18. Lontani [♡]

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Stephen stava parlando con un gruppo di lupi nel suo salotto. Kurt non era tra di loro, non si faceva vedere da almeno una settimana e mezza. Rue cercava di non pensarci, ma ci pensava ogni singolo giorno, aveva anche pensato di parlargli ma non sapeva che cosa avrebbe detto. Preparò del tè e mise la teiera e le tazze sul vassoio, portò tutto ai lupi e poggiò tutto sul tavolo. Molti di loro evitarono di guardarla, tutti tranne uno. Aveva i capelli scuri e lunghissimi, probabilmente fino al sedere. Indossava una giacca nera e jeans scolorito dall'usura. La guardava con interesse che non c'entrava niente col desiderio che aveva visto in Kurt, solo curiosità e sospetto.

"Grazie, Ruenne."

"Vado di sopra, posso usare il tuo laptop?"

"Certo."

Rue salì al piano di sopra e andò a prendere il laptop nella stanza di Stephen e andò in quella degli ospiti. Ricominciò la sua ricerca su quel vampiro. Aveva comprato un cellulare, ma fare le ricerche sul computer di Stephen era più comodo. Quel giorno sentiva che avrebbe trovato qualcosa. Come al solito inserì le parole chiave sulle morti misteriose e lesse ogni nuovo articolo. Andò avanti per troppo tempo, la polizia non sapeva nulla.

Stephen bussò.

"Avanti."

Stephen aprì. "Trovato qualcosa?"

Rue scosse la testa. "No, nulla come al solito."

"Ti lascio alla tua ricerca, ma non dimenticare di fare qualche pausa, ok?"

Rue sorrise. "Certo."

"Steeeeph, sono arrivato." Gridò Kurt dal piano inferiore.

Lui uscì e richiuse la porta. "Sei in ritardo!"

"Lo so, scusami..."

Poi Rue non sentì più nulla, schiacciò il tasto refresh e vide due nuovi articoli del giornale locale. Aprì il primo, niente d'interessante. Aprì il secondo e vide la propria foto. Venne congelata sul posto. Lesse l'articolo. In poche parole diceva che dopo aver interrotto i contatti, la sua coach aveva contattato le autorità del posto e dopo aver visto i segni di effrazione a casa sua, lei, Cassandra Genes era stata dichiarata scomparsa e avevano cominciato a cercarla. La sua testa era in pappa mentre continuava a leggere. La polizia pensava che probabilmente era troppo tardi e che la sua scomparsa era legata al misterioso assassino della città. Probabilmente il vampiro. Una vittima fortunata aveva collaborato con la polizia ed era riuscita a fare un ritratto. Quando vide quel disegno la sua testa iniziò a fare male. Chiuse il laptop e si alzò, il dolore era così forte che si mise a urlare e cadde in ginocchio. Si afferrò la testa, senza riuscire a farlo diminuire in alcun modo. Stephen e Kurt piombarono nella stanza. Gli occhi le si rovesciarono nelle orbite mentre i ricordi la investivano.

Vide se stessa pattinare e un vampiro coi capelli argento guardarla da lontano. Alla fine dello spettacolo il vampiro le aveva dato dei fuori. Mentre tornava dalle sue lezioni di danza il vampiro l'aveva trovata e trascinata in un vicolo, aveva dichiarato i suoi sentimenti per lei e lei lo aveva respinto. Ed era successo, l'aveva morsa forte e le aveva fatto bere il suo sangue, poi si era svegliata senza i suoi affetti personali e aveva incontrato Stephen.

Era una pattinatrice? Le sembrava assurdo, non avrebbe mai pensato di essere una pattinatrice e chiamarsi Cassandra e poi perché non c'era niente sulla sua famiglia, ma solo un coach.

"Ruenne, tutto bene?" chiese Stephen mentre Kurt stava in disparte.

Lei scosse la testa. "Ho appena visto il vampiro che mi ha trasformata e finalmente ricordo il suo volto."

"Te la senti di raccontarlo agli altri?"

"È troppo presto lasciala riposare" disse Kurt.

"Verro' a dirvi ciò che so." Tuttavia avrebbe, smesso con le ricerche, continuava ad avere attacchi di panico e crisi. Avrebbe informato i lupi e avrebbe lasciato fare a loro.

Stephen la aiuto' ad alzarsi, prese il laptop e scese al piano di sotto. Trai i lupi c'era anche Connor, aveva le braccia incrociate e sbadigliava senza coprirsi la bocca.

"Ruenne ha trovato qualcosa" disse Stephen.

Stettero tutti in silenzio e aspettarono lei, era un po' intimidita ma non si fece fermare.

"Ho trovato un articolo sulla mia scomparsa e un'illustrazione del probabile aspetto del vampiro." Apri' il laptop e lo fece vedere agli altri. "Ho recuperato un po' dei miei ricordi, ha i capelli argentei e gli occhi grigi, non si vede da questa illustrazione, ma ha i capelli molto lunghi. Sospetto che sia stato nella mia vita per molto tempo prima di trasformarmi."

L'uomo coi capelli lunghi prese il laptop e osservò bene l'illustrazione.

"Una vittima è sopravvissuta e ha informato la polizia del suo aggressore."

"Dobbiamo usarti come esca per attirarlo" disse il lupo col computer.

"Non se ne parla" sbotto' Kurt.

"Farsi guidare dai sentimenti non è una buona strategia, Kurt."

"No."

"Stephen, tu che ne dici?"

"Lasciamo decidere alla persona in questione invece di parlare per lei come se non ci fosse" suggerì Connor.

Ruenne, oppure Cassandra gliene fu grata. "L'idea non mi piace ma se serve a catturarlo e fargli smettere d'uccidere altra gente, lo faro'."

Kurt incrocio' le braccia, furioso.

"Finiamo per oggi, sono stanco" disse Stephen. "Potete andarvene."

I lupi lasciarono la stanza, Kurt fu il primo a uscire e non la guardo' nemmeno.

Connor rimase indietro.

"Domani vieni in palestra?"

"Ovviamente."

"Ci vediamo li'."

***

"Ciao Rue, come te la passi?" disse Amber al telefono.

"Bene dai, abbiamo scoperto l'aspetto del vampiro che mi ha trasformata."

"Cosa?"

"Già, ora gli altri possono trovarlo."

"Beh dobbiamo festeggiare, vieni alla fiera?"

"Fiera?"

"Celebriamo il solstizio con una grande fiera, vieni con Kurt..."

Rimase in silenzio.

"Rue?"

"Abbiamo litigato e abbiamo rotto, se mai fossimo stati insieme..."

Amber rise. "Rotto? Non avete rotto, non è finita qui."

"Io invece penso di si'... Lui mi manca molto, ma non posso dargli ciò che vuole."

"Fatti vedere con un altro e capirai di cosa parlo, non è finita qui."

"Tu dici?"

"Un lupo che si lega a te in quel modo non se ne va e basta. Vieni alla fiera, starai con noi, mio papa ci lascerà in pace?"

"Seria?"

"Si', perché va a giocare a carte e mangiare coi suoi amici."

Che miracolo, Connor che lasciava sua figlia respirare per un giorno, non poteva perdersi l'occasione.

"Ci sarò."

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