11. Bar [♡]

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Quella sera Ruenne e Stephen stavano giocando a scacchi, aveva perso il conto di quante volte era stata sconfitta. Una cosa era certa, nella sua vita precedente non era una giocatrice di scacchi. Il lupo era mezzo addormentato ormai, e sapeva che si stava sforzando di restare sveglio per tenerle compagnia.

"Ruenne?"

"Sì?"

"Perché invece di stare a casa non vai al bar e fai amicizia con qualcuno? Io sono vecchio e sto morendo di sonno, ma quei giovani hanno tutta l’energia del mondo."

Rue ci pensò su, uscire le avrebbe fatto bene, ma aveva paura ad andare in un posto pieno di lupi da sola. Non aveva ricordi di una vita sociale, quindi non sapeva come comportarsi, ma doveva provare.

"Hai ragione, andrò al bar" disse per tranquillizzarlo e non farlo sentire in colpa per averla lasciata da sola.

Stephen le descrisse dove si trovava e andò a dormire. 

Era riuscita a vendere quel girocollo di diamanti su internet ed era riuscita a comprarsi qualche paio di jeans e qualche dolce vita e una giacca. Aveva qualche soldo in tasca da spendere finalmente. Andò al bar a piedi, la cosa bella di quel posto era che dopo essere scesa dalla collina tutto era vicino, la posta, i negozi, il bar, ogni servizio era vicino.

Vide subito l’insegna al neon del bar e la musica che fuoriusciva da essa, aveva voglia di tornare indietro e guardare la TV sotto le coperte, ma era stufa di stare da sola.

Entrò e notò una cosa strana, il bancone quadrato era al centro, le ragazze erano tutte da una parte e i ragazzi dall’altra. Era proprio vero che la loro società era molto divisa. Non la sorprendeva l'entusiasmo di Kurt la prima volta che l’aveva vista.

Andò al bancone e si sedette lì, la voce di Kurt la raggiunse anche sopra la musica. Era circondato da altri lupi altrettanto allegri e rumorosi. Si lanciavano addosso noccioline, si davano pacche sulle spalle e bevevano fiumi di birra. 

Ruenne si spostò verso la parte delle ragazze per non farsi vedere da lui. 

“Che cosa posso portarti?” Chiese il barista pieno di tatuaggi senza salutare.

“Delle patatine, grazie.”

“Tutto qua?”

Mi piacerebbe anche del sangue, caldo e direttamente da una vena, avrebbe voluto dire e l’occhio le cadde sul collo di quell’uomo per un nanosecondo. “Sì, grazie.” Forzò un sorriso.

Si girò e sparì chissà dove.

"Ehi, non sei quella ragazzina della palestra?"

Ruenne si girò e vide Connor approcciarla.

"Ehi Connor."

"Come va?"

"Bene tu?"

"Bene, sei qua tutta da sola. Non hai un accompagnatore?"

Lei fece spallucce. "No, ne ho bisogno?"

"Direi…" Fece un cenno verso i ragazzi. "Sono delle bestie, ma mia figlia vuole uscire comunque." Sospirò.

"Beh ci vuole ogni tanto." Era ironico detto da lei che non usciva mai dalla casa di Stephen.

"Già, per questo sono qui anch'io. Non permetterò a quegli animali di toccare quelle ragazze." Incrociò le braccia.

"È un po' riduttivo pensare a tutti i lupi mannari in questo modo."

"Pensi che Kurt si comporti in modo normale?"

"Direi di no." Ripensò a come si era comportato con lei quando si era tagliato il braccio e le vennero i brividi.

"Ecco, sai di cosa parlo."

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