Punto di vista di Can.Mi ritengo di natura una persona estremamente empatica e sensibile: ascolto una canzone che mi trasmette qualcosa e mi emoziono; la stessa cosa avviene se guardo un film in cui muore un personaggio che mi rappresenta, o che semplicemente attira la mia attenzione; e quando leggo un libro dal bel finale, in cui l'amore vince o in cui il mio personaggio preferito si realizza.
E mi emoziono anche quando vedo una famiglia unita come la loro, ridere e scherzare insieme.
Anch'io sono molto fortunato. La mia famiglia è quella che tutti sognerebbero di avere: unita ed amorevole, generosa ed umile. Quando uno di noi deve prendere decisioni importanti che, in un modo o nell'altro, riguardano un po' tutti o il bene dell'agenzia, ci riuniamo e ne parliamo. I miei genitori mi hanno sempre insegnato che il dialogo è importante, parlarne e giungere insieme ad una conclusione, che sia scomoda o meno; mi hanno insegnato che fare di testa propria a volte è rischioso e che, quindi, non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto.
Seduto a tavola assieme alla famiglia di Elin, in silenzio, mi fermo a guardare la signora Nevin. I suoi baci, oggi, li riserva tutti a Tesla che, di rimando, ricambia con ardore. «Quindi...» solleva lo sguardo e lo porta su me, sorridendomi dolcemente. «Mi hai detto che gestisci con tuo padre la più grande agenzia pubblicitaria della Turchia.»
«Beh, non esattamente "la più grande". Ma la ringrazio, signora.»
«Dammi del tu, Can, per favore. O mi farai sentire più vecchia di quel che sono.»
Ridacchio, scuotendo la testa. «Credimi, Nevin, è più vecchia Elin di te.»
La mia fidanzata mi guarda male per qualche secondo, poi mi tira quello che vorrebbe fosse un pugno che non mi tange minimamente. Mi metto a ridere pensando che si è anche concentrata per "farmi male", invece non mi ha neanche sfiorato. Le do un bacio sulla guancia, lei si stringe a me e poggia la sua testolina nell'incavo del mio collo; io le poggio una mano su un fianco, per poi stringerla a me.
«Non stento a crederci,» dice, beccandosi da Elin la stessa occhiataccia che mi sono beccato io prima. «Ad ogni modo, come va col lavoro in agenzia?»
«Direi bene. Stiamo lavorando ad una campagna molto importante, che è la stessa in cui lavora anche Elin. Sai della sfilata, no? Ecco, noi ci occupiamo di pubblicizzarla.» Spiego gesticolando.
Lei annuisce e continua a coccolare Tesla che nel mentre si è addormentato tra le sue braccia. Ronfa, si sente fino a qua. «Ci saremo anche noi alla sfilata, Sevim ci ha invitati personalmente e saremo ben lieti di vedere lo spettacolo.»
«Mi fa piacere!» Annuisco, sorridendo anche a Ünal. «Coglierò l'occasione per presentarvi i miei genitori, visto che presenzieranno.»
«Credimi, figliolo: il piacere è tutto nostro.» Risponde il padre di Elin, ricambiando il mio sorriso.
Sono le tre del pomeriggio ed il sole spacca le pietre, filtra dalle finestre aperte della sala e con audacia arriva a coprire addirittura il tavolo su cui abbiamo pranzato. Tutt'intorno regnerebbe il silenzio, se qualche cicala non frinisse nel giardino degli Atasoy e così, godendomi il loro canto, mi rilasso adagiando la schiena sulla sedia.
Elin sistema la sua testa sul mio petto, accarezzandolo poi con una mano, mentre io le sfioro la schiena con l'indice.
«Ho già il vestito adatto per partecipare al grande evento,» Kerem rompe il silenzio, bevendo un sorso d'acqua dal suo bicchiere. «Un completo stupendo trovato da Dior, un gioiello bordeaux.»
«Sì, so come sono fatti i tuoi "gioielli".» Elin alza gli occhi al cielo, rivolgendosi poi a Efsun. «Non ho visto di che cosa si tratta, ma ti scongiuro di controllarlo.»
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Per il resto tutto bene
Fanfic[...] Tornando alle 7,837 anime vaganti, ce n'è una in particolare che proprio non sopporto. Ma, mio malgrado, è anche l'unica di cui m'interessa. Per il resto, però, tutto bene! [...] Ha spalancato la portiera e avrei voluto essere quella portiera;...