provo ad inginocchiarmi, okay? Se non ti piace, mi metto dietro.»

Sto perdendo di vista il nocciolo della questione, a dire il vero. Di che cosa stiamo parlando? E, soprattutto, perché sono così vulnerabile? Io, che schifo il genere umano a priori. «S-sì, okay.»

Non capisco perché senta il bisogno d'inginocchiarsi o mettersi dietro, onestamente. Ma qui è tutto talmente tanto imbarazzante e ambiguo che ho smesso di pormi domande, anche perché le mie domande sono tutte discutibili.

Tornando al dramma.

Si piega, quindi, sulle sue ginocchia. È talmente alto che nonostante sia praticamente a terra, la sua testa arriva all'altezza del mio petto. Credo che superi il metro e novanta, il ragazzo. Non che mi spiaccia, solo che io raggiungo il metro e sessanta se mi alzo sulle punte e il dislivello noto con piacere che è abissale.

«Posso?» Mi domanda, indicandomi.

Non so cosa voglia fare e non m'interessa neanche. Sono in uno stato di trance da cui non mi è possibile uscire al momento, soprattutto se continua a sussurrare con quella voce suadente ciò che ha intenzione di fare. Che, se anche me lo spiegasse, non lo capirei. «S-sì,» annuisco.

Il suo sorriso divertito ora lascia spazio ad una malizia che colgo rapidamente. Sa che qualsiasi cosa stia facendo, lo sta facendo bene perché sta funzionando. Io non ho capito il suo gioco ed è chiaro che stia improvvisando, ma so che se continua ancora un po' non andrà a finire bene.

Infila una mano sotto la mia camicia senza però sfiorarmi, il che mi lascia sbigottita. Poi, passa la pezza umida sopra di essa, iniziando a sfregare come fosse la lampada del Genio di Aladdin. Nonostante le sue mani siano forti, si rivelano delicate nei movimenti; nonostante siano grandi, in questo momento sembrano piume impercettibili. Insiste sui punti macchiati dal vino e anche sul mio stomaco, perché qualcosa in quel punto si sta muovendo fin troppo velocemente. Siano farfalle o chissà cosa, fatto sta che si sta ribellando ad una situazione del genere. Per sopperire al mio imbarazzo, inizio a guardarmi intorno. Sto per avere un crollo mentale e fisico, di conseguenza il gregge di pecore che ora si appresta ad attraversare la strada appare interessante ai miei occhi. Pecore, poi: che sia uno di quei tanti segni che dovrei cogliere? Chi può dirlo.

Fustigando la mia mente e i miei sensi col suo profumo, si sposta delicatamente.

«Il vino non lo togli con l'acqua, lo hai capito o hai bisogno di un altro quarto d'ora?»

Infastidito alza gli occhi al cielo, ma non risponde.

«Vieni, alzati.» Si ferma, tirandosi su e indicandomi i movimenti con i gesti della mano.

Lo fisso inebetita per qualche istante, solo in un secondo momento mi decido ad assecondarlo. Una domanda mi sorge spontanea ora e non è «Perché?», sebbene sia anch'essa pertinente. Quel che mi chiedo è: «Come?». Mi tremano le gambe, sudo come un maiale che sta per esser soppresso e faccio fatica a formulare una frase di senso compiuto, la mia salivazione è azzerata. Non mi è possibile alzarmi, reggermi in piedi.

Per il resto tutto beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora