Per il resto tutto bene

19 - «Non hai idea di quanto sarà bello, Elin.»

Altro giro, altra cosa.

Per l'ennesima volta, mi ritrovo a dover controllare che i permessi siano tutti nella cartella che i manutentori mi hanno chiesto di portare. Leyla, fino ad ora, si è occupata della sicurezza: come se non bastasse, gli ospiti speciali della serata sono conosciuti e apprezzati da gran parte della Turchia e si presume, secondo voci certe, che alcune fan occuperanno la piazza nell'attesa che entrambi arrivino per chiedere ad entrambi foto e autografi. Non possiamo avere problemi di questo tipo, soprattutto perché all'evento si faranno partecipi i più importanti esponenti della moda (come già detto); rovinerebbero tutto e Sevim potrebbe dare di matto se accadesse, con la loro voglia di saltare addosso a entrambi. Io capisco gli ormoni che impazzano, ho passato una fase simile qualche anno fa ormai, ma non è un nostro problema per fortuna e dobbiamo tutelare sia i nostri ospiti, sia Can e Polen. Dunque, dopo avere pensato ai documenti mi concentro su mio fratello che stamane ha pensato bene di accompagnarmi al lavoro.

«Sono sicuro che andrà benissimo con Deniz, ci sbroglieremo questo problema di torno.» Dice.

L'osservo in silenzio da dietro la scrivania; stravaccato sul divano, scambia sguardi complici ed alludenti con Leyla. Se Can ha avuto problemi in passato con lui per quale motivo secondo loro dovrebbe andare bene? Senza considerare il fatto che Can prende fuoco facilmente, come dice Efsun, e che bisogna calcolare qualsiasi movimento in anticipo. Non voglio creare problemi e, soprattutto, non voglio problemi io stessa. «Posso dirti che non ne sono convinta?»

«Lo hai fatto,» alza le spalle, insistendo sullo stesso punto. «Ma se non lui, chi altri?»

Samet mi sta aspettando in piazza per le prove della sfilata, altro problema da sbrogliare. «Secondo te, Deniz, accetterà di partecipare ad una farsa simile considerando che si parla di Can?»

È tutta colpa sua, comunque. Se quel giorno non ci fossimo incontrati e se Sevim non mi avesse chiesto di lavorare per lui, la mia sanità mentale ora sarebbe stabile e non dovrei ricorrere a dei mezzucci del genere per sopravvivere. Non faccio altro che pensare a lui, combino guai per una gelosia immotivata - se così possiamo definirla, anche se io parlerei più di fastidio - che non mi sembra il caso di provare. Mi sono sentita sminuita e pertanto ho deciso di ricambiare; quindi, è colpa sua per l'ennesima volta. Sono fatta male, se m'infastidisci poi devo infastidirti il doppio e so quanto sia sbagliato tutto ciò ma purtroppo è più forte di me, non posso star ferma a guardare. Se prima il pensiero di dover lavorare con lui e la sua fidanzata non mi seccava, adesso mi manda fuori di testa: loro che amoreggiano, che si abbracciano e si baciano in azienda, che ridono insieme e si parlano negli orecchi. Non posso pensarci, mi brucia lo stomaco. Sono stufa di questa situazione e devo fare qualcosa per venirne fuori.

«Accetterà sicuramente,» ridacchia nervoso. «Farebbe di tutto pur di vendicarsi di Can.»

«Vendicarsi di Can?» Sbotta Leyla, sobbalzando sulla sua sedia. Ha dato voce ai miei pensieri. I motivi per i quali potrebbe avercela con lui sono tanti, a pensarci bene.

«Ai tempi della scuola io e Can eravamo i più popolari. Le ragazze si mostravano in ogni salsa per attirare la nostra attenzione, ci corteggiavano in tutti i modi possibili. Ma noi non avevamo intenzione di fidanzarci, dunque ripiegavano le loro attenzioni su Deniz per arrivare ad una ipotetica frequentazione con noi. Sai come si dice, no? Arrivare ad uno per colpire l'altro. E l'unica ragazza che abbia mai provato interesse per Deniz all'epoca, una volta avere conosciuto Can non l'ha più considerato.» Si gratta il filo di barba, sospirando. «A Can non interessava lei e lei lo sapeva bene, Can lo aveva premesso palesemente più volte anche in presenza dei suoi amici, ossia io, Emre e Ozan. Ma a Deniz non interessava; un bel giorno, ha deciso di circuire Polen. Ovviamente Can non l'ha presa bene e gli ha dato uno di quei cazzotti in faccia che ricorderà per sempre, rompendogli il naso. C'è tensione, ecco.»