12. Talk [♡]

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Kurt fece un giro in macchina con lei, Rue si concentrò sul paesaggio mentre entrambi viaggiavano in silenzio. Aveva le braccia strette attorno al proprio corpo e tremava ancora. Ripassò in mente le immagini provocate dalla canzone. Un'ombra sempre nell'angolo della sua vista periferica. La seguiva ovunque andasse, e sembrava vegliare su di lei. Tuttavia, si era rivelata una minaccia, l'aveva ferita e le aveva rubato i ricordi. Kurt non aveva acceso la radio per ovvie ragioni e lei gliene fu grata. Aveva persino smesso coi suoi commenti fastidiosi e le sue provocazioni. Se non ci fosse stato lui non avrebbe saputo cosa fare. Voleva ringraziarlo, ma non se la sentiva di parlare e per una volta, lui non insistette

Kurt si fermò di fronte alla baita e scesero entrambi.

"Vengo qui quando voglio stare tranquillo."

Entrò e le fece salire la scaletta per prima poi si unì a lei. Si sedettero per terra uno vicino all'altro. C'erano ancora le candele spente della loro serata insieme. Kurt fece scivolare la mano sulla sua e la prese. Ruenne avrebbe tirato via la mano in un'altra occasione, ma aveva bisogno di quel contatto. Strinse la mano di Kurt. Rimasero così per un attimo.

"Sono mortificata, ho appena fatto amicizia con delle ragazze e ho fatto una figuraccia" borbottò dopo il loro lungo silenzio.

"Abbiamo tutti i nostri momenti." Guardò davanti a sé rilassato.

"Non volevo rovinarti la serata." Disse abbassando lo sguardo.

"Nah, va bene. A me piace sempre passare il tempo con te, anche se la maggior parte delle volte non mi vuoi attorno" disse con una risata.

"Oggi sono stata chiamata 'la ragazza di Kurt', cioè non voglio che la mia identità dipenda da te e non sono tua."

"Non ancora."

Lei sospirò e alzò gli occhi al cielo. "Non ho l'energia per litigare con te e la tua disperata voglia di portarmi a letto oggi."

Kurt le prese il mento e la girò verso di sé. Aveva un'espressione seria e solenne, come se le sue parole fossero assurde. "Le mie intenzioni non sono solo queste. Quando ti ho visto per la prima volta ho visto tanto dolore nei tuoi occhi e volevo alleviarlo, e tenerti lontana da qualsiasi sofferenza."

La sincerità nei suoi occhi era così intensa che dovette distogliere lo sguardo e scansare la sua mano. Sentiva quelle parole nel suo cuore, e non poteva legarsi a nessuno.

"Non mi conosci nemmeno."

"Non ne ho bisogno, e poi nemmeno tu ti conosci."

Ruenne sbuffò una risata.

"Rue, non si tratta solo di lussuria, e una parte ovviamente ma c'è molto di più. So quello che sento e non voglio ignorarlo." Le disse con voce insolitamente bassa.

Si strofinò la fronte stressata da quella situazione, il suo apparente desiderio di una relazione seria era spaventoso, ancora più spaventoso della sua precedente impressione.

"Non è ciò che voglio, ho troppo per la testa. Devo riavere i miei ricordi e trovare il mio creatore... Troppe cose."

"Sono disposto ad aspettare."

Lei lo guardò negli occhi. "E se non provassi lo stesso? Non mi sembra che te lo sia mai chiesto."

"Troverò il modo di conquistarti, vedrai. Ti piace già baciarmi." Le diede un colpetto con le spalle e lei rise. Le loro mani erano ancora unite e apprezzava la sincerità del lupo. Diceva sempre quello che gli passava per la testa e la cosa lo rendeva affidabile. Lo senti' accarezzarla col pollice, come poteva essere attratto da lei, dal nulla?

"Come ti sei trovata con le altre ragazze?"

"Bene, sono state tutte amichevoli e a una non piaci per niente. È la mia preferita."

Kurt scoppiò a ridere. "Che ho fatto di male?"

"Mi hai 'reclamata' e a lei non piacciono queste cose, e nemmeno a me."

"È solo un titolo."

"Che tutti prendono sul serio, Kurt."

"Vedi, se non lo avessi fatto, ti saresti ritrovata travolta da una valanga di lupi arrapati. Credimi non ti piacerebbe, immagina almeno venti persone come me che ti stanno addosso, ogni giorno, tutti i giorni."

"Dio me ne scampi." Rabbrividì.

"Ecco."

Rue appoggiò la testa sulla spalla di Kurt e sospirò. Quella chiacchierata le aveva fatto bene e odiava di meno quel lupo e i suoi modi, dopotutto sapeva essere tranquillo e paziente quando serviva.

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