Sentirsi superiore é una beffa.
Quando sei in una posizione di rilievo per te é più facile comandare.
Tutti devono seguirti per forza e hai anche il potere di influenzare le vite della gente che ti sta intorno.Ebbene,quel potere non mi compete per nulla.
Io e l'abuso siamo la stessa cosa.
Sono stato uno studente modello alle superiori e mi era parso ovvio che il settore informatico fosse una strada facile da percorrere.All'età di dodici anni ho iniziato a capire di avere un interesse evidente verso gli uomini.
Mi eccitavo,anche se non ne capivo io motivo, davanti ai miei compagni che sfoggiavano l'uccello agli orinatoi e capitava che ogni tanto dessi una sbirciata.Cominciavano le prime seghe e con esse i primi pensieri sessuali sui miei compagni.
Avevo paura a dirlo in giro perché ero terrorizzato dal catechismo che,nonostante la tanto decantata apertura mentale del nord, era tanto asfissiante se si tratta di seguire la dottrina vigente.I miei genitori insistettero molto per farmi diventare chierichetto,in quanto erano ferventi credenti ed ogni domenica andavamo a messa.
Avevo obbedito loro perché ero lo studente modello della classe ed ero benvoluto da tutti.Dal primo anno di superiori ho iniziato questa carriera parallela,ogni pomeriggio dopo aver finito i compiti davo una mano per sistemare le cose in oratorio.
Prete Paolo era molto simpatico.Era sulla cinquantina,aveva uno sguardo gioviale ed aveva sempre la risata pronta.
Si comportava molto bene con tutti ma avevo notato che ero il suo chierichetto preferito.Mi omaggiava con cesti di oggetti,giocattolini e con grandi consigli sul futuro ed inizialmente avevo intuito che il motivo di tanta benevolenza fosse che conosceva molto bene i miei genitori.
Erano passati due anni ed ero molto felice di come stavano andando le cose a scuola.
Nessuno sapeva nulla di me e notavo la mia attraenza da parte delle ragazze.
Ho avuto le mie prime esperienze sessuali con loro ed ammetto a me stesso che sono andato anche molto bene.Ma avevo solo un grande desiderio per gli uomini che forse mai avrei soddisfatto,essendo molto vicino alla Chiesa e vedendo questo comportamento sbagliato,tanto da sentirmi in colpa per i miei pensieri impuri.
Nel frattempo le confidenze con il prete erano sempre più fitte,tanto da considerarlo come un secondo padre.
Visto che per me era una guida spirituale avevo preso tutto il coraggio possibile per liberarmi del peso e confessare il mio peccato all'unica persona di cui potermi fidare.Due giorni prima di Natale gli avevo chiesto quella confessione,con la promessa solenne di non riferire nulla ai miei genitori.
Lui,rimasto sorpreso da questa richiesta, aveva acconsentito con curiosità quindi,nella chiesetta ormai deserta in quanto erano le sette di pomeriggio, sono entrato nel confessionale e ricordo ancora le parole che ho proferito:-Perdonami Padre perché ho peccato.
Devo confessarle una cosa di cui mi vergogno e terrei a precisare che debba rimanere tra noi.
Faccio pensieri impuri su cose a cui non dovrei pensare.
Mi sento male e finalmente ho trovato il coraggio di parlarne.-Il prete si mette quasi a ridere,mi dice che se considero come peccato avere pensieri sulle ragazzine allora non é nulla di grave.
Inizio a piagnucolare e noto che si zittisce all'improvviso.Poi gli confesso che ho avuto pensieri sui ragazzi,singhiozzando.
Il suo tono di voce cambia in maniera radicale.
La sua voce é più roca del solito e mi chiede che tipi di pensieri ho avuto.Mentre gli rispondo sento dei gemiti e dei rumori della sua veste.
Poi pochi minuti dopo mi interrompe nel mio racconto e mi sussurra:-Non devi sentirti male per questo.
Posso aiutarti a superare questa cosa,ma non devi farne parola con nessuno.-Esce dal suo lato del confessionale e apre il mio di scatto.
Me lo ritrovo nudo,con la mazza bene in vista.
Sono inorridito da quella scena ma rimango immobile.Continua a replicare,mentre mi prende la mano e mi avvicina verso il membro:
-Avanti,tocca.-
Lo strattono,mi ribello perché considero sbagliato tutto quanto.
É infuriato e mi sbatte a terra.Poi mi urla contro.
-Piccola puttanella,so che ti piace.
E se non mi obbedisci di pure addio alla tua famiglia.
Sai cosa mi ha confessato tua madre?
Che in un momento di debolezza ha tradito tuo padre.Sappiamo entrambi come é lui e cosa può succedere se qualcuno gli rivelasse questo segretuccio,vero?
E scommetto che per un innocuo errore non vorrai rovinare ogni cosa.
Sarebbe colpa tua,sai?-Vedevo i miei genitori così felici ed uniti e mai avrei immaginato una cosa del genere.
Mio padre era molto devoto a mia madre ,anche se per un anno é andato via per lavoro ed ha ammesso ,una volta tornato a casa , che non é stato molto presente e che sarebbe migliorato.Forse in quel periodo é avvenuto il tradimento e,pertanto, non mi sarei mai sentito in grado di fare pagare un'intera vita a mia madre per colpa di un piccolo capitombolo.
Mi sono fatto coraggio,tra le lacrime, e ho permesso al prete orco di toccarmi,umiliarmi, scavarmi dentro e violarmi.
Ho avuto gli incubi per mesi nonostante andassi con regolarità in chiesa per non insospettire la mia famiglia.Il prete continuava i suoi regali,i suoi giochi perversi ed i ricatti ,tutto mentre avevo una vita all'apparenza normale senza insospettire i miei genitori.
Pensavo di meritare tutto questo perché ero sbagliato ed avevo osato confessare la mia attenzione per i maschi.Sebbene una parte di me avevesse iniziato persino ad amare quell'orco, era più preponderante la parte di me che si sentiva sporco e voleva farla finita.
Avevo diciassette anni quando,un bel giorno di agosto, avevo deciso di buttarmi dal balcone della mia villetta di campagna con la scusa di stendere le robbe.
Avevo già preparato la lettera con una spiegazione lontana dalla realtà,un semplice addio ed avevo approfittato della momentanea lontananza di mia madre.
Mi ero lanciato nel vuoto,tra le lacrime,pensando all'imminente liberazione.
Nel mentre un urlo agghiacciante mi ha risvegliato.
Era mia madre,appena uscita dalla macchina di ritorno dalle commissioni.Avevo chiuso gli occhi, poi avevo udito il tonfo.
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L'avventuriero
ChickLit---------------------------------VM18-------------------- Marco Adriani è un programmatore informatico che lavorava in uno sperduto paesino pugliese. Dopo essersi dimesso è alla ricerca di un impiego; dopo molti tentativi ne trova uno presso un'azie...