49 - «Ora, le prove le abbiamo tutte.»

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Punto di vista di Leyla.

«Sei sicura di voler continuare con questa farsa?» Le chiede Serdar, incrociando le braccia sul tavolo. «Di pance più grandi puoi comprarne quante ne vuoi, ma dopo il nono mese come farai?»

Polen beve un sorso d'acqua. Non appena finisce, posa il bicchiere con estrema lentezza e ne fissa il contenuto; dopo avere riflettuto su quanto ha detto il suo fidanzato segreto, sospira e ricomincia a guardarlo. «Chiederò in prestito il bimbo della mia amica,» dice, come se fosse normale. «Ho calcolato tutto. Dovrebbe partorire nello stesso periodo in cui dovrei farlo io. Le spiegherò che il bambino mi serve solo per poco.»

Serdar inarca le sopracciglia. Sono seduti orizzontalmente a noi, di conseguenza posso vedere i visi di entrambi e le loro rispettive espressioni facciali.

Mi volto verso il ragazzo che riprende con il mio cellulare i due fedifraghi e noto che si sta piegando in due. «Che stai facendo? Se ti chini in questo modo, sposterai l'obiettivo! Devi riprendere tutto, qualsiasi cosa!»

Lui alza gli occhi al cielo. «Mi prude il polpaccio, non posso neanche grattarmi?»

«Ti gratto io quello che ti pare, basta che resti fermo nella stessa posizione di prima.» Borbotto e torno a guardare la coppia.

«Pensi che accetterà di lasciarti il bambino solo per mostrarlo a Can?»

«Certo che lo farà!» Esclama lei, sicura di sé. «Ascolta, non posso permettermi di perdere Can. Si dà il caso che il mio lavoro e la mia carriera, dipendano da lui. Se mi lascia, non lavorerò più. I nostri progetti sono altri, Serdar, giusto?»

«Giusto, ma personalmente mi muoverei in maniera diversa.» Si gratta il mento, riflettendoci. Non ha mai riflettuto in vita sua, non ha mai usato il cervello se non per dividere le orecchie ed ora mi ritrovo addirittura a dovergli dare ragione riguardo un suo pensiero. Incredibile.

«Hai altre idee, Serdar? Ti faccio notare che Elin è la sua convivente, penso di aver perso tempo abbastanza. È il momento di muoversi, di accelerare.»

«E questo l'ho capito. Ma se ci scoprono, è finita per entrambi. Neanch'io posso permettermi il lusso di perdere il lavoro, Polen. Verrei radiato come ginecologo e non credo sia il caso. Pensiamo a qualcosa di diverso, per favore.»

«Devi stare tranquillo,» ringhia lei, nervosa. Gli prende la mano e la stringe sulla tavola. «Non ci possono scoprire, lo capisci? Come fanno, se non ci vedono mai insieme?»

«Non lo so, non ne ho idea, ma non sottovaluterei la scaltrezza di Leyla.» Arriccia il naso. «Ad essere onesto, mi ha preoccupato un po' l'invito in azienda. Eri tu presente, ma non lo sapevo.»

«Non te l'ha detto perché non sa che siamo fidanzati, Serdar!» Lei alza gli occhi al cielo. «Non ti creare problemi che non esistono, Leyla non è scaltra come pensi.»

No, infatti, non lo sono. Per questo sono nascosta nel bagno di un locale per spiarli e costretto un tizio - che non ho idea di chi sia - a riprenderli per rimanere anonima. Per non parlare poi di quando mi sono intrufolata nel suo ufficio, ho estrapolato informazioni necessarie per averla in pugno e fatto vedere tutto a Can. Non sono scaltra, ci mancherebbe. Uscirei da questo bagno soltanto per avvicinarmi al suo tavolo e darle uno schiaffo.

«Psss!» Mi rivolgo al ragazzo che, impalato, guarda la scena tramite lo schermo del mio iPhone. «Tutto bene là?»

«Non mi prude più il polpaccio,» bisbiglia, allontanandosi dal cellulare perché l'audio non venga contaminato dalla sua voce.

«Ma chi se ne frega del tuo polpaccio, mi riferivo al video che stai girando!» Esclamo, mentre la mia amica soffoca una risata. Anche lei sta registrando un audio della loro conversazione e lo sta facendo perché la sicurezza, ragazzi miei, non è mai troppa quando si tratta di determinate situazioni.

Per il resto tutto beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora