capitolo 20

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I suoi occhi marroni, una lacrima gli riga la guancia e un ultimo battito di ciglia, un ultimo battito del cuore e poi tutto buio

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I suoi occhi marroni, una lacrima gli riga la guancia e un ultimo battito di ciglia, un ultimo battito del cuore e poi tutto buio.
Non vedo più niente, sento solo delle corde pizzicarmi i polsi, me li stringono forte, vorrei liberarmi, ma non ho più le forze. Cerco di aprire la bocca per incamerare l'aria ma è come se fosse sigillata. Sono morta, penso. Ma se fossi morta
come faccio a pensare? La mente dovrebbe staccarsi subito? Non dovrei pensare così tanto.
Poi sento una voce, sembra una voce di un bambino.
« Kylie mi senti? Kylie, sono Marco.» Quei occhi marroni erano i suoi, ora ricordo.
Lui era nella mia stessa situazione tanti anni fa, e io provavo a tenerlo in vita, ma ho peggiorato tutto piantandogli  quella lama sulla gamba.
È morto quella notte e meritavo di morire anche io con lui.
E ora forse sto morendo. Perchè lo sento, sento il suo braccio sul mio.
« Non ti preoccupare Kylie, sono qui con te.» Mi dice, le sue piccole dita si intrufolano tra le corde e con un po' di fatica riesce a liberarmi.
« Non sei morta Kylie. Non sei morta con me quella notte.» Dice. Ma se non sono morta come faccio a sentirlo?
« Ora sei libera. Sei libera di vivere.» Mi dice ancora mentre stiamo camminando.
Io tengo ancora gli occhi chiusi, incapace di riaprirli, non lo vedo ma lo percepisco ovunque.
« Come faccio?» Finalmente le labbra si sono riaperte, finalmente posso parlare con lui.
« Ti serve un po' di forza. Vai avanti con la tua vita e non guardare il passato.» Mi consiglia. Come se fosse facile.
« Sei libera Kylie.» Ad un tratto non percepisco più la sua mano sul mio braccio, non percepisco più la sua figura intorno a me.
Riapro gli occhi, non sono più incollati.

Apro gli occhi di scatto, mi guardò attorno e riconosco la mia camera, i miei vestiti sparsi a caso sul pavimento, che devo riordinare; la mia scrivania stranamente in ordine, con tutti i rossetti allineati perfettamente.
Ho percepito Marco affianco a me, il bambino che ho accoltellato per volere di mio padre. Il mio più grande rimpianto.
Mi ha detto di andare avanti, di non pensare più a lui . Di vivere. Ma come si fa?
Lacrime salate scendono dai miei occhi, sono stanca di ripensare al passato, sono stanca di convivere con quei mostri. Voglio solo vivere tranquilla, come una ragazza di diciannove anni qualunque.
Tutta la mia infanzia e la mia adolescenza sono state rovinate, ora voglio riprendere in mano la mia vita. Voglio condurre io la mia vita. Voglio capire chi ha ucciso mia mamma e poi smetterla con questo mondo di criminali, lasciare il paese, vivere una vita tranquilla.
Per poter andare avanti devo smettere di pensare al passato e solo una persona mi può aiutare.
Digito il suo numero e aspetto che il telefono squilli.
« Perché cazzo mi hai svegliato alle quattro di notte?» Riconoscerei i suoi modi bruschi anche tra dieci anni.
« Ho bisogno di te.» Dico con la voce tremante. Attimi di silenzio spezzano il mio respiro.
« Cosa è successo Barbie?»
« Come hai fatto?» Chiedo.
« A essere così irresistibile? Beh è una dote cara mia Kylie.» Ridacchia, apprezzo che vuole tirarmi su il morale facendo delle battute squallide.
« No, ad andare avanti. Come hai fatto a superare quello che hai fatto?» Non riesco neanche a pronunciare quello che suo padre mi ha raccontato.
« Intendi dire come ho fatto a superare il fatto che ho ucciso un signore che stava stuprando mia madre?» Non volevo proprio dirlo così.
« Si.» Rispondo, sperando che lui riesca a darmi dei consigli.
« Mi sono ficcato nella mente che quello che ho fatto era l'unica opzione possibile. Dovevo scegliere o mia madre, una psicopatica, codarda che ha abbandonato e mentito  ai suoi figli, o un viscido verme, con precedenti penali, che si diverte a stuprare le ragazze. Ho fatto un regalo alla comunità uccidendolo. Mia madre era una fallita, a tratti anche puttana, ma era pur sempre mia madre .» Non mi sono mai soffermata a capire quanto possa essere stato difficile per lui fare una cosa del genere. Sarebbe difficile per tutti, ma lui lo
sta raccontato con facilità che quasi mi fa credere che sia felice ad aver fatto una cosa del genere.
« Sei contento di averlo fatto?» Chiedo, ammetto che ho paura della risposta.
« Cristo, ovvio che no. Non sono felice di aver commesso una cosa del genere, seppur lui era una persona che se lo meritava, non sono felice. Ma sono riuscito a conviverci. »
« Come faccio a superare quello che ho fatto?» Chiedo, lui sa tutta la storia, suo padre gliel'ha raccontata davanti ai miei occhi, quando ci siamo persi del tutto.
« Non puoi superarla, puoi conviverci.» Mi risponde.
« Come faccio?» Chiedo disperata, in questo momento starà ridendo di me.
« Devi iniziare a non pensarci, tenere la mente occupata in modo tale che questi pensieri non infestino la tua mente. Di notte invece se mai dovessi avere degli incubi pensa a cosa ti rende felice, pensa a qualsiasi cosa d'altro finché non ti passano.»
Non so cosa mi rende felice, ma proverò a pensarci più spesso.
« D'accordo. Grazie.» Sospiro.
« Kylie», mi richiama.
« Si?»
« Chiamami ogni volta che hai questi incubi, insieme è molto più facile scacciarli via.» Sorrido.
« Lo farò.»
« Brava.»
« Buonanotte Elias, grazie.» Pronuncio, sto per staccare la chiamata quando la sua voce mi richiama.
« Buonanotte barbie.» Dice in un sospiro.
Chiudo gli occhi, lasciandomi beare da un sonno tranquillo.

Un'altra volta mia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora