8 - «Non sai ciò che dici, Osman.»

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Il sistema nervoso riceve stimoli ed elabora risposte, memorizza le informazioni e ragiona. Noto con piacere, però, che il sistema nervoso di Leyla non funziona affatto poiché queste funzioni e questi input non li recepisce. Di stimoli ne ha, ma sono tutti quanti sbagliati; delle risposte, poi, non parliamone neanche perché sono da denuncia; non ricorda neanche il cibo che ingerisce di consueto - se le domandassi cos'ha mangiato ieri a pranzo, non lo ricorderebbe - figurarsi se si può far affidamento sul suo sistema nervoso; ragiona di rado e pure male. Va da sé che non mi è possibile pensare a lei come una persona su cui fare affidamento. Me ne dà conferma ora col discorso assurdo che sta intrattenendo nel mio appartamento, come se stesse recitando uno di quei copioni da elezioni politiche pur di convincere la popolazione a farsi scegliere. Ciondola da una parte all'altra del mio salone senza fermarsi un attimo, guarda ovunque e poi noi, gesticola con veemenza. Tutto ciò, ahimè, senza aver toccato un goccio di alcol. In genere è quello che la porta a perdere il senno in tal maniera essendo lei astemia, ma fino ad ora ha bevuto acqua.

«Io ero tranquilla prima che lei piombasse di nuovo nella mia vita.»

«Permettimi di dissentire,» intervengo anche solo per controllare di avere ancora la bocca, dato che ha cominciato a parlare da quando è arrivata e ancora non ha finito. «Ci parlavi delle paure che provavi nei suoi riguardi già qualche giorno fa, prima che riapparisse Polen.»

Si morde l'interno del labbro, ma non demorde e insiste con la sua assurda teoria. «Sì, ma ora è tutto diverso. Capisci che la sua presenza nella vita di Emre non mi fa stare tranquilla? Ora non voglio drammatizzare la situazione come faccio di solito, ma capite bene che lei mi fa male.»

«Lo capiamo,» annuisce Eda. «Ma tu capisci che è sbagliato seguirlo come farebbe una pazza?»

«Sarebbe sbagliato se lo scoprisse. Io, però, non mi farò scoprire.»

«Certo. Veloce come un giaguaro, scaltra come un falco e intuitiva come una leonessa.» Eda, la mia migliore amica, si trattiene dal ridere mentre si gira a guardarmi. Io non posso fare a meno, pur volendo trattenermi, di ridere insieme a lei.

Leyla ci guarda male, o meglio, la sua espressione facciale si limita nella mimica; sembra che il suo cervello non stia lavorando affatto adesso. Non pensa, ci guarda con fare anonimo e basta. «Sì, prendetemi pure in giro voi altre. Riderò io quando otterrò le risposte che merito.»

«Nascondendoti dietro i divanetti di un locale? Bel modo per improntare una relazione.» La mia migliore amica si stropiccia gli occhi, tornando a sorridere subito dopo. Mi domando se Serkan, suo compagno da una vita e probabilmente presto suo futuro marito, sia riuscito a metter Kiraz a letto e farla dormire; in genere è difficilissimo che scivoli tra le braccia di Morfeo, è iperattiva e la sua costante voglia di fare la porta a non chiudere occhio neanche sotto tortura. Tra l'altro, la voce di Serkan è molto più calda e soave di quella di Eda, almeno con lui dovrebbe trovare la pace interiore e lasciarsi andare ad una tranquillità quantomeno apparente. Invece no, l'unica e sola via d'uscita talvolta è il sedativo per i cavalli. Una botta in testa, rincoglionirla e passa ogni paura. Ma ovviamente non si può, perciò si tribola. La vita è un tribolare continuo, dopotutto.

«Dai, per favore!» Frigna, battendo i piedi per terra. Poi, lentamente, si lascia andare sul divano di casa mia, crollando come fosse un cadavere. «Potete credere in me una volta?»

«Entrambe crediamo in te e nel tuo potenziale, Leyla. Ma siamo tue amiche e dobbiamo dirti se sbagli o meno, dobbiamo proteggerti se finisci per fare idiozie. E adesso ne stai per fare una.»

«Chi ve lo dice?» Mi risponde, guardandoci entrambe.

«La legge,» ribatto.

Leyla, di nuovo come fosse una bimba, frigna e incrocia le braccia al petto. Corruga la fronte ed increspa le labbra, ci lascia intendere che non le piace la piega che ha presto il discorso. Logico che sia così, quando ad un infante viene tolto il suo giocattolo preferito è sempre tragedia.

Per il resto tutto beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora