Capitolo 14

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Scendo dalla giostra senza guardarla una sola altra volta

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Scendo dalla giostra senza guardarla una sola altra volta. Vado dritto verso la mia accompagnatrice, Greta, l'ho conosciuta in un pub questa sera, stavo bevendo una birra da solo, seduto al bancone di legno, quando questa ragazza si é avvicinata a me.

« Bevi tutto solo?» Una domanda che ha una risposta ovvia, penso.
« Si», le rispondo comunque, solo per non sembrare un maleducato.
In realtà sono venuto in questo pub, perché a casa non si poteva più stare, papà era furibondo, parlava con Travis e Jake, che sono rimasti in Alaska, su un nuovo piano da attuare. É sempre nervoso, non si riposa mai e pensa troppo.
« Mi posso sedere?»
Un altro " Si" esce dalla mia bocca, lei sei siede accanto a me sullo sgabello in legno massiccio.
« Cosa ti porto signorina?» Chiede il barista.
« Una birra anche per me, grazie.»
La studio mentre sorseggia la sua birra, ha dei capelli lunghissimi neri, ma non sono così morbidi e lucenti come i suoi.
Gli occhi non sono del colore del cielo in tempesta, ma sono un semplice castano cioccolato.
« Sono Greta.» Dice all'improvviso, ripensandoci non ci siamo neanche presentati.
« Elias.» Le porgo la mano, che stringe con una lieve forza.
« Sei straniero?»
«Sono dell'Alaska, ma mi sono trasferito qui.» Rispondo, tralasciando tutte le motivazioni per cui sono qui.
« Sai bene l'italiano.» Afferma.
Mi parlava spesso in italiano, voleva che lo imparassi. Ma poi si é arresa, come ci siamo arresi per il nostro amore.
« Lo imparo in fretta.» Dico senza sentimenti.
Lei é riuscita a spegnere tutti i miei sentimenti.
« Senti questa sera c'è il luna park qui vicino, ti andrebbe di andare a fare un giro?» Domanda.
Ho due opzioni: rimanere qui e ubriacarmi, o andare a fare un giro con una bella ragazza.
« Si, va bene».

« Com'è andato il giro sulla ruota?» Mi chiede, lei non é voluta salire, ha paura dell'altezza.
« Bene».
« Ho chiesto a quel ragazzo come si fa per raggiungere l'uscita, é enorme questo posto.» Indica un ragazzo alle mie spalle, mi giro e vedo il ragazzo in questione.
Aldo.
Con al suo fianco Kylie.
« Vuoi andare?» Chiedo, lei annuisce. Sono solo le undici in punto, quando raggiungiamo l'uscita.
« Dove abiti?» Non posso lasciarla andare a casa da sola.
« Tra due isolati.» Incominciamo a camminare, lei é più lenta di me, ma ho una cosa da fare, quindi aumento sempre di più il passo, quasi fino a a farla correre per raggiungermi.
« Ecco, abito qui.» Indica un palazzo, io annuisco.
« Beh, é stato bello conoscerti Elias.»
« Anche per me.» Non so neanche io se sto dicendo la verità o se é solo una bugia.
Appena la vedo entrare in casa, prendo subito a camminare lungo la strada che abbiamo appena percorso.
Alle ventiquattro chiude, ho venti minuti di tempo per arrivare e cercarle sto cazzo di peluche.
In cinque minuti abbondanti raggiungo il luna park.
Entro di corsa e mi fiondo sotto la ruota panoramica, guardo a terra, dietro i cespugli e  dietro le altre bancarelle. Finalmente lo riesco a trovare, é leggermente sporco, ma é ancora intatto. Lo tengo tra le mie mani come se fosse una cosa preziosa, mi dirigo verso l'uscita ma poi vedo uno stand dei pupazzi.
Riesco a vincere altri due pupazzi.
Sono l'ultimo ad uscire dal luna park, ora non so cosa fare. I miei piedi si muovono da soli, faccio circa dieci minuti di camminata e raggiungo la mia auto, che avevo lasciato al pub.
Guido sulla strada illuminata dalle stelle e dai pochi lampioni. Raggiungo la mia destinazione.
É casa sua.
Sono riuscito a trovare il suo indirizzo, quando l'ho incontrata nel parco quella notte, quando le ho lanciato l'anatra morta. Non mi fidavo a lasciarla tornare a casa da sola, quindi l'ho seguita e mi sono accertato che entrasse in casa.

Sapevo che segnarmi l'indirizzo mi sarebbe tornato utile. Afferro una scatola dai sedili posteriori, inserisco i tre peluche e poi le lascio un bigliettino, per farle capire che sono io.
I ripensamenti sono sempre di più. Forse non dovrei lasciarle il bigliettino, forse non dovrei proprio lasciarle niente. Alla fine noi non siamo più niente, io non riesco più a provare nessun sentimento e lei é andata avanti con la sua vita.

Non posso dire che ha rovinato la mia vita, perché lei l'ha solo migliorata. L'ha rovinata da quando se n'è andata via e so, che é anche colpa mia, io l'ho mandata via. Io non la volevo più nella mia vita, mi sentivo tradito dalla prima ragazza che mi aveva dimostrato l'amore. Mi ha spezzato il cuore e ora é rimasto così.

Sono quasi le quattro di mattina. Afferro il cellulare e apro la sua chat.
Scusa.
Le scrivo.
Scendo dalla macchina e le lascio la scatola davanti la porta. Potrebbe prenderla suo padre, ma io spero che la prenda lei.
Accendo la macchina e sfreccio via.
Raggiungo casa e mentre sto salendo le scale mi arriva un messaggio.
Da Kyl
Grazie.
Sulle mie labbra compare un lieve sorriso. Spengo il telefono e mi metto a dormire.

« Sai bene l'italiano» Mi ha detto questa sera Greta.
Lei me lo aveva insegnato un po', ricordo ancora le prime parole che mi aveva insegnato, erano solo parolacce, ma aveva detto che erano le parole più importanti e più usate, quindi era importante saperle. Poi ha tentato di fare una conversazione interamente in italiano, ma non riuscivo a capire niente, ma rimanevo lì ad ascoltare senza mai annoiarmi. Mi affascinava il suo accento mentre parlava nella sua lingua madre.
Mi affascinava tutto di lei.
Ma ora é solo un ricordo.

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