«Allora, è deciso?» Domando a Leyla, mostrandole le due bozze che abbiamo scelto di proporre a Sevim prim'ancora di proporle alle ragazze della sartoria. Non conosciamo la fidanzata di Can e neanche lui dopotutto, ma ci siamo buttate su capi d'abbigliamento molto sobri che in genere piacciono a tutti, quindi anche molto generici. Per quanto riguarda Can abbiamo optato per uno di quei completi meravigliosi neri che non muoiono mai, semplici e di effetto, che fanno la loro porca figura sempre e comunque, in qualsiasi contesto li si indossino; ha un panciotto dello stesso colore che non è per niente ingombrante, di conseguenza non dovrebbe esser fastidioso. Molti uomini non lo tollerano, anche se credo che si possa stringere i denti per una serata di gala. Invece, per quanto riguarda lei, io e Leyla abbiamo scelto un abito a sirena color bordeaux con paillettes e scollatura a cuore. Col fisico che sicuramente ha, sarà uno schianto. Ricordate che non è importante l'abito, ma come lo si indossa. «Vado da Sevim e le propongo questi due.»Can, che è ancora nel mio ufficio a giocare a nascondino con Kiraz, non appena sente le parole della sottoscritta le cinge la vita e la prende in braccio, poggiandola sulla sua spalla. Kiraz ride, si dimena perché vuole scendere, ma lui inizia a farle il solletico e lei ride ancor di più. Si fa più vicino a me e allungando lo sguardo finisce sul foglio. «Belli!» Esclama, annuendo stupito. «Non sapevo che disegnassi così bene, Leyla.»
No, un momento, fermiamoci. «Questi li ho disegnati io,» bofonchio, voltandomi verso di lui. «Se proprio dobbiamo dirla tutta, amico.»
«Io non sono tuo amico.»
«E ne sono grata,» gli sorrido falsamente. «Mi piacerebbe continuare questa conversazione, ma è giunta l'ora per me di andare. Posso, per favore, non trovarti qui al mio ritorno?»
Can fa scendere Kiraz dalla sua spalla e lei emette un grugnito di disapprovazione. «Parli tanto perché devi soccombere a qualche mancanza, Elin? Cos'è questo senso rivoluzionario che ti pervade, portandoti a rompere le palle al prossimo?» Finge un'aria preoccupata, mentre Kiraz gli tira la camicia per attirare la sua attenzione. E ci riesce: la prende in braccio ancora una volta ricominciando con il solletico, mentre le mie amiche si trattengono dal ridere.
Gli lancerei un vaso contro, ma purtroppo la legge me lo vieta. «Ti salvi solo perché l'omicidio è illegale, ne sei cosciente?»
«Io sì,» annuisce, dandomi un pizzicotto non gradito sul naso. «E tu?»
—
«Avanti!»
Entro nel meraviglioso ufficio di Sevim, che un po' la rappresenta. È molto ordinato: le pareti color rosa pesco si abbinano al legno massello della scrivania, posta al centro dell'ufficio e dei restanti mobili, dirimpetto alla scrivania stessa. È un arredamento molto minimale, non ha orpelli o sciocchezze varie a riempirlo; trasmette serenità, nonostante sia quasi spoglio. Lei dice sempre che è l'essenziale che conta, che avere troppe cianfrusaglie talvolta è come non avere niente. Ed io la penso alla stessa maniera: poco, ma buono. Anche nella vita in generale, pochi amici ma sinceri. Averne tanti e non poter contare neanche su uno di questi, è come non averne affatto dopotutto.
«Elin, accomodati!» Dopo aver messo apposto la cornetta del telefono, Sevim massaggia le sue tempie socchiudendo gli occhi, pizzicandosi poi il ponte del naso. Ciò, però, non le impedisce di indicarmi la sedia su cui sedermi. «Accomodati pure, tesoro.»
Oggi è anche più bella del solito. I suoi capelli sono alzati in una crocchia disordinata ed infatti un ciuffo le ricade sul viso, solare e lucente adesso che mi guarda; il suo sorriso comprensivo e dolce illumina la stanza molto più del sole che si riversa incessante su Istanbul da un mese; lo strato lieve di trucco che ha messo, accentua i suoi lineamenti delicati; indossa un abito bianco firmato Louis Vuitton; il suo profumo, sempre lo stesso, aleggia per tutto l'ufficio. Tra l'altro, lei usa il mio preferito, l'unico che indosso da sempre: Mademoiselle, Chanel.
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Per il resto tutto bene
Fanfiction[...] Tornando alle 7,837 anime vaganti, ce n'è una in particolare che proprio non sopporto. Ma, mio malgrado, è anche l'unica di cui m'interessa. Per il resto, però, tutto bene! [...] Ha spalancato la portiera e avrei voluto essere quella portiera;...