Capitolo 21

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Un colpo secco fa traballare il sacco nero con delle scritte rosse, appeso al muro

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Un colpo secco fa traballare il sacco nero con delle scritte rosse, appeso al muro. Oscilla a desta e a sinistra fino a quando con le mani riesco a fermarlo.
Mio padre ha integrato la boxe nel mio allenamento, dice che è molto importante per i muscoli delle
braccia. Io odio allenare le braccia, non ho tanta forza in esse e a mio padre non va bene.
« Forza Kylie, finché non smuovi quel cazzo di sacco non ce ne andiamo.» Urla mio padre, indossa un completo sportivo nero, come tutti i suoi vestiti, non ricordo neanche quando si è messo un vestito di un altro colore che non sia il nero.
« Sono stanca.» Piagnucolo un po', siamo
qui da soli quindici minuti ma non ce
la faccio più. Abbiamo iniziato con tre giri di corsa, percorrendo il perimetro della stanza, che non è neanche grande.
« Non fermarti e colpisci, i nemici non stanno ad aspettare te che sei stanca, loro colpiscono non gliene frega niente se sei donna, se attacchi loro attaccano.» Non ho mai visto delle donne combattere, anche nelle riunioni non ho mai visto una figura femminile, mia mamma partecipava a ogni riunione, ma non ha mai combattuto, invece io sono stata spinta a combattere, ad entrare in campo
e sparare per vivere.

Sparare per vincere.

Mio padre mi colpisce la gamba facendomi uno sgambetto, mi ritrovo con il sedere a terra e le gambe alzate. Il mio completino marrone si appiccica alla pelle per via del sudore. Mi alzo riacquistando l'equilibrio e incomincio a colpire la spalla
di mio padre, lui riesce a schivare e prova a colpirmi.
Andiamo avanti a colpire e schivare fino a quando riesco ad assestargli un calcio sullo stinco, lui cade a terra e si porta una mano sul punto colpito.
Sorrido soddisfatta del mio lavoro. Gli porgo una mano per rialzarlo e lui la accetta mentre mi sorride fiero.
« Brava Kylie, continua così.» Dice mentre poggia prima un piede per rialzarsi e poi l'altro.
« Venti minuti di pausa e poi rincominciamo.»
Mi vado a sedere su una delle panchine che ci sono nella sala, mio padre se n'è andato, anche degli amici di mio padre, che stavano guardando il nostro combattimento, se ne sono andati. Sono sola, quindi decido di mangiarmi qualcosa e guardarmi TikTok.
Scorro un po' di video in cui vedo persone che mangiano, ragazze che si truccano ed estetiste che fanno delle unghie pazzesche.
« Ciao KyKy.» Mi giro verso Aldo che mi saluta agitando la mano. Mi chiamava Kyky quando eravamo piccoli e voleva che lo accompagnassi nelle sue avventure.
Agito la mano per salutarlo, visto che la mia bocca è occupata dalla barretta di cioccolato che sto mangiando.
Lui viene a sedersi affianco a me e prende il mio cellulare.
Commentiamo insieme dei Tiktok che ci appaiono.
« Anche io voglio fare questi haul.» Commento guardando un video di una ragazza americana che fa gli haul del back to school.
« Ti ci vedo come influencer.» Commenta Aldo, su Instagram ho più di duemila follower, ma non mi ritengo famosa; la maggior parte dei miei follower non li conosco nemmeno.
« Mh non saprei.» Rispondo mentre scrollo altri video. Mi soffermo su una ragazza che sta facendo le unghie, la tonalità è il rosa, sul medio ha fatto dei cuori di un rosa più chiaro e sull''annullare ha messo dei brillantini.
« Basta con questi video.» Si lamenta il ragazzo al mio fianco.
« Stai zitto, il telefono è il mio e decido io.» Borbotto proseguendo a guardare il video.
Qualche secondo dopo la porta sbatte forte, entra mio padre e due suoi amici che c'erano anche prima; uno ha la barba lunga, ma è pelato. L'altro è molto alto, sembra quasi una guardia del corpo.
« Oh ciao Aldo. Cosa ti porta qui?» Chiede mio padre.
« Ciao Alessandro, sono passato a fare una visita a sua figlia. » Gli da del lei, un punto in più solo per questo. Mio padre ama le formalità.
« O, bene bene. Allora già che sei qui, potete allenarvi insieme.» Il moro annuisce e sono costretta ad annuire pure io.
Di solito nessuno viene a vedere le nostre tattiche di combattimento, mi sembra strano che mio padre abbia deciso di farmi allenare con uno sconosciuto, che per lo più, è stato nostro nemico
per anni. Non ho ancora capito che tipo di trattato di pace abbia fatto mio padre con il signore Murinez, il padre di Aldo.
Mi metto in posizione, porto il piede destro leggermente più avanti di quello sinistro e preparo le braccia davanti al mio petto.
« Iniziano prima le principesse.» Dice facendo l'occhiolino.
Gli sferro un pugno sullo stomaco, lui non se lo aspettava e si piega in due dal dolore.
« Non pensavo che fossi così cazzuta.»
« Mi hai sottovalutata.» Alzo le braccia come per dire:" non è colpa mia".
Lui prova a colpire ma io mi sposto. Riesco a schivare tutti i colpi e finalmente riusciamo a sederci, stremati, sulla panchina.
« Bell'allenamento biondina.» Sorride mentre prende un sorso d'acqua.
« Si, sono stata brava.» Non posso dire lo stesso di lui, schivava pochi colpi, per il resto si faceva male e basta.
« Non mi sono mai allenato tanto.» Dice ridacchiando.
« Si vede.» Replico secca. Lui scoppia in una risata, accompagnata dalla mia.
« Dovrei allenarmi un po' di più.» Dice mente tasta
i suoi bicipiti.
« Si, lo penso anche io.»

Un'altra volta mia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora