25 - «Andiamo a conquistarci il fagiolo!»

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«In che senso "Emre ha un figlio", scusa?» Le domando, inarcando le sopracciglia.

Leyla, seduta davanti a noi, stringe una tazza di caffè lungo tra le mani e fissa le sue scarpe. «Avete capito bene, amiche mie.» Solleva lo sguardo, portandolo prima su me e poi su Eda. «Me lo ha detto stamattina, quando ci siamo visti per fare colazione insieme. All'inizio pensavo volesse lasciarmi, ed ero molto spaventata dopo il suo "ti devo parlare". Poi, invece, il discorso ha virato su suo figlio.»

«Ah,» annuisco, perplessa. Non che Emre non possa avere figli, ci mancherebbe; ma è inaspettata e incredibile la notizia, onestamente. «Quanti anni ha il bambino?»

«Dieci.»

«Età particolare...» Risponde Eda.

«Abbastanza,» Leyla fa spallucce, bevendo un sorso del suo caffè. «Non me l'aspettavo, anche se lo vedo nei panni del padre di famiglia. Ha dei modi di fare molto amorevoli nei miei confronti, è molto maturo per l'età che ha e non mi stupisce che sia padre.»

«Okay, quindi, a te non dà fastidio che ci sia un bambino tra di voi. Voglio dire, non t'importa che lui debba in primis dare attenzioni al bambino, e che debba comunque sentire sua madre per qualsiasi tipo di motivo?»

«Credo sia lecito. È la madre di suo figlio, no? È giusto che si sentano se si tratta del loro bambino.»

La penso esattamente come lei, è lecito che Emre senta la madre di suo figlio per quanto riguarda il bambino. Se il ragazzo che frequento mi dicesse di avere un figlio, io non mi creerei problemi; voglio dire, può succedere d'incontrare qualcuno che abbia un bel passato alle spalle. Ma la chiarezza è la cosa più importante, in questi casi. Sicuramente non è stato semplice per Emre parlarne; a volte un fattore condizionante è la paura di non essere accettati, del rifiuto, di mettere in gioco troppo.

«A me non dà fastidio che abbia un figlio, anzi, non vedo l'ora di conoscerlo.»

«E allora?» Le domando, inarcando le sopracciglia. «Qual è il problema?»

Leyla beve un lungo sorso di caffè. «Che è entrata in gioco la paura di non essere "accettata" da lui. È inutile dire che per Emre è importante che andiamo d'accordo, pertanto, ha deciso di presentarmi a Bulut non appena sarò pronta a farlo.»

«Ti sta dando modo e tempo di metabolizzare, si tratta di rispetto nei tuoi confronti Leyla. Ma andrà bene, vedrai. Per quale motivo non dovresti piacergli, scusa?» Fa spallucce, Eda, giocherellando con un cuscino preso dal mio divano.

«Se pensi di non essere all'altezza della situazione, allora non lo sarai sicuramente. Dici a me di non fare l'attrice drammatica, ma tu sei la prima a farlo ogni qualvolta la vita ti stravolga i piani. Non farlo, El, hai tutte le carte in regola per farti amare da quel bambino. Sii te stessa e vedrai che andrà bene.»

La mia amica mi sorride e manda un bacio ad entrambe. I suoi occhi brillano della stessa luce che li faceva brillare i primi giorni in cui frequentava Emre. È incredibile l'evoluzione impercettibile e netta che sta avendo la loro relazione; non accorgendocene neanche, sta facendo dei passi da gigante. E, orgogliose, noi le stiamo accanto sempre, qualsiasi cosa accada. Sono felice di vederla felice, che si stia aprendo ad una Leyla che ha nascosto fino a questo momento. «Tu, invece?» Si riprende subito dal mezzo dramma di Bulut Divit, tornando ad essere la stronza di sempre. Per fortuna. «Che cosa è successo nell'ascensore dell'azienda? Vi siete strusciati per bene, hm?»

«Non ci siamo strusciati,» alzo gli occhi al cielo, trattenendo una risata. «È successo per sbaglio. Un po' di trasporto fisico, ecco tutto. Ci siamo lasciati andare, ma non accadrà mai più.»

Per il resto tutto beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora