Capitolo 25

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Raccolgo i capelli in una coda tirata, mi aiuto con la spazzola per tirare su ogni ciocca e non lasciare neanche un capello fuori dalla coda

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Raccolgo i capelli in una coda tirata, mi aiuto con la spazzola per tirare su ogni ciocca e non lasciare neanche un capello fuori dalla coda. Metto una tuta in pelle nera, che consiste in dei leggings e una maglietta a maniche lunghe, tutti e due i pezzi in pelle. Afferro le chiavi della macchina e parto in direzione del poligono.
Mi alleno a sparare, circa due volte a settimana, mi rilassa e mi fa scaricare tutta la frustrazione e la rabbia che ho in corpo. C'é chi si sfoga con la boxe, chi cucinando e chi, come me, sparando. Ho imparato a sparare quando avevo dieci anni, andavo spesso a vedere mio padre la domenica. Mamma non voleva mai portarci ma papà voleva che io e mio fratello imparassimo almeno le basi. Sono partita con l'impugnatura della pistola, inizialmente sparavo a caso, poi allenandomi sono diventata sempre più precisa. Non ammetto sbagli quando faccio una cosa così pericolosa. Non ho mai sparato a nessuno, ma non so quanto durerà questo record.
Saluto il proprietario e vado verso una stanza, appoggio a terra la mia borsa e vado verso un tavolino dove si trova la mia Glock, prendo gli occhiali in plastica, trasparenti, per evitare di farmi male, indosso anche le cuffie nere.
Prendo in mano la mia pistola, tendo le braccia in avanti e chiudo un occhio, per prendere la
mira.
Premo il grilletto e il bossolo va a finire al centro del bersaglio. Sorrido soddisfatta del mio primo colpo e vado avanti ad allenarmi.
Il bersaglio sono dei cerchi di diversi colori, se colpisco il centro capisco di aver preso la mira
perfetta.
Mi sposto in un'altra stanza dove il bersaglio é un manichino, a forma e dimensione di un uomo.
« Colpisci il petto a destra.» Mi dice Giorgio, il proprietario del poligono di tiro, che qualche volta viene ad aiutarmi.
Prendo la mira e sparo il colpo, riesco a colpire la spalla destra, non il petto. Mi giro verso Giorgio, che mi sta raggiungendo dentro la
stanza.
« Devi essere più decisa. Non devi aspettare a sparare, non devi esitare. Tu fallo e basta.» Mi dice.
Annuisco e riprovo, questa volta riesco a colpire il punto desiderato, ma Giorgio non é del tutto soddisfatto.
« La tecnica é perfetta, la mira é perfetta, ma c'è qualcosa che ti frena, che ti fa aspettare quel secondo in più, che può essere importantissimo. Nessuno ti aspetta Kylie, tu devi proteggerti.» Annuisco, so che nessuno aspetterà prima di colpirmi, chi lo vuole fare lo fa subito e senza rimorsi.
Provo a sciogliermi un po', pensare di meno e colpire subito. Provo una o due volte, ma ancora non siamo soddisfatti.
Riprovo finché sono un minimo soddisfatta.
« Facciamo dieci minuti di pausa.» Annuisco, mi dirigo verso il bagno per darmi una risciacquata. Guardo il mio riflesso nello specchio e vedo solo una ragazza stanca, le occhiaie sono profonde, il sudore scende dalle mie tempie e gli occhi che quasi si chiudono. Non riesco a dormire, ho troppi pensieri nella mente, gli incubi non mi lasciano in pace, sono i miei compagni della notte.
Ripenso a quel bambino, ripenso alle notti passate nella stanza affianco a quella di Elias, ripenso a mia mamma, a come era più semplice la vita con lei. A come riusciva a vedere del bene anche in tutto questo male. Prendo un lungo respiro e mi sciacquo un'altra volta il viso. Ora il rossore per la fatica, é passato del tutto. Esco dal bagno, e vado nella stanza di prima. Giorgio non c'è, probabilmente sta seguendo qualcun altro, oppure ha delle pratiche da sbrigare.
Impugno la pistola e quando prendo la mira, sparo un colpo. Ne sparo un altro, che va dritto nello stomaco del manichino.

Guardo nel mirino per prendere la mira, porto la mano sul grilletto, ma mi fermo subito quando vedo una figura che si é posizionata davanti al manichino.
Poggio la pistola e mi dirigo verso di lui.
« Cosa cazzo stai facendo?» Elias non risponde.
« Elias. Cosa cazzo stai facendo?»
« Spara verso di me.» Dice soltanto.
« Cosa dici?» Rispondo sbigottita.
«Sparami Kylie.»
« Tu sei pazzo.» Dico in una risata isterica.
« Ma tu lo sei di più.» Risponde lui, con un sorrisetto malizioso.

Io sorrido a mia volta e torno nella postazione di prima.
Impugno la pistola, prendo la mira, lo guardo per un ultima volta e poi sparo.
Il proiettile va a finire sul muro, proprio sopra la sua testa. Lui mi sorride soddisfatto e mi invita a sparargli ancora.
Ogni volta che me li chiede penso che sia sempre più pazzo, ma infondo non siamo mai stati normali.
Sparo un'altra volta,questa volta ho sfiorato il suo braccio destro.

« Avvicinati.» Mi dice piano, ma il suo tono é molto deciso, che non riesco neanche ad obbiettare.
Mi avvicino a lui, siamo a mezzo metro
di distanza.
La sua mano si allunga sul mio fianco e fa sbattere il mio corpo contro il suo petto. Mi fa girare con la schiena sul suo petto, scosta i miei capelli biondi e il suo viso finisce nell''incavo del mio
collo.

Passa la sua bocca umida su tutto il mio collo, il mio cuore batte così forte, che potrebbe uscire dalla cassa toracica, le mie mani sudano e la presa sulla pistola
non é più ferrea.
« Chissà perché ci troviamo sempre con una pistola in mano.» Sussurra. Mi giro verso di lui e vedo solo desiderio nei suoi occhi.

Senza pensarci mi fiondo sulle sue labbra, che si trovano già schiuse per ricevere le mie. É un bacio rude, bisognoso. Mi stacco da lui e vedo che si passa la lingua sulle sue labbra.
Guardo la sua pupilla e prima non mi ero accorta che era così dilatata, annuso il suo profumo e capisco
che non é in se.
« Sei fatto?» gli chiedo con estrema calma.
« Ho fumato un po'.» Dice alzando le spalle. Non gliene frega niente di me, lui é venuto qui solo per uno scopo preciso e sa che io ci sarei stata.
« Sei venuto qui solo per scopare?» Chiedo, gli occhi si fanno leggermente umidi, ma la mia
voce é piatta.
« Si.» Risponde.
Io annuisco e incapace di rimanere un minuto in più, in questa stanza, me ne vado via.

Un'altra volta mia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora