Epilogo - Per sempre, amore mio.

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Sono stati giorni lunghissimi, mesi difficili ed emozioni contrastanti che tutt'ora non sono in grado di spiegare a parole. Il lavoro è stato tanto, talvolta troppo da gestire in un tempo piccolo. Durante questo lungo, estenuante ma al contempo meraviglioso percorso abbiamo messo in discussione i nostri pensieri e le nostre volontà, cucito abiti che non avremmo mai pensato di presentare per poi scucirne altri di cui eravamo certi. L'obiettivo sembrava irraggiungibile; sapete, a volte lo sconforto prende il sopravvento sebbene non ve ne sia un motivo apparente e non è sempre facile trovare un'ancora a cui aggrapparsi per venirne a capo, purtroppo.

Leyla è stata una mano santa in questo lungo e strano viaggio verso la meta. È stata la spalla di cui avevo bisogno nei momenti di sconforto. Avrei dovuto consolarla io, essendo lei la stilista che avrebbe esibito i suoi lavori; invece, la maggior parte delle volte i ruoli si sono invertiti. Ricordo bene le notti trascorse a casa mia a disegnare, idealizzare abiti incredibili che potessero stuzzicare la curiosità di Sevim; ricordo il quantitativo spropositato di tè al limone che abbiamo bevuto, anche alle tre di notte, pur di restare sveglie e creare. Quante linee cancellare e quante, al contrario, ne abbiamo tratteggiate. Abbiamo riso, davanti ad un calice di vino rosso, dei nostri errori nell'abbozzare fianchi troppo larghi e braccia troppo lunghe; abbiamo anche pianto dal nervoso, perché talvolta la fantasia veniva a mancare. Ci siamo abbracciate una volta aver terminato le bozze, abbiamo sperato che Sevim e l'agenzia pubblicitaria potessero apprezzarle. E così è stato. O sennò, stasera non saremmo qui. Il nostro ufficio è stato sin dall'inizio una seconda casa, ma ultimamente ancor di più; un porto sicuro, l'inizio di tante opportunità irripetibili e fantastiche.

Devo ringraziare anche Osman, sebbene i nostri rapporti siano completamente diversi da quelli che abbiamo instaurato anni fa. È stato un confidente sempre, nei momenti più bui in cui non sapevo dove metter mano e in quelli belli, dove saltellavo per un nuovo obiettivo raggiunto. Sevim aveva una decina di appuntamenti al giorno ed io non sapevo dove sbattere la testa la maggior parte delle volte. Sono diventata la sua segretaria in un batter d'ali di farfalla e in poco tempo ho dovuto imparare a gestire i suoi impegni ancor prima d'imparare a gestire i miei. Il panico mi ha assalita e lui mi ha aiutata, ha cercato di sollevarmi il morale in qualunque modo. Mi fa strano parlare di lui al passato, vorrei tanto che tornassimo ad essere gli stessi di prima. Ma purtroppo qualcosa in lui è cambiato e non sempre i cocci si possono rincollare.

Questo ciclo si conclude qui, ma presto ne comincerà uno nuovo e chissà quali altre emozioni non saprò gestire. Però, posso dire di essere pronta a prendere tutto ciò che verrà con leggerezza e serenità, come mi ha insegnato Can.

Osservo la platea che attende paziente che lo spettacolo cominci. I nostri invitati sono seduti e, ogni tanto, parlottano tra loro per ingannare il tempo; quelli che non abbiamo invitato, che sono semplicemente curiosi di goderselo, se ne stanno in piedi oltre le transenne. Abbiamo provato a chiedere altre sedie per permettere loro di stare più comodi ma purtroppo non ci siamo riusciti, così adesso se ne stanno in piedi ad aspettare. Poverini... non vorrei essere nei loro panni.

«Sei un incanto, l'abito che indossi è pazzesco.» Dice Yeşim, facendomi sobbalzare. Mi porto la mano sul petto, voltandomi verso di lei, e le sorrido. Sono chiusa in una tendone dietro il palco ed attendo che Sevim dia inizio al nostro momento. Vivrò le mie emozioni con tranquillità domani, se arriveranno: oggi, mi cago sotto. Come diceva la principessa del Galles in un suo famoso discorso. L'ansia è alle stelle, la paura che qualcosa vada storto. Ci sta, suppongo. È normale.

Ad ogni modo, l'abito che Leyla ha disegnato per me credo che sia uno dei più belli in assoluto. È molto semplice, nero e lungo fino ai piedi; ha uno spacco a V sul seno, un altro sulla gamba. I brillantini si estendono dal basso verso l'alto lungo tutta la gonna, finendo per disperdersi sul corpetto. Coi tacchi faccio un po' fatica a camminare senza inciampare: il problema resta tale, ma proverò ad arrivare indenne a fine serata.

Per il resto tutto beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora