23: Autolesionismo

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T/n's pov:

"L'autolesionismo è un chiaro riferimento a quei comportamenti rivolti al provocarsi del dolore fisico come tagliarsi la pelle con oggetti affilati,
procurarsi bruciature con sigarette o oggetti bollenti,ma non hanno a che fare con il desiderio di suicidarsi"

"Le persone autolesioniste spesso provano piacere nel farsi del male e più volte risolvono le situazioni attraverso esso,hanno pensieri negativi che inducono il soggetto a infliggersi ferite.
A quel punto l'autolesionismo distoglie l'attenzione dalla sofferenza emotiva a quella puramente fisica"

"Questo comportamento,inoltre,colma quel senso di vuoto che si avverte,rappresenta il bisogno di infliggersi un auto-punizione, oppure è un modo per comunicare un proprio disagio attraverso l'offesa al proprio corpo con questi comportamenti che hanno la necessità di ritrovare l'autocontrollo perso e che viene acquisito mediante questi gesti"

"Le conseguenze dell'autolesionismo sono: la depressione,l'ansia,la rabbia,un forte disagio e il bisogno di criticare la propria persona.
Infatti i ragazzi,o le ragazze,fragili,con ansia sociale,bassa autostima,vittime di bullismo, che conducono una vita in una famiglia dove vengono coinvolti in litigi accesi,con traumi,depressi, con disturbi del comportamento alimentare o abusatori di sostanze,sono i più esposti all'autolesionismo"

"Coloro che soffrono di questo disturbo si infliggono lesioni perché sono il frutto,la dimostrazione, del loro dolore,di quel dolore che il loro corpo non riesce a sopportare e per mezzo di esse tutta quella sofferenza se ne va via"

Finii di spiegare l'ultima parte del nostro progetto e per tutta la durata del compito sentii una vampata di freddezza impossessarsi del mio corpo.

Il professore continuava a fissarmi e mi sforzai di nascondere la difficoltà che mi provocava quell'argomento con ogni minuscola parte del mio corpo.

"Atsumo e T/n,siete stati molto bravi,sapevo che sareste stati un'ottima coppia per questo progetto" affermò sorridendo,senza togliere gli occhi da me mentre sentivo le goccioline di sudore attraversarmi il viso e bagnarmi i vestiti.

"Sei stata molto brava T/n" mi elogiò il sensei con gli occhi di tutti puntati su di me:"Hai spiegato molto bene le tue parti,ad un certo punto sembrava che avessi vissuto ciò in prima persona.Dimmi,conosci per caso qualcuno che soffre di autolesionismo?"

Sentii dei martelli battere ripetutamente e sempre più forte dentro la mia testa, mentre lentamente perdevo la voce.
Avvertii la gola farsi sempre più secca e le mie unghie entrare con forza nella mia pelle fino a farla sanguinare.

L'aula improvvisamente si fece sempre più piccola mentre il caldo mi levava il respiro.

"Tutto bene T/n" chiese preoccupato il professore.

"Si..si..va tutto bene"risposi deglutendo a fatica.

Il sensei mi sorrise e continuò ad interessarsi:"Quindi? Conosci qualcuno ha questi comportamenti?"

"Io..si..una mia amica"

Quanto sono stupida

"Ti va di parlarne o.."

"Si mi va"

Presi un bel respiro e cercai di guardare negli occhi il professore e i compagni, senza far trasparire alcuna preoccupazione nei miei occhi.

Notai lo sguardo serio di Atsumo puntato su di me,faticai ad ignorarlo e finsi di essere tranquilla.

