Capitolo 11

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Si dice sempre che c'è del bene in ogni persona vivente, anche la persona più malvagia nel profondo del suo essere possiede una minima quantità di bene

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Si dice sempre che c'è del bene in ogni persona vivente, anche la persona più malvagia nel profondo del suo essere possiede una minima quantità di bene. Ma io non credo che sia così, penso che ci siano delle persone del tutto cattive, persone che non riescono a fare del bene perché non voglio farlo, non perché non riescono a farlo. Perchè riuscire a fare del bene significa averci provato e quindi aver pensato e rimuginato a come aiutare le persone, al contrario se una persona non vuole aiutare un'altra persona non potrà mai dire di averci provato a farlo, di aver sprecato del tempo per qualcosa di importante. É una persona menefreghista, a cui importa solo di se stesso e di niente altro.

Una volta mi hanno posto una domanda:" Credi che le persone nascono cattive o lo diventano?"
A mio parere ogni persona nasce pura, senza
peccati; diventa cattiva qualora utilizza atteggiamenti egoistici; la cattiveria, anche se non si pensa così, non é un fattore volontario. É difficile che una persona diventa cattiva per suo volere, ma lo diventa per delle situazioni che l'hanno portato a questo.

Io non ho mai scelto di fare del male direttamente alle nostre vittime e indirettamente alle famiglie delle vittime. Io non ho deciso questo, io sono stata costretta. Quindi si, certe volte mi reputo cattiva. Sono egoista a non decidere di abbandonare questo mondo e smetterla di fare del male. Ma c'è qualcosa che mi trattiene nonostante tutto, nonostante tutto il male che ho fatto, gli incubi che mi perseguitano la notte, c'è ancora qualcosa che mi trattiene in questo mondo. La mi famiglia mi trattiene, mi tiene ancorata alle mura di queste organizzazioni criminali . Potrei andarmene e abbandonarli, ma non posso farlo; non posso abbandonare mio fratello ancora puro, non posso abbandonare mio padre che é ormai spezzato come una catena in ferro, che é stata tante volte danneggiata e si sta sempre di più arrugginendo.

Afferro un piumino nero e lo indosso mentre prendo a camminare per raggiungere la porta di casa. É notte fonda, ma il sonno non mi ha ancora nemmeno sfiorata, sembra che mi stia evitando più che può. Non amo molto dormire, ho sempre paura che i ricordi possano riaffiorare nella mia mente sotto forma di incubi, che mi possano tormentare per tutta la notte e il giorno a venire. Esco da casa, i lampioni illuminano la strada principale, permettendomi di vedere quello che mi circonda. Non fa molto freddo per essere una nottata di inizio Ottobre. Percorro il viale principale fino ad arrivare al parco che dista solo pochi minuti da casa mia. É deserto, non c'è anima viva e penso che sia la cosa migliore. Mi siedo su una panchina in legno, colorata di verde, che si trova vicino all'entrata del parco. Non é un parco molto grande, però c'è un piccolo stagno dove le anatre sguazzano.
« Bella serata per rimanere a guardare le anatre non credi?» Sobbalzo, mi giro verso la voce e noto una figura in penombra. Elias.
Viene a sedersi affianco a me.
« Mi stavi per caso seguendo?» chiedo.
« No, stavo andando a prendere un Kebab e ti ho vista mentre camminavo verso il parco. Ho pensato che é strano, che una ragazza vada in giro da sola in una città grande come Milano, in piena notte.» Afferma, solo ora noto che ha tra le mani un kebab avvolto da della carta.
« Un kebab alle tre di notte?» Domando incuriosita.
« Una passeggiata alle tre di notte?» Domanda a sua volta.
« Ho fatto prima io la domanda.» Dico.
« Avevo fame e ci siamo dimenticati di fare la spesa a casa. Ora rispondi tu.»
« Non riuscivo a dormire.»
« Ogni persona normale se non riesce a dormire guarda un film, non vanno a fare una passeggiata in piena notte. Inoltre tu sei una ragazza, potrebbero esserci dei delinquenti che...»
« Sono cresciuta in una famiglia di delinquenti, di criminali professionisti. Sono addestrata per romperti l'osso del collo con due sole dita.» Uno dei vantaggi di essere cresciuta in una famiglia criminale é questo, non avere paura di niente e sapersi difendere da soli, senza aver paura di uscire di casa perché ci sono dei molestatori.
« É molto silenzioso per essere una città che vive di notte.» Pronuncia mente si guarda attorno per poi riportare lo sguardo su di me e guardarmi con i suoi occhi scuri, che quasi fanno paura come l'iride si fonde con la pupilla.
« Siamo in una zona in cui non sono presenti locali e discoteche, inoltre nella strada principale non possono passare le macchine, é soltanto a uso pedonale.» Lui annuisce. Anche se vivo in una zona in centro, i locali sono comunque distanti, questa é una zona soprattuto storica.
« Come sta Marilin?» Chiedo, non sento sua sorella da qualche settimana.
« Non lo so.» Lo guardo cercando di capire se gli dispiace o meno non saperlo.
« Ho perso i rapporti con lei, con Luke, con Roxi e persino con Robert, da quando ho scoperto tutto.»
« Non devi raccontarlo se non vuoi.» Lo prevedo io.
« Forse mi fa bene parlarne. So che Marilin, Roxi e Robert non hanno colpe, lo sapevano, ma non potevano dirmelo, lo capisco. L'unico che non ho perdonato e che non riesco a farlo é Luke. Lui mi ha mentito per venti anni, mi ha preso in giro per tutto questo tempo.»
Si alza in piedi e se ne va senza dirmi nulla, é stato tutto così veloce.
Mi guardò attorno per capire dov'è andato,ma non riesco a vedere niente. Non so se rimanere ancora seduta o se ti tornarmene a casa.
Faccio per alzarmi, ma appena fletto le gambe qualcosa mi atterra tra le mani. Faccio un salto indietro quando capisco cosa ho appena affettato. É un'anatra morta, tutto il suo sangue e sulle mie mani e sui miei vestiti. La butto subito a terra e nell'impatto con il suolo vedo un bigliettino.
Se fossi in te starei attento a chi mi circonda, soprattuto se la notte é cosí buia.

Mi guardò ancora attorno per cercarlo, ma non lo vedo. Guardo a terra la povera anatra sgozzata.
Non posso lasciarla qui così, magari domani mattina un bambino la trova e rimane terrorizzato.
Mi rimbocco le maniche e incomincio a scavare una fossa, sotto la panchina. Appena decido che é abbastanza profonda, adagio delicatamente la piccola anatra; é un po' spennacchiata, nell'impatto ha perso delle piume, che sono finite sparse per il parco, per via del vento che le ha spostate. Richiudo la buca meglio che posso.
« Riposa in pace». Dico guardando la buca un'ultima volta prima di ritornare verso casa.

Spazio autrice
Povera anatra 🦆
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Grazie 💛

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