Siamo seduti a tavola, in un silenzio assordante che mette spavento. Siamo riusciti a sedare gli istinti omicidi di Leyla, fortunatamente e abbiamo chiesto a Polen di non parlare per il resto del tempo. Non sono sicura che ci riuscirà, ma almeno spero ci provi. È seduta difronte a Leyla e di conseguenza Can è seduto difronte a me. Scelta poco saggia penserete voi, ma Polen non è mai stata intelligente e io ero troppo impegnata a calmare Leyla, a dissuaderla dall'idea di commettere un omicidio per spiegare a Polen che stava ancora una volta sbagliando lato del tavolo. Tutti ci guardiamo a vicenda imbarazzati, mentre loro, come se fosse un film western, si fissano l'un l'altra con cattiveria.Penso di dover sdrammatizzare cominciando un discorso intelligente dei miei, quando Can, che sembra mi legga nel pensiero, sbatte le palpebre e bisbiglia: «Per favore, no». E perché mai? Se qui nessuno parla, finiremo per concludere la serata così, in un mesto e imbarazzante silenzio.
«Allora...» esordisce la signora Aslan, guardando i suoi commensali con apparente serenità. «La serata giunge al termine. Elin, vuoi descrivere a Polen l'abito che avete creato per lei?»
«Ha creato.» Sottolinea Leya, non smettendo un attimo di fissarla. Stessa cosa fa Polen, in ogni caso. «Io non c'ho messo mano e non lo farò in futuro.»
«Sei proprio meschina.» Ribatte Polen.
Leyla si colora subito di rosso in viso. Se potesse comincerebbe a cacciare fumo dalle orecchie e dal naso, dappertutto. Con una mano afferra di nuovo le posate, con l'altra il bicchiere. «Sono meschina? Io sarei meschina, secondo te?» Con uno scatto improvviso si alza, tenta di lanciarle qualcosa contro, ma sia io che Emre siamo pronti a bloccarla prima che possa colpirla. «Tu non sai che cosa sia la vergogna, debosciata!»
«Smettila, Polen!» Interviene Can, gesticolando verso la direzione della sua fidanzata. «Puoi per favore non provocarla? Si dà il caso che tu le abbia fatto qualcosa, di conseguenza la smetterei di interagire negativamente con Leyla. Piantala!»
«Mi stai davvero colpevolizzando per qualcosa che neanche sai che sia? Sono la tua fidanzata.»
«Che c'entra, Polen?» Risponde Can, agitandosi un po'. «Ho conosciuto Leyla e conosco te. Non stento a credere che ne abbia combinata una delle tue. Quindi, non provocarla.»
Polen è incredula, l'espressione sul suo viso esalta la rabbia che prova in questo istante, che si sforza di contenere e che la brucia dall'interno. La sua bocca è schiusa, i suoi occhi sgranati e le sopracciglia inarcate. «Dici sul serio?»
«Ti sembra che stia scherzando?» Le lancia un'occhiataccia di sbieco, prima di girarsi verso me.
Polen, interdetta tace e si ricompone sulla sedia su cui è seduta. È inebetita dall'atteggiamento sfrontato del suo fidanzato. Evidentemente non immaginava che prendesse le parti di Leyla. Ed è un bello smacco, per lei, sentirsi sgridare difronte alla sua nemica per eccellenza. Capisco: se Can avesse sgridato così me, ci sarei rimasta male anch'io. Ma in parte ha ragione, dire a Leyla che è meschina è assolutamente fuori luogo. Se non avesse fatto ciò che ha fatto, non sarebbe qui a discutere con lei.
«Io lascerei un velo di mistero, Sevim,» rompo il silenzio che si è venuto a creare di nuovo. «Non mi sembra il caso di rovinare la sorpresa, preferisco che lo veda.»
«Quando vuoi che venga a vederlo, Elin?» Mi domanda Polen, respirando profondamente.
«Piuttosto che venire, vorrei andassi a devitalizzarti un molare senza anestesia.» Borbotta la mia amica, Leyla.
«Anche tu, smettila!» Le rispondo io, girandomi a guardarla. «Non è un atteggiamento maturo e da te mi aspetto altro. Sei abbastanza intelligente da capire quand'è il momento di farla finita.»
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Per il resto tutto bene
Fanfiction[...] Tornando alle 7,837 anime vaganti, ce n'è una in particolare che proprio non sopporto. Ma, mio malgrado, è anche l'unica di cui m'interessa. Per il resto, però, tutto bene! [...] Ha spalancato la portiera e avrei voluto essere quella portiera;...