36 - «Aspetta e vedrai.» | L

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«Non avresti dovuto comportarti in quel modo, Can. E qualsiasi fosse il motivo per cui l'hai fatto, non è tollerabile. Mi hai trascinata via e caricata in macchina!» Il tonfo sordo della porta che chiudo dietro le mie spalle, per qualche secondo rimbomba per tutto l'ingresso.

«Mi stai portando all'esaurimento nervoso, Elin!» Esclama in modo concitato, colorandosi di rosso in viso. Il suo collo si gonfia, così come la giugulare che preme come volesse esplodere. «Non mi credi, non vuoi ascoltarmi e non ti sforzi di capire il mio punto di vista. Poi, vedo che un tizio qualunque se la spassa con te offrendoti con fare languido. Capisci che è bastato questo per mandarmi fuori di testa?»

«Capisco, capisco. Capisco che tu puoi fare sesso con me e fare figli con la tua fidanzata, ma io non posso neanche parlare con un altro uomo perché t'innervosisci. Beh, un rapporto alla pari.» Incrocio le braccia al petto, annuendo.

Can, spaesato dal mio discorso, inarca le sopracciglia. «Mi stai prendendo in giro? Io non faccio figli con la mia fidanzata, Elin! Ti sto dicendo da due giorni che, prima di fare l'amore con te, non facevo sesso con lei da quattro fottutissimi mesi! Vuoi che lo scriva sui muri della città per dimostrarti che dico la verità?»

«Ci credo, ma prova a metterti per un attimo nei miei panni: cosa avresti fatto se fosse capitata a te una cosa del genere? Se io aspettassi un bambino che non fosse il tuo, che cosa faresti?»

Can, di nuovo, inarca le sopracciglia. «Ma che discorsi strampalati stai facendo, Elin? Ti sei drogata forse? Che paragone stai facendo? Io sono un uomo, il bambino può non essere mio; tu sei donna e se rimani incinta, il bambino è per forza tuo! Mi sembra addirittura ridicolo dover specificare certe cose.»

L'esempio che ho utilizzato non è pertinente, non ho collegato il cervello alla bocca prima di parlare. E, devo dire, mi capita spesso nella vita. Ma anch'io, come lui, sono esasperata dalla gravidanza inaspettata di Polen. Posso permettermi di essere confusa, o devo essere sempre lucida? Non posso permettermi di cedere? «Ho sbagliato esempio, okay? Comunque, non puoi avere questo potere su di me e trascinarmi via da un bar.»

«Pensi che voglia avere potere su di te, Elin? Adesso siamo tornati al discorso del bar?» Mi guarda, con assoluta circospezione percorre ogni centimetro del mio corpo e lo fa come se non mi conoscesse. O meglio, come se non mi riconoscesse più. Sembra abbia davanti una persona che non hai mai visto prima d'ora. E, la cosa che mi fa più male è questa. Si avvicina a me lentamente. A ogni suo passo, il mio cuore perde un battito. Mi viene spontaneo indietreggiare, così finisco con le spalle al muro... come sempre. Ora che è ad un palmo di naso da me, respiro a pieni polmoni il suo profumo buonissimo. «È chiaro che non ti stia facendo bene tutto ciò. Faccio fatica a riconoscere la Elin di cui sono innamorato. Ed è chiaro che la sola ed unica soluzione sia allontanarci, capire davvero chi siamo per tornare a stare bene insieme. Perché non hai fiducia in me, pensi che voglia avere potere su di te e non va bene. Io non avevo in mente questo, quando dicevo di voler essere tuo per sempre. Non mi ascolti.»

«Io ti ascolto, Can, ma tu non hai mai provato a metterti nei miei panni nemmeno per sbaglio. Mi hai detto che non credo in te, che non ti ascolto, senza pensare a come possa stare dopo una notizia di tale entità.» Borbotto, trattenendo le lacrime. «Ad ogni modo, per quanto mi faccia male allontanarmi, credo tu abbia ragione. Allontanarsi è l'unica strada per capire cosa vogliamo, poiché ad entrambi è sfuggita di mano la situazione.»

«Hai ragione,» annuisce. E, indietreggiando, raggiunge la porta di casa mia.


Punto di vista di Leyla.

Dire le bugie non è mai stato un tratto simbolico del mio carattere. Io sono sbadata, dimentico ogni cosa due secondi dopo che mi è stata detta e il mio livello di attenzione è pari a quello di un ghepardo che sente un altro ghepardo dire stronzate mentre una gazzella gli passa accanto: inesistente. Così, capite bene che non posso mentire. Soprattutto, mentire alle mie amiche - che mi conoscono molto meglio di quanto mi conosca io stessa - è impossibile. Loro mi leggono in faccia quando qualcosa non va, quando non sono in vena di parlare, o quando sono felice. A volte m'impegno nel dire bugie, provo a trovare nessi logici che le facciano reggere in piedi, ma mi sgamano ancor prima di aprire bocca. Stavolta, con Elin ha funzionato. Se le avessi detto che mi sono messa d'accordo con Eda per smascherare quella sottospecie di essere umano di Polen, mi avrebbe uccida. O peggio ancora, avrebbe cominciato a ripetermi le stesse cose fino a farmi perdere la pazienza. E farla stare zitta, credetemi, è impossibile. Solo una botta in testa a ceppo potrebbe calmarla perché sverrebbe.

Per il resto tutto beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora