45. [♡] Verità

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Rue non era al sicuro con lui... no no no... Era un mostro, come aveva potuto ucciderla in quel modo e comportarsi come un romantico. Era terrorizzata attorno a lui e Dante cominciava ad essere sospettoso, chiedeva troppe domande e indagava su di lei. Ormai aveva i minuti contati lì e doveva scappare. Subito. Aveva il fiato di dante sul collo e non riusciva nemmeno a muoversi di un centimetro lontano da lui. Era già irrequieto per i suoi nemici a corte ed era attaccato a lei più che mai. Rue non ne poteva più. Voleva tornare da Kurt e da Stephen... e le sue amiche... Voleva fare l'amore con lui in qualche fienile nel territorio. O uscire con lui a fare passeggiate e tornare a raccontare tutto a Kurt. Oh, Stephen forse era morto, forse no... Sperava vivamente che potesse essere ancora lì. Voleva tornare nella sua vera casa.

"Celeste devi aiutarmi a scappare." La vampira entrò nella stanza nervosa come non mai.

Celeste sgranò gli occhi. "Cassandra..."

"Chiamami Rue... Mi ricordo tutto... Dante è un pazzo."

Corse alla porta. "Vic... Tieni Dante lontano."

Lui annuì.

Tornò dentro a chiudere la porta. "Devo tornare al branco..."

"Ma ti sei bevuta il cervello, non menzionare nessun branco!"

"Io devo andare-"

"Rue? Smettila... Adesso..."

"Mi ha trattata come un animale durante la mia trasformazione, è stato un... un animale! Parla male dei lupi mannari quando lui-"

"Basta!" Celeste si guardò intorno nervosa. "Dimentica quei lupi, dimentica tutto, ti prego..."

Dante entrò nella stanza e si avvicinò e la fissò immediatamente torreggiando su di lei. Rue guardava in basso con le spalle strette e tremanti.

"Voglio che tu sia onesta, Cassandra. Chi e' davvero Kurt?"

Rue iniziò a piangere silenziosamente, linee rosse percorsero il suo viso mentre premeva le palpebre con forza. Cadde in ginocchio.

"I... Io..." Le parole erano bloccate nella sua gola, soffocandola, rifiutando di uscire. Non voleva esporre Kurt e mettere in pericolo lui o il branco. Il suo amato Kurt.

"Mio principe..."

"Fuori!" Tuonò.

"Rue..."

"Celeste vai..."

Lei uscì a malavoglia."

Dante la guardò uscire con gli occhi che lampeggiavano di rabbia.

"Cassandra, dimmelo. Adesso!"

"Lui mi voleva, okay? La notte in cui venni salvata da Stephen mi reclamò."

Dante fece una smorfia di disgusto.

"Mi sono opposta, per molto tempo alla cosa." Fece una risata amara. "Mi bruciava essere vista come sua ed essere chiamata la sua ragazza. Mi desiderava e mi stava sempre addosso, alla fine... Alla caccia, ci siamo legati."

"Ti ha forzata?" chiese bruscamente.

Lei scosse la testa.

"Lo ami?"

"Sì, ci amiamo e abbiamo deciso di farlo insieme." Si alzò. "Mi ha attratta col suo sangue e mi ha fatta innamorare con la sua gentilezza e..."

"Ne ho abbastanza." Dante le diede uno schiaffo così forte col dorso della mano che cadde per terra, senti il labbro inferiore rompersi e le ossa della mascella sfregare dolorosamente tra di loro. Scoppiò in lacrime di nuovo, sotto shock, non ebbe nemmeno il tempo di digerire quell'attacco che Dante le fu addosso di nuovo, con le mani attorno al suo collo a sbattere la sua testa contro il pavimento. "Hai la minima idea di quello che hai fatto? E' un legame indissolubile!"

Lei gemette di dolore e graffiò le sue mani per farsi lasciare andare, ma fu tutto inutile.

"Ti troverà sempre, vita dopo vita!" urlò. "Ma lo ucciderò e tu vivrai per sempre senza di lui, a ogni sua reincarnazione lo troverò e lo ucciderò."

"No, ti prego lascialo in pace. Non sapevamo nulla di te, è colpa mia, io ti ho tradito."

"Già e pagherete entrambi, pagherà l'intero branco! Li ucciderò tutti e sarà colpa tua."

"Nooo!" Sbatté la testa un'ultima volta, così forte che sentì qualcosa rompersi, a quel punto altri vampiri irruppero nella stanza e afferrarono Dante le spalle per toglierlo di dosso a Ruenne, ma era troppo tardi qualcosa si sarebbe rotto.

Cassandra era in lacrime sull'orlo della pista, stava piangendo copiosamente, gli spettatori parlavano, le camere scattavano e i suoi coach le stavano parlando.

Non sentiva nulla, solo il dolore alla caviglia, doveva vincere l'oro a quella gara o non si sarebbe qualificata alle nazionali. Non poteva permettersi di perdere, tuttavia, faceva troppo male.

"Cassandra... Devi andare lì e pattinare." Disse il suo coach.

"Non ce la faccio... fa troppo male." Singhiozzò col viso rigato di lacrime.

"Possiamo darti un antidolorifico, roba forte... poi non dovrai più usarli." L'altra coach si avvicinò.

"No... pattinerò comunque." Si asciugò le lacrime e andò lì fuori a pattinare. Riuscì a vincere la medaglia d'oro, ma non era felice, soffriva. Molto.

Entrò nel suo camerino dopo aver finito per il pubblico e per i giornalisti e collassò. Finì nelle braccia del suo ammiratore segreto e scoppiò in lacrime. La gamba faceva male, i suoi muscoli facevano male, ma la cosa peggiore era la sua mente.

"Devi andartene, vieni via con me." Disse subito lui.

"Non posso... Devo vincere l'oro alle olimpiadi, il mio tempo sta per scadere..." sussurrò. "Devo farlo..."

"Io posso proteggerti e mantenerti, Cassandra. Non devi niente a quelle persone. Hanno visto la tua sofferenza e ti hanno buttato sulla pista!"

"Lo so... ma hanno investito molto..." Sospirò.

"Scappa con me."

Cass pensò all'assurdità della situazione, e rise. Non lo conosceva nemmeno ed era la persona che la sosteneva di più.

"Quando vincerò l'oro, ce ne andremo. Lo prometto, ma devi aspettare che raggiunga questo obiettivo, okay?"

"Ti aspetterò Cassandra per sempre. Non m'interessa se devo aspettare anni finché non sarai vecchia e rugosa."

Cass sorrise. "Non ricordarmelo nemmeno."

"Basta così, la uccidi!"

Dante continuò a litigare con loro e a dare di matto, ma Rue rimase a terra senza muoversi, il viso e la testa sanguinavano, ma stavano guarendo lentamente. Aveva messo in pericolo tutti loro, e voleva solo chiudere gli occhi e non aprirli più. Non riusciva a smettere di piangere.

Vide Victor avvicinarsi a lei e tirarla sulle proprie gambe.

"Principessa, stai bene?" chiese.

Celeste si unì a lui e si avvicinò a sussurrare la stessa domanda.

In un bisbiglio tremante lei rispose. "Come posso stare bene, tra le braccia di un mostro?"

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