30 - La futura signora Divit.

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Se dovessi descrivere la mia vita, userei il termine che più le si addice in assoluto: disastrosa. I motivi sono tra i più disparati e soprattutto disperati. Un po' come le condizioni in cui versa la mia cabina armadio. Purtroppo i miei abiti non hanno imparato a gestirsi da soli e sono diventati mucchi informi di panni che, ormai, hanno vita propria. Dato che mi sono stancata di ospitare la famiglia di polvere che vive e vegeta nella mia cabina armadio e che onestamente non saprei neanche dove cominciare l'opera, ho chiamato all'appello Aleyna anche oggi - sebbene non fosse previsto - per aiutarmi a rassettare.

«Allora, hai capito tutto?» Le domando di nuovo, mentre osserva l'enorme guazzabuglio di abiti, borse e scarpe che impazza nella cabina armadio. «Per favore, non aspirare le mie collezioni! Ne sono affezionata e valgono tanto, lo sai bene.»

Aleyna, perplessa più dalle mie condizioni emotive che dal casino nella mia cabina armadio, con tanto di sopracciglio inarcato, mi osserva per una manciata di secondi. Stringe tra le sue mani, piccole e poco aggraziate, il manico di un'aspirapolvere che neanche sapevo di avere ed avanza un sospiro stanco. «Elin, guarda che sono straniera, non scema!» Esclama, col suo forte accento russo. «Non posso fare una cosa del genere.»

Sì, certo che puoi. Lo hai già fatto una volta. Un Yves Saint Laurent, tra l'altro, che avrei pagato meno se avessi offerto un rene al commerciante. Se non mi fossi resa conto in tempo di che tipo di dramma stava per consumarsi nella mia dimora e davanti ai miei occhi, chissà ora la mia collezione dove si troverebbe, in quale discarica abusiva. E al solo pensiero, sento le mie forze venir meno.

Abito questo appartamento da tre anni e da tre anni Aleyna viene a pulirlo almeno una volta alla settimana. Lei ha già un lavoro, mi chiama quando è libera e così ci accordiamo. Mi piacerebbe pulire e se solo sapessi che materiale ho a disposizione, lo farei. Ma Aleyna è molto più brava di me e, soprattutto, è molto più scrupolosa. Come dice lei, ha occhio. È persino capace d'infilarsi sotto i mobili pur di togliere la polvere, cosa che io non approvo. Non voglio che funga da Cenerentola, ma solo d'aiuto ad una povera imbranata come me. Io la pago profumatamente com'è giusto che sia e lei mi organizza l'appartamento: mi sembra un compromesso giusto, no? Per lei, perché si guadagna il denaro che merita e per me, perché non so neanche cosa significhi pulire una padella. La tecnologia è fondamentale per me: lavatrice, lavastoviglie, microonde e robot che spazza al posto mio senza che io mi spezzi la schiena; insomma, qualsiasi cosa pur di non sudare.

L'ho conosciuta in un supermercato un anno fa: lei, nascosta tra i cumuli di verdure, sceglieva i con cura i pomodori da infilare nella busta di plastica trasparente e io, invece, la osservavo con fare attento. La meticolosità di Aleyna mi faceva impazzire: anch'io lo sono con ciò che m'interessa, ma non se si tratta di fare la spesa. Così, mi sono avvicinata e abbiamo iniziato a parlare. Mi ha detto che cercava lavoro, che aveva tre bimbi a cui pensare e che lo stipendio di suo marito non bastava a coprire le spese e gli sfizi dei suoi figli. Quindi, le ho proposto di lavorare per me e ha subito accettato. Quando è arrivato il suo primo stipendio, le si sono illuminati gli occhi. Di certo era più di quello che pensava di ricevere; se posso darle il triplo dei soldi che merita... perché no? I suoi bimbi frequentano la scuola migliore d'Istanbul e suo marito, sessantaseienne, è riuscito a trovare un lavoro che non implichi orari estenuanti in fabbrica. Loro sono felici e pure io.

Ad ogni modo, lascio perdere il discorso "Yves Saint Laurent" e annuisco. «Se lo dici tu... posso aiutarti in qualche modo?»

«Sì,» anche lei annuisce, mostrandomi un sorriso falso. «Andandotene, Elin. Tu non sai neanche come si accende questo affare, in che cosa puoi darmi una mano? Vai, i tuoi amici ti aspettano in salone.»

Come osa! Mi porto una mano sul cuore, fingendo di essere offesa dal suo atteggiamento tanto sfrontato quanto divertente nei miei confronti e le lancio una finta occhiata infastidita, facendo come ha detto. So usare perfettamente questo affare, solo che lo usa meglio lei. È diverso.

Per il resto tutto beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora