Can«Non c'è niente da fare: una ne pensi e cento ne fai. Io non voglio credere che sia stato capace di arrecarmi un danno simile, non posso pensarci neanche.» Sospira Ozan con aria affranta; poi si passa una mano tra i capelli, guardando verso il soffitto per una manciata di secondi. Allibito e demoralizzato per quanto accaduto, in un secondo istante si ferma ad osservare i rimasugli di una videocamera comprata circa un'ora fa e distrutta, mentre i ragazzi si occupano di toglierli di mezzo prima che qualcuno involontariamente possa calpestarli e farsi male.
Cengiz, dal canto suo, tace. Tiene la testa bassa come fosse un cane bastonato, giocherella con le sue stesse dita e ciondola su sé stesso; sembra un personaggio dei cartoni animati, il cretino di turno che non fa altro che combinare casini. «Non l'ho mica fatto apposta...»
«Ci mancherebbe altro, vorrei proprio vedere!» Esclama il mio migliore amico, accennando a una risata isterica. «L'ho comprata esattamente un'ora fa, te ne rendi conto? Ora dovrò spendere dei soldi non previsti - che mi servivano per altro - per ricomprarne un'altra, perché tu guardi il cielo quando cammini. Come se i soldi piovessero dal cielo.»
«Non essere così tragico, per favore! Nel mondo accadono cose ben più gravi di queste.»
Seduto sullo sgabello del bar, inzuppo una fragola nel cioccolato fondente che mi faccio servire di routine assieme al whisky e la porto alla bocca, mentre mi godo la scena tragicomica di certo non prevista. Ma non mi stupisce, sapete? Cengiz è molto distratto, lui vive in un modo a parte. A dire il vero, mi stupisce come faccia a non far cadere a terra lo shaker che lancia di continuo, quando prepara i cocktail per i loro clienti. Guardarlo mentre lavora, paradossalmente, è bello: i suoi movimenti sono addirittura eleganti, pensate e la maestria di cui è capace destreggiandosi dietro al bancone lascia quasi senza parole; ripeto che lancia lo shaker più volte e lo riprende al volo senza il minimo sforzo e per uno che inciampa sui suoi stessi piedi è irreale. Apprezzo il suo coraggio, però, o la sua stupidità. Perché parlare ad Ozan in questo modo quando è arrabbiato, non è esattamente ciò che andrebbe fatto.
«Ma che cosa stai dicendo, Cengiz, mi prendi anche in giro adesso?» Gli domanda, esausto.
«Non mi permetterei mai. Dico soltanto che in Africa muoiono un sacco di bambini ogni giorno e guarda per cosa stiamo discutendo noi, per una videocamera.»
«Che avrei pagato di meno se avessi offerto i miei reni!» Esclama, portandosi le mani tra i capelli ancora una volta. «Ciò che stai dicendo non ha senso, lo capisci?»
Ormai il danno è fatto, non ha senso continuare una conversazione sterile. Ma Ozan cerca di far capire a Cengiz dove ha sbagliato... e già fa ridere così. «Ragazzi, state calmi! Agitarsi non serve a niente adesso. Te ne darò io un'altra, una delle mie che al momento non utilizzo. Ma, vi prego, smettetela di parlare del nulla.» M'intrometto, dopo aver trascorso mezz'ora a sentirli discutere senza giungere a nessuna conclusione intelligente.
Ozan guarda verso la mia direzione e annuisce. «Va bene. Ti ringrazio, Can.»
«Non c'è di che, fratello.» Addento un'altra fragola immersa nel cioccolato fondente e li osservo mentre entrambi tornano dietro al bancone del bar con aria mesta. Capisco il dispiacere che lui prova, ma come si dice: è inutile piangere sul latte versato.
Cengiz si mette a pulire il bancone - cosa che faceva prima di sbattere contro la videocamera e romperla, tra l'altro - ed Ozan riprende a sorseggiare il whisky che stava bevendo insieme a me poggiando i gomiti sul bancone. «Dunque, dunque, cosa mi dici di Elin? Da quando la conosci è impossibile parlarti seriamente di lei, raggiri il discorso come stessimo parlando di Voldemort e fossimo tutti maghi di Hogwarts.»
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Per il resto tutto bene
Fanfiction[...] Tornando alle 7,837 anime vaganti, ce n'è una in particolare che proprio non sopporto. Ma, mio malgrado, è anche l'unica di cui m'interessa. Per il resto, però, tutto bene! [...] Ha spalancato la portiera e avrei voluto essere quella portiera;...