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× Se prima l'atmosfera era tesa, adesso in casa regna il silenzio

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× Se prima l'atmosfera era tesa, adesso in casa regna il silenzio. Michele non ha più parlato con Emma del viaggio in Perù, Maria ci ha provato ma la ragazza le ha detto di non averne voglia e di non insistere perché non voleva litigare anche con lei. Adesso non parlava né con suo padre e nemmeno con suo fratello. Si è sentita in colpa per aver rovinato il momento di Alessandro in quel modo ma i commenti del padre l'hanno davvero ferita e mandata su tutte le furie.

Non ha molti bei ricordi del Perù e questo Michele lo sa bene. Emma è nata a Lima nel '98, in uno dei distretti più poveri che divide la parte ricca della capitale da quella più povera. Tornare a casa, significherebbe tornare lì, in mezzo alla miseria, alla paura, al pericolo. Da piccola non aveva molto e nemmeno tutta l'immaginazione di una bambina rinchiusa in una realtà difficile l'avrebbe portata a pensare che, un giorno, avrebbe avuto un letto tutto suo. Fino agli undici anni non aveva mai visto una televisione, non conosceva alcuni elettrodomestici comuni. In orfanotrofio, che lei ha sempre chiamato agenzia pur di sottrarsi al carattere triste che connota una struttura addetta alla cura di ragazzi e bambini senza genitori, non c'era molto di quello che ha conosciuto dopo, quando i suoi genitori adottivi l'hanno presa con sé. Aveva più di un gioco, dei vestiti nuovi e perfettamente puliti, una stanza tutta sua e la possibilità di dormire bene anziché rannicchiata in un piccolo angolo con una vecchia coperta bucherellata addosso.

"Emma." la chiama Paulo, trovandola in uno stato di trance mentre entra nella sua stanza.

Al sentire il materasso muoversi, la ragazza si risveglia dai suoi pensieri e si volta in direzione di Paulo.

"Cosa?" domanda mentre riporta lo sguardo sulla valigia ancora vuota e sistemata per terra.

"Mamma, papà e Ale sono preoccupati, hanno detto che non sei uscita dalla tua stanza dopo la discussione dell'altro giorno al ristorante." in risposa riceve un sospiro mentre si mette in piedi, spingendo la valigia contro al muro mentre apre l'armadio. "So che non ne vuoi parlare, ma di là sono tutti preoccupati."

"Non mi interessa." afferra una giacca e la guarda. Invece si, le importa eccome.

"Non dire così." si mette in piedi e le accarezza la guancia. "Guarda che so come ti senti, so cosa vuol dire essere lontano da casa."

Emma mugola un verso lamentoso e lo guarda negli occhi, mostrando quanto sia triste e giù di corda. L'argentino la abbraccia e lascia un bacio sulla sua guancia, accarezzandole la schiena.

"Loro non capiscono." si lamenta mentre stringe la sua maglia. "Io voglio solo rivedere alcune persone e basta, mi vogliono vietare anche questo."

"Non vogliono vietartelo." le da un altro bacio, sulla fronte questa volte. "Loro hanno paura che tu vada lì per non tornare mai più, hai detto che il Perù è casa tua e che Palermo non lo è mai stata."

"Non è vero, non ho detto questo." si stacca leggermente dalla sua presa. "Ho detto che il Perù è più casa mia di quanto non lo sia Palermo, non che non lo è affatto. Io sono nata e cresciuta lì, sono quel che sono per questo."

"Lo so."

Non smetterà mai di dire che Emma è meravigliosa, sia dentro che fuori, e non finirà mai di ringraziare il Perù per questo. Adora il suo sorriso, il suo carattere forte, il suo sguardo e il modo in cui si guarda attorno, come se fosse sempre tutto nuovo. L'ha vista maturare, crescere, da ragazzina diventare donna.

"Non voglio rinunciare." non vuole andare contro i suoi genitori e può solo immaginare come si sentano in questo momento ma ha bisogno di raggiungere la sua terra quanto prima.

"Non ci rinuncerai." ma il suo sguardo sembra essere convinto del contrario. "Parlo io con i tuoi, ok?"

Emma annuisce e si stacca da lui, lasciandolo andare. Si avvicina alla porta del salone, senza però entrarci, così da ascoltare.

"Allora? Cosa ti ha detto?" gli chiede il migliore amico.

"Mi ha detto che non vuole rinunciare a questo viaggio e che non intende restare lì per sempre, sente solo il bisogno di tornarci." spiega brevemente, sedendosi accanto a lui. "Non voglio insegnarvi il lavoro di genitori ma francamente so cosa prova Emma, anche io vivo quotidianamente lontano da casa e dal mio paese d'origine, non credo che sia strano che voglia tornarci per un qualche giorno."

La ragazza sorride mentre si siede per terra. Non si sarebbe mai aspettata che Paulo prendesse le sue parti davanti ai suoi genitori, cercando di convincerli a lasciarla andare.

"Io ho paura che riviva qualche trauma, capisci? Lì ha sofferto tanto e ricordo come se fosse ieri la sua faccia devastata." sospira Michele, passando una mano sul viso. "Non voglio che rimanga ferita ancora una volta, non lo sopporterebbe e non lo sopporterei nemmeno io."

"Capisco quello che dici, Michè, ma Emma ha ormai vent'anni ed ha metabolizzato quello che le è successo già da un bel po'." anche Maria cova la stessa paura ma sa che tappare le ali alla figlia potrebbe essere solo peggio. "Andarle contro in questo suo desiderio significherebbe retrocedere di molto, non pensi anche tu?"

Michele annuisce e si chiude in un piccolo momento di riflessione individuale. Ricorda quanto fosse piccola Emma quando l'ha vista per la prima volta, pochi giorni dopo il suo arrivo in Italia. Se ripensa a com'è adesso si stupisce, non sembra nemmeno quella bambina così paurosa e schiva.

"Si, forse hai ragione tu." si arrende ed accetta la dura ma vera realtà dei fatti. "Ma non voglio che vada lì da sola, potreste accompagnarla voi, ragazzi?" alza lo sguardo verso suo figlio e Paulo. "È pur sempre un viaggio e voglia che si diverta in parte, con noi sarebbe difficile dato che non abbiamo più l'età."

"Non hai nemmeno bisogno di chiedermelo, è ovvio che andrò con lei." risponde Alessandro.

"E lo stesso vale per me." aggiunge Paulo a sua volta.

Emma sorride nel suo piccolo e porta una mano sul petto, sentendo il cuore andare così forte da farle male.

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Mi Cielo / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora