17. La mia vita era un incubo

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La amo da troppo tempo, ma non potrei farlo.
Eppure ringrazio ogni singola circostanza, momento ed emozione provata in quegli istanti.

Avevo cinque anni.
Era un periodo difficile della mia vita e di quella di mia madre.
Tradita, umiliata ed in causa per il mantenimento con mio padre, ormai suo ex marito da un anno

Dopo essere stati insieme quindici anni, in cui sembrava che tutta la mia vita fosse perfetta, l'illusione é svanita con un semplice
-Non ti amo più, ho trovato colei che mi farà felice-

Da allora mia madre ha tentato con tutte le sue forze di mantenermi , senza farmi mai mancare nulla nonostante i forti problemi economici che ne sono derivati.

Ho patito la fame, sono stato bullizzato da chiunque alle medie solo perché non riuscivo a permettermi vestiti firmati o cene con gli amici costose in quanto mia madre teneva al fatto che frequentassi le Marcelline a tutti i costi.

Non me ne importava.
Non avevo bisogno di quella scuola, della falsità dei ragazzini che solo se sei ricco ti considerano come loro, salvo poi diventare vipere.

Mia madre insisteva perché si era formata anche lei in quell'istituto e perché la preparazione era ottimale e potevo affrontare le superiori al meglio.
Sapevo già quello che volevo studiare nonostante la mia tenera età.
L'economia é sempre stata la mia passione.

I guadagni che ci sono dietro, il desiderio di fama e di conoscere poco a poco i meccanismi che regolano un mercato capitalista che inghiotte senza ritegno coloro i quali non possono permettersi il consumismo sfrenato a cui siamo ormai abituati.

E in effetti in quel periodo mi sentivo inghiottito da sentimenti non facili da gestire alla mia età.

La rabbia ,per avere un padre così miserabile che non mi ha mai chiamato da quando ha varcato la soglia di casa.
La vergogna di essere povero in un mondo di ricconi del cazzo.
La solitudine, in quanto con il fisico non in forma che avevo non mi sentivo molto bene con me stesso e gli altri.

Ho frequentato qualche seduta da uno psicologo della mutua anche se i consigli sono risultati troppo paternalistici,semplicisti e in alcuni casi autolesionistici.

La mia vita era un incubo.
Ho pensato un paio di volte al suicidio, libero di cadere dal sesto piano del condominio dove abitavo, senza dare fastidio a mia madre e liberando i miei amici dalla mia vista.

Perché sapevo che mia madre, nonostante mi amasse, vedeva il volto sputato di mio padre, per quanto non me lo facesse pesare.

Però una parte di me voleva continuare a vivere perché il dolore della mia genitrice sarebbe stato troppo forte in quanto viveva per me e mi dimostrava tutto il suo amore in ogni forma possibile .

La causa per il mantenimento non proseguiva per niente bene dopo sei anni di ingiunzioni,sentenze e insulti di ogni tipo in tribunale.

L'avvocato, a detta di mia madre, era troppo incompetente ed era chiaro ai miei occhi che con molta probabilità era invischiato in affari con quel bastardo di mio padre.
Dopotutto il suo lavoro nelle costruzioni smuoveva grandi capitali e aveva disponibilità economiche e contatti non indifferenti.

Era quindi chiaro che mia madre,prima o poi lo licenziasse.
Era tentata di mollare tutto, lasciare che quel maiale sguazzasse nei suoi soldi,magari affogandosi nel frattempo nel suo luridume.

Ma,verso giugno, una sua vecchia amica le aveva consigliato un avvocato appena arrivato in città ma che le aveva dato una gran mano a vincere una causa in apparenza impossibile contro dei datori di lavori sfruttatori.

Decise di ascoltarla ed i due si conobbero.
Qualcosa,finalmente, si era smosso.

Senza mezzi termini erano state portate nuove prove decisive sia del conflitto di interessi tra mio padre e il vecchio avvocato, sia di tutte le trame ed i sotterfugi a cui mio padre si era abbassato pur di non mantenerci.

Oltretutto erano stati chiariti tutti i presupposti per fare di lui un mentecatto idiota e spilorcio che aveva fatto morire di fame,cacciato dalla sua casa e fatto mancare l'affetto necessario per la sua età al suo unico figlio.

Dopo altri due anni il tribunale ha riconosciuto un risarcimento di circa un milione di euro, pochi per il male che mi ha fatto e, stranamente, mio padre fu ben felice di cacciarli pur di levarmi di torno e per paura di doverne sborsare altri in inutili ricorsi.

Eravamo di nuovo ricchi ed al settimo cielo.
Dal canto mio ho imparato a trattare come nullità coloro che mi hanno bullizzato per tanti anni e, ammetto , mi diverto un sacco.

Ho curato di più il mio aspetto fisico e notato l'ascendente che avevo sulle altre ragazzine con cui mi divertivo a flirtare ben conscio del fatto che mi calcolavano di nuovo solo perché di nuovo in pista.

Nonostante qualche bacio, regalini e languide occhiate non ero riuscito ad andare oltre, nonostante i primi richiami adolescenziali premessero ben forte dentro e fuori da me.

Iniziavo a scoprire il mio corpo, attraverso le prime seghe e video porno, che una parte di me voleva replicare ma non sapevo come e con chi farlo, cresciuto con l'idea della prima volta significativa e stupenda.

Anche mia madre era cambiata.
Era più radiosa e felice.
Era stata colpita in pieno petto dalla freccia di Cupido, anche se per un paio d'anni mi aveva solo accennato di una frequentazione nella quale andava con i piedi di piombo.

Ero rimasto sorpreso dall'identità del suo spasimante.
Era l'avvocato che, in quel frangente, si era separato dalla ex moglie per incompatibilità caratteriali ed aveva con sé una ragazza della mia stessa età.

Finalmente era giunto il fatidico momento.
Dopo due anni di frequentazione mia madre e l'avvocato decidono di convivere insieme nella villa in cui abito ora.

Con Marika i rapporti non sono stati idilliaci all'inizio.
Mi trattava con disprezzo e forzato rispetto in quanto mi considerava come uno dei motivi indiretti per il quale sua madre si era allontanata da lei.

E d'altro canto, anche io restituivo un pari trattamento in quanto non mi facevo mettere i piedi in testa da nessuno.
Ma, un paio di mesi dopo,le cose sono iniziate a cambiare in un modo che non mi sarei mai aspettato nella vita.



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