"Una mia amica" iniziai:" È un' autolesionista,lo è da quando ha quindici anni.
Quando si parla di questi problemi,come la depressione,ma in questo caso anche l'autolesionismo, si pensa che chi ne soffre mostri ogni giorno una perenne tristezza, ma non è così.
Mi ero accorta da tempo che qualcosa non andava,nonostante sorridesse sempre. Il suo sorriso non mi trasmetteva più niente e i suoi occhi nemmeno,quella felicità che mostrava,e di cui nessuno si era accorto,eccetto me,era forzata.
Si sentiva sola,terribilmente sola,nonostante avesse molti amici su cui contare e di cui potersi fidare.
Era la ragazza seduta all'ultimo banco,dove era più semplice non farsi vedere. Durante le lezioni mi giravo sempre a guardarla e iniziai a notare le lacrime nascoste negli occhi e asciugate con la manica della felpa,lo sguardo perso e il sorriso all'ingiù.
Una sera aveva litigato con una persona a cui teneva molto,le aveva rinfacciato di essere una stupida autolesionista,come la definii quell'individuo, e continuò ad umiliarla.
Quella ragazza venne umiliata dalla persona in cui cercava conforto, dalla quale credeva di poter dirle tutto senza essere giudicata e,soprattutto, dalla quale credeva di essere ascoltata.
Quella stessa sera venne da me, le aprii la porta e mi bastò guardarla per capire quanto dolore si stesse portando dietro da troppo tempo.
Non disse nulla,piangeva a dirotto e contemporaneamente rideva come una matta.
A quel punto capii.
La sua risata era la maschera che faceva vedere a tutti e le lacrime erano la maschera che veniva nascosta.
Passammo la notte intera a parlare nella mia stanza e mi raccontò tutto.
Aveva addosso la solita felpa nera che non toglieva mai,nemmeno in estate,era un forte campanello d'allarme.
Alzò le maniche e si tolse lentamente le fasce,erano piene di tagli,molto gonfi,rossi e così anche la pelle,alcuni sanguinavano ancora.
Da quel giorno l'autolesionismo divenne anche mio,lei iniziò a tagliarsi sempre di più e io la pregavo di smetterla con le lacrime agli occhi,mentre le sistemavo le fasce.
Indossava due maschere,una la teneva con le persone intorno a lei,quelle che sapeva che non si sarebbero accorte di niente, la levava quando tornava a casa,lasciando spazio all'altra maschera,quella vera.
Perchè solo noi sappiamo chi siamo veramente quando siamo soli,senza gli occhi di tutti puntati addosso" conclusi.

Ho fatto un casino

Tornai a guardare il professore,i suoi occhi erano tristi ma mi guardava con tenerezza,con aria paterna:"Mi dispiace T/n, spero che la tua amica possa uscirne"

"Lo spero anche io" dissi in un sussurro quasi impercettibile:"Spero che possa riprendere il controllo della sua vita"

Mi sorrise e tutti i compagni ci fecero gli applausi per il nostro progetto,ma li sentivo più miei,della mia storia.

Uscii dall'aula e finalmente riuscii a respirare,l'aria pulita e fresca arrivò ai miei polmoni.

Senti qualcuno afferrarmi la mano,incrociai il suo sguardo e la tolsi subito con disprezzo.

Atsumo era dietro di me:" Va tutto bene?"

Lo guardai con il solito sguardo di sempre,quello che gli rivolgevo per fargli capire quanto non lo sopportassi.

Aumentai la distanza fra noi due:" Si,perché?"

"Credevo che-"

Gli sorrisi menefreghista e lo fermai con un gesto della mano:" Ho già capito Miya,stai pensando che non va tutto bene per ciò che ho raccontato,vero?"

Annuii provando ad avvicinarsi.

"Sapere se sto bene o no,non sono affari tuoi"

Mi rivolse uno sguardo indispettito e continuai a sorridere indifferente.

"Credevo che dopo questa storia avessi bisogno di aiuto e-"

"Non accetto l'aiuto di nessuno,tantomeno il tuo,non ne ho bisogno" dissi alzando la voce,mi avvicinai a lui e poggiai la fronte sulla sua aspirando l'odore di menta che emanava:" Tienilo a mente,Atsumo,perché aiuto e T/n non sono sinonimi"

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Nota dell'autrice:

Come vedete vicino al numero del capitolo ho messo la scritta "Autolesionismo" perché in questo capitolo si sarebbe parlato solo di questo argomento e si sarebbe spiegato cos'è e le varie conseguenze.

Spero vi sia piaciuto,vi ringrazio tutti perché sia "Ricordati di guardare le stelle" e "Enemies" sono al primo posto.

Adesso vado a imparare i 76 vocaboli che sto ignorando da inizio estate e poi continuerò a vedere Tokyo revengers.

Enemies ~Miya Atsumo x reader~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora