51. La Guerra

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Per l'alba, Pierre e Ronald erano riusciti a domare le fiamme che ormai si erano ridotte a piccoli sbuffi di fumo grigio, come l'ultimo respiro di un mostro sconfitto. Avevano radunato tutti i corpi all'interno della torre coinvolta, trasformata in un improvvisato cimitero. Un luogo che ora custodiva non solo i resti dei membri del Villaggio, ma anche il corpo di Joseph, l'amico caduto, un pezzo del loro cuore lasciato lì, tra quelle nuove macerie.

Ronald si fermò per un momento, le mani sui fianchi. «Non pensavo che finisse così» la sua voce era bassa, ma Pierre lo sentì. Lo guardò per un attimo, poi tornò al lavoro senza rispondere. Ronald, invece, si voltò verso la torre e rimase immobile a osservare le ombre allungarsi nel primo chiarore dell'alba.

Quando Gerald sarebbe arrivato, tutto sarebbe stato cancellato. Le fiamme, il fumo, persino la traccia del loro passaggio. Il Forte di Iblis avrebbe assunto un aspetto innocuo, privo di segreti e presenze, e loro sarebbero stati in agguato, pronti a colpire quando meno se lo sarebbe aspettato.

Quella notte, appena lo scontro era giunto al termine, Lama aveva abbassato ogni difesa. Si era lasciata stringere da Wave e si era rinchiusa in un religioso silenzio, un muro invisibile che la teneva ancora in piedi. Il suo sguardo era fisso a terra, perso nel vuoto, come se cercasse lì le risposte che il mondo sopra di lei non era stato in grado di offrirle.

Yuri e le sue dame avevano cercato di raggiungerla, ma il loro cammino si era incrociato con quello del suo superiore. Il soldato sembrava esausto in un modo che aveva visto solo una volta: quando lui aveva scelto lei al Villaggio, scappando per salvarla. Nessuno dei due avrebbe immaginato che quella decisione li avrebbe condotti fin lì: a Forte di Iblis, e che quel luogo sarebbe diventato la tomba di tutti coloro che una volta si erano impegnati a proteggere.

Saleem non aveva detto una singola parola ma il suo silenzio era più assordante di qualsiasi grido, un pozzo profondo in cui ogni emozione sembrava affogare, troppo cruda e feroce per essere tradotta in suoni. Tuttavia il suo corpo parlava, e lo faceva con una chiarezza disarmante. Aveva allargato un braccio, un gesto che lei aveva compreso all'istante, come se fosse un richiamo antico, radicato in qualcosa che nemmeno il dolore poteva spezzare.

Non aveva esitato. Si era rifugiata nell'incavo del suo gomito e avambraccio, lasciandosi stringere. Quell'abbraccio era stato breve, ma intriso di una disperazione che le toglieva il fiato. Con il busto premuto contro quel corpo temprato da anni di battaglie, aveva percepito qualcosa di più profondo sotto alla corazza di guerriero. Era come se lui la stringesse non solo con affetto, ma con un rancore primordiale, come se fosse lei l'ultimo legame rimasto tra lui e un mondo che ormai odiava.

Dietro di loro, le loro dame avevano assistito in silenzio, mettendosi da parte. Perfino il Re, che raramente si tratteneva dal dire ciò che pensava, non aveva osato interromperli. Forse aveva intuito che, in quel momento, suo cugino stava continuando a combattere la sua battaglia più dura.

Poi, come il perfetto soldato che era sempre stato, si era fatto indietro, rimettendo distanza tra di loro. Il suo sguardo, freddo e attento, scrutava il campo. Aveva iniziato a chinarsi sui corpi, a premere due dita sul collo dei caduti per controllare che nessuno fosse rimasto in vita. Sapeva che era una formalità, ma una parte di lei intuiva un altro significato in quei gesti. Ogni volta che le sue dita sfioravano una gola fredda, non stava solo cercando segni di vita: stava dando l'ultimo addio a quella che una volta era stata la sua famiglia.

Il Vecchio aveva sempre ribadito che la guerra rubava ogni volta un pezzo dell'anima. Skye fu certa che ormai non le era rimasto più nulla dentro.
E la causa era Gerald che aveva scardinato le porte dell'inferno, e ora tutti i demoni camminavano tra di loro, infestando il mondo con artigli invisibili. Era come se l'intero cosmo si fosse spezzato, lasciando a loro il compito di combattere per rimettere insieme i pezzi. Non c'era gloria in quella missione, solo il peso di sapere che sarebbero stati loro a pagare per l'equilibrio perduto.

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