Usciamo dalla mia camera da letto di soppiatto, con il doveroso imbarazzo che ci contorce stomaco e cuore. Sappiamo entrambi cosa avverrà una volta arrivati in salone - i nostri amici cercano di metterci in soggezione normalmente, figuriamoci dopo averci sentiti gridare - e quindi, pronti alla guerra, ci lanciamo sguardi complici. «Non ha senso mentire. Forse ci conviene dire subito la verità: così facendo, non ci tortureranno a lungo.» Bisbiglia Can nel mio orecchio, ponderando alcuni possibili finali della storia.Non voglio fungere da guastafeste, ma conosco abbastanza bene Leyla e so perfettamente quanto i suoi modi di fare possano essere fuori luogo. Non che non l'abbia già dimostrato, comunque. Forse, la soluzione migliore, sarebbe quella di prenotare un viaggio in Messico e partire subito, senza farci sentire da loro acciocché non possano interrogarci. «Lo pensi perché non sei amico di Leyla, Can. È impossibile che ci lasci andare facilmente.»
«Non possiamo restare in corridoio troppo a lungo. Intanto andiamo, sapremo più tardi cosa fare.»
Ah, se lo dici tu! Io, di certo, più tardi molto probabilmente ne sarò ancor meno di ora. Non parlo, piuttosto annuisco e decido di lasciar fare al caso. Se rimani chiuso nella stessa gabbia di un leone, non vi sono scappatoie: verrai sbranato, il tuo destino è segnato e scandito ben bene. Ad ogni modo annuisco, avanzando accanto a lui verso il salone.
Non appena arriviamo sul posto, una schiena di occhi curiosi si proiettano sulle nostre figure. E noi, incapaci di proferire parola, ci sediamo sul divano opposto a quello su cui sono seduti loro quattro. I miei sensi sono ancora confusi, suppongo che non sarò capace di sostenere una conversazione di senso compiuto; ma ci sono, sono presente a me stessa, anche se Can poggia una mano sulla mia gamba quando incrocio le gambe a mo' d'indiano sedendomi accanto a lui. Mi porto un dito sulla bocca ed inizio a mordermi il polpastrello del dito indice come una bambina di cinque anni.
«È durato soltanto un'ora e mezza?» Ironizza Emre, marcando la terza parola.
Serkan, dopo essersi infilato un pugno di pop-corn in bocca, replica. «È finito il primo tempo, no? Se il secondo ricomincia tra cinque minuti, riusciamo anche a godercelo.»
«Menomale, la trama mi stava appassionando.» Dice Emre, con fare teatrale.
Can, accanto a me, alza gli occhi al cielo sopprimendo una risata; io, dal canto mio, resto composta. Non so neanche cosa dire, sinceramente. Cosa posso rispondere? No, non è come pensate? Beh, lo è eccome. «Avvertitemi, quando finite di dire stronzate.»
«Non lo sono affatto. Ho sentito Elin gridare con questi orecchi,» Leyla li indica entrambi, seriosa. E proprio questo mi fa paura: è seria. «Significa che è andata bene. Non tutti sanno farci gridare, tanti di voi non sanno neanche come sia fatta una patata.»
«Parla per Emre, io conosco perfettamente la patata di mia moglie!» Esclama Serkan, innervosito.
Emre si porta una mano sul petto e si volge verso quest'ultimo, inarcando le sopracciglia. «Ehi, io so come metter mano e dove metter mano, innanzitutto.» Si difende, chiarendo la sua posizione. «Se le ragazze hanno avuto esperienze traumatizzanti in passato, non è di certo colpa nostra. La mia ex, in camera da letto, quando facevamo l'amore ululava dal piacere. Non diciamo sciocchezze.»
Io mi metto a ridere, ma mi copro la bocca con il palmo di una mano; Can, accanto a me, si gratta la fronte imbarazzato ed abbassa la testa, ridacchiando un po'. Leyla, al contrario nostro non è affatto divertita da quel che ha detto il suo fidanzato. Voglio ricordarvi che lo segue per controllare che non la tradisca, figuriamoci se lui si mette a dire cose del genere cosa potrà accadere. Infatti, con i suoi modi pacati, esplode in un accenno di rabbia. «Ah la tua ex ululava?» Si siede sui suoi talloni pur restando sul divano con le ginocchia unite parallelamente. «Strano, perché io non so neanche cosa significhi ululare! Hai perso smalto, dunque.» Gli lancia un cuscino in testa, che di rimando finisce sui pop-corn di Serkan.
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Per il resto tutto bene
Fanfic[...] Tornando alle 7,837 anime vaganti, ce n'è una in particolare che proprio non sopporto. Ma, mio malgrado, è anche l'unica di cui m'interessa. Per il resto, però, tutto bene! [...] Ha spalancato la portiera e avrei voluto essere quella portiera;...