«Questa sera dobbiamo tenerci preparati», dice mio padre. Questa é la sera in cui Italia, Madrid e noi, l'Alaska, ci incontreremo per volontà dell'Italia. L'invito é arrivato ieri, quindi non con molto anticipo, ciò fa capire che é una cosa importante e pericolosa. «Lo so, qual'è il nostro piano?» Chiedo, lui scarabocchia qualche parola sui documenti e poi mi risponde:« Non si colpisce mai alla riunioni, questa é una delle regole fondamentali, probabilmente parleremo e arriveremo ad un accordo". Non so che pensare, non ho mai partecipato a una di quelle riunioni, però sono bravo con i dibattici politici, Luke mi portava sempre
ad assisterci, diceva che era importante per
la mia crescita e cazzate varie. Ripensandoci mo viene da ridere, l'uomo che mi ha cresciuto per quasi venti anni é un politico, invece l'uomo che mi ha reso uomo a mia volta, é un criminale, ed entrambi sono stati mio padre.
Sta sera vedrò i volti dei miei nemici e rivedrò lei. Non so quale sarà la mia reazione alla
sua vista, non so che effetto mi farà ancora.
«A che ora dobbiamo andare?»
«Alle diciannove in punto, la puntualità é una cosa che esigo in casa mia», esclama. Qui a Milano abbiamo affittato una casa in periferia, a nessuno dei due piace il lusso, mio padre é nato e cresciuto nella povertà, poi ha incontrato degli agganci che lo hanno portato fino a qui. La casa non é troppo grande, perfetta per due persone. Un piccolo appartamento in un palazzo popolare, pieno di criminali, credo che ci troveremo bene. Non abbiamo tante persone con noi, a combattere un eventuale guerra, ci sono solo Travis e Jake. Sono due abili criminali, non lo nego, ma Travis a volte si fa prendere dalle emozioni e diventa troppo sentimentale. Inoltre non possiamo fare tutto solo noi quattro, quindi siamo capitati nel quartiere migliore per queste cose.
Indosso lo smoking che Rio ha lasciato sul mio letto, una semplice camicia nera, la giacca e il pantalone dello stesso colore. Rio invece é vestito come me solo che lui indossa una camicia bianca, che accentua il suo fisico non troppo muscoloso, come il mio.
Questa sera andiamo solo noi due a questa riunione, papà ha detto che non serve che vengono anche Jake e Travis, anche perché loro sono rimasti in Alaska. Rio ha preferito non fargli allontanare dalla loro famiglia. Certe volte guardo mio padre e penso che lui voglia una famiglia; una donna da amare e um figlio da crescere. Ma ha solo un figlio orami cresciuto, che sta addestrando per
diventare come lui. Infondo anche io sogno una
famiglia, quando stavo con Kylie, il pensiero mi ha sfiorato più volte, ovviamente avrei aspettato, però avrei voluto una famiglia con lei.
«Scendi. Dobbiamo andare», mi richiama
dalle scale. Afferro la giacca e salgo sulla nostra Mercedes classe G. Tengo gli occhi sulla strada e ascolto le parole che escono lente dalla cassa della macchina. «Non parlare se non vieni interpellato», mi dice, io annuisco. Non pensavo neanche di parlare oggi, mi limiterò solo a stare in silenzio e ad osservare i punti deboli dei miei nemici, se dovessero servirmi un giorno. «Stammi sempre vicino e non parlare privatamente con i nemici.«Annuisco come un bambino, in realtà mi sta trattando come tale, ma é una riunione importante e non si può sbagliare. «Neanche con lei.»
O questo non te lo posso promettere. Potrei sempre stuzzicarla per vedere una reazione in lei, potrei studiarla per trovare i punti deboli.
«Intesi», ripete per chiedere la conferma che prima
non gli ho dato. «Si» dico semplicemente. Forse sto dicendo una bugia. Ma infondo lei me ne ha dette così tante e l'ho amata comunque.
Entriamo nel grande palazzo, stile rinascimentale, il colore principale é il bianco, i pavimenti bianchi, i soffitti bianchi e anche le pareti. «Sono già tutti al tavolo Signore», ci dice il maggiordomo che ha preso le nostre giacche. «Bene», dice soltanto mio padre, eppure siamo puntuali come un orologio svizzero.
«Salve a tutti», dice mio padre appena varchiamo la soglia della stanza, che questa al contrario dell'ingresso, é buia, con le pareti nere e i quadri con rifiniture dorate, il tavolo in vetro riflette il colore rosso delle gambe che lo reggono. Tutti si girano verso di noi e ci salutano, prendiamo posto a sedere.A capo tavola c'è un signore brizzolato con la pelle olivastra e gli occhi verdi, il capo di Madrid, con suo figlio affianco, un ragazzo che avrà più o meno la mia età, palestrato, con i capelli biondi e gli occhi neri. Alla mia sinistra c'è il padre di Kylie, il capo più conosciuto e più spietato che ci sia. E infine, di fronte a me c'è lei, l'unica donna del tavolo. Seduta
accanto al figlio di Madrid. Tiene gli occhi fissi su di me, non traspare nessuna emozione, io mantengo lo sguardo per qualche secondo, finché lei non lo regge più e lo sposta altrove.
Il ragazzo al suo fianco le dice qualcosa all'orecchio, lei sgrana gli occhi e ribatte, sempre all'orecchio del ragazzo. Lui ridacchia. « Vi ho invitati qui per dirvi una cosa importante», inizia Genovese. « Mia moglie, sua madre-indica Kylie, che porta la sua attenzione su suo padre-, la madre di mio figlio, é stata uccisa da uno di voi. Questa cosa non é torrerabile, non è ammissibile!» Sento che sta per succedere qualcosa di brutto, molto brutto. «Avete fatto una cosa orribile, una cosa che va contro ogni codice da noi creato. Avete rotto un legame sottile. E ora io vi dichiaro guerra.»Kylie sussulta, non se lo aspettava, nessuno se lo aspettava, ma solo lei lo ha dato a vedere. Guarda suo padre sbalordita, ha gli occhi sbarrati e prega il padre con lo sguardo. Ma lui non la guarda, passa il suo sguardo da mio padre al boss di Madrid, che non ho ancora capito come si chiama.
«Avete commesso un errore.» Ripete ancora.
«E ora dovete pagare.»
STAI LEGGENDO
Un'altra volta mia
RomanceCONTINUO DI "FAMMI TUA" Kylie Genovese una ragazza di diciotto anni, con un passato difficile che ormai é diventato il suo presente e il suo futuro. Dopo due anni passati in Alaska, dove ha incontrato un affascinante ragazzo con cui ha condiviso tu...