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× Emma alza il cappuccio della felpa sulla testa mentre esce sul balcone della sua stanza ed osserva il panorama notturno che le si staglia davanti

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× Emma alza il cappuccio della felpa sulla testa mentre esce sul balcone della sua stanza ed osserva il panorama notturno che le si staglia davanti. Non capisce perché suo fratello debba essere così riluttante e distaccato dalla realtà che più le appartiene. Sospira mentre si appoggia alla ringhiera e più ripensa a quello che ha detto, più si sente presa in giro. Aveva detto che sarebbe venuto per lei, per esserle di conforto ma non sta facendo nulla di tutto ciò, anzi, sta facendo l'esatto opposto e senza nessun apparente motivo.

La suoneria del telefono la fa sussultare e quando guarda chi sia, corruga la fronte quando legge il nome di Paulo. Alza lo sguardo e lo trova sul balcone accanto mentre le fa cenno di rispondere.

"Ti capita sempre di chiamare le persone che sono a due passi da te?" mormora, cercando di non fare molto rumore.

"No ma non potevo certo urlare per chiamarti, è mezzanotte." anche il suo tono di voce è basso. "Che fai sveglia a quest'ora?"

"Potrei farti la stessa domanda." ribatte.

"Ho dormito per le ultime tre ore in aereo." le ricorda. "Qual è la tua scusa, invece?"

"Ale." risponde. "E poi questa stanza ha un non so che di strano."

"Sicura di non essere tu quella strana questa sera?" prende una piccola pausa. "Sicura che non sia per domani?"

Emma sospira, facendogli capire che ha centrato in pieno il suo problema. È preoccupata perché non sa cosa troverà, non ha idea di quello che succederà una volta arrivata lì e teme di fare o dire la cosa sbagliata.

"Puoi venire qui?" più che mai ha bisogno di qualcuno accanto.

Paulo chiude la chiamata ed Emma fissa lo schermo sconfitta, credendo che quello fosse un no chiaro e tondo. Si ricrede quando sente bussare alla porta della stanza e se lo ritrova davanti non appena va ad aprire.

"Hey." sorride in sua direzione.

"Non hai freddo a torso nudo?" gli domanda, distogliendo lo sguardo dai suoi bellissimi addominali.

"No." risponde semplicemente, notando il ciglio triste che ha dipinto sul viso. "Che cosa ti prende, piccola?"

Emma sospira e abbassa lo sguardo, prendendo il labbro inferiore tra i denti. Se potesse far sparire questa brutta sensazione che ha in petto, lo farebbe senza pensarci due volte.

"Non voglio fare la cosa sbagliata." ammette finalmente.

"Perché mai dovresti fare la cosa sbagliata?" poggia due dita sotto il suo mento e le fa rialzare il capo, così da guardarla negli occhi. "Andrà tutto bene, vedrai."

La ragazza lo abbraccia, poggiando la fronte contro il suo petto e sentendosi improvvisamente più tranquilla quando sente il suo cuore battere, come se fosse la sua ninna nanna che la culla dolcemente per calmare le sue paure.

"Resteresti con me se te lo chiedessi?" spera tanto di sentirsi dire di sì, si sentirebbe più tranquilla e sicura.

"Me lo stai chiedendo o è una domanda che ti è venuta in mente totalmente a caso?" sa già quale sia la risposta.

"Te lo sto chiedendo." mormora contro il suo petto, inspirando il suo buonissimo profumo.

"Allora si, resterò con te." si stacca un po' da lei e bacia la sua fronte, facendole chiudere gli occhi. "Ma dovresti dormire."

La prende in braccio e si avvicina al letto cue si trova al centro della stanza, sistemandola sul materasso e sdraiandosi al suo fianco.

"Ho un dejavu." ride Emma, avvicinandosi di più a lui. "E un freddo terribile."

"Non si sta poi così male, non ti facevo così freddolosa."

"Sei tu ad essere troppo accaldato."

"Già, potrebbe essere." le accarezza la guancia. "Mi sento sempre accaldato quando ti guardo." lei piega il viso in un'espressione confusa, poi afferra un doppio senso e rotea gli occhi al cielo. "Non intendevo in quel senso."

"E in quale senso allora?" ride divertita, poggiando entrambe le mani sulle sue guance.

"Nel senso che sei meravigliosa." si spiega meglio. "Anche se non posso negare che mi fai un certo effetto."

"Ti pareva." sussurra mentre si nasconde nell'incavo del suo collo, dove il suo profumo è più forte.

"Vuoi dirmi che io non ti faccio quel certo effetto?" le accarezza il fianco destro e lei mugola qualcosa.

"Stai dicendo tutto tu."

"Quindi stai ammettendo che ti eccito." a quelle parole, Emma si mette parzialmente seduta e lo guarda.

"Dove sono finiti i mezzi termini?" lo prende in giro.

"Fidati, non vuoi un'altra risposta senza mezzi termini." ride e la fa stendere un'altra volta, facendo peso con un braccio e poggiando il viso sulla mano. "Credo che questa sia la conversazione più lunga che abbiamo mai avuto, sai?"

"È una cosa cattiva?" sa benissimo di non essere la persona più indicata per quanto riguarda la socialità, anzi, sa di sembrare addirittura antipatica quando si chiude nei suoi lunghi e profondi silenzi.

"No, perché mai dovrebbe esserlo?" alza le spalle. "Anzi, questo viaggio mi sta permettendo di conoscerti un po' di più." le bacia il dorso della mano.

"Non so se questa sia una cosa buona, in realtà." certe cose vorrebbe non conoscerle lei stessa, anche se è impossibile.

"Non dire così." bacia la sua fronte, un'altra volta. "A me piace come sei."

"Fidati, non sarebbe così se sapessi alcune cose."

"Non ho idea di cosa tu stia parlando ma dubito che qualcosa possa farmi cambiare idea." e più la guarda, più vorrebbe non staccarsi mai da lei ma, ogni volta, c'è qualcosa che gli ricorda di star creando una grande pila di guai: come reagirebbe Alessandro se sapesse tutta la verità?

"Questo è tutto da vedere." torna ad abbracciarlo, mettendo fine a quel discorso.

Adesso ha solo voglia di godersi la sua vicinanza, senza nessun discorso serio di mezzo. Paulo asseconda la sua volontà, anche perché desidera starle vicino più che mai.

E accade tutto di nuovo, come se fossero all'interno di un circolo vizioso: lei soffre, lui la consola e tutto sembra passare come se non fosse mai accaduto, come se tutto diventasse immensamente più semplice quando ha Paulo accanto.

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Mi Cielo / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora