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× Quando poggia i piedi per terra, Emma a malapena riconosce la città in cui è nata

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× Quando poggia i piedi per terra, Emma a malapena riconosce la città in cui è nata. Non è mai uscita dal suo quartiere, se non il giorno in cui gli assistenti sociali sono venuti a prenderla, e malapena riconosce quel che le sta intorno. L'hotel è bello come in foto e prova un forte sollievo nel poter parlare la sua lingua, sollievo che vede anche in Paulo. Alessandro, invece, non capisce quasi niente e va avanti a gesti o aggiunte di 's' anche quando non sono necessarie.

"Inizio ad essere stufo dello spagnolo." sbuffa infatti.

Per la giornata di oggi, hanno in programma un giro per Lima e la prima tappa è Plaza de Armas, una delle mete più amate dei turisti. Emma non c'è mai stata e l'idea di andarci la emoziona tantissimo, non sa quasi nulla della sua città natale e, durante questo viaggio, vuole raccogliere più informazioni possibili. Non appena arrivano innanzi al maestoso centro, la ragazza si ferma a guardarla con gli occhi di una bambina che su meraviglia di ciò che il mondo ha da mostrarle.

"Come mai questa faccia? Non sei mai venuta qui?" domanda Paulo, ricorda di aver avuto la stessa espressione quando l'ha vista per la prima volta.

"Mai." risponde mentre si guarda intorno, facendo un giro su sé stessa per cogliere ogni dettaglio.

Vaga per le vie senza mai guardare la strada, andando spesso a sbattere contro alcune persone, facendo ridere i due ragazzi che le stanno dietro, lasciandola al suo momento di meraviglia. A scuola aveva sentito parlare della sindrome di Stendhal, ma mai si sarebbe immaginata di provarla proprio nella sua città. È diversa dalla sensazione che aveva aveva ha visto Palermo per la prima volta, questa volta si sente avvolta da un forte calore familiare. L'aria le sembra diversa, lo stesso cielo sembra differente.

"È da prima che me lo chiedo, cosa sarebbero quegli oggetti esposti lì?" domanda Alessandro, osservando delle statuette colorate e diverse tra loro.

"Sono i tori di Pucara'." risponde Emma, salutando il proprietario della bancarella che ne vende tantissimi.

"E cosa sarebbero?" anche Paulo non ha idea di cosa siano, anche se ne ha uno in casa, ricevuto da un amico che è andato in vacanza in Perù.

"Sono simbolo della cultura dei conquistadores spagnoli ai tempi della scoperta del nuovo mondo. Ogni pezzo è unico e ognuno ha un significato." spiega brevemente.

"Tipo questo?" osserva l'argentino mentre prende in mano una statua di color bianco.

"Quello è il simbolo delle relazioni di coppia." ricorda che da piccola stava sempre ad ascoltare l'origine di questa tradizione dalla sua nonna.

"Ah, quindi un qualcosa che non mi compete al momento." ridacchia, creando poi un contatto visivo con Emma che distoglie lo sguardo e sorride.

"Potrebbe essere un bel souvenir per mamma e papà." osserva Ale mentre ne prende qualcuno, facendoseli impacchettare. "Adesso che hai fatto il tuo giretto, ti va di andare a mangiare?"

"Las papas a la huancaina!" risponde lei, iniziando a cercare un ristorante.

"Il cosa?" ride a quella parola così buffa.

"Sono patate bollite e condite con una salsa a base di pepe giallo, latte, olio e formaggio." adorava mangiarlo da piccola e non vede l'ora di rifarlo.

"Con tutto quello che di buono c'è qui vuoi proprio mangiare delle patate bollite? Qual è la differenza tra queste e quelle che fa la mamma?" dice Alessandro, beccandosi una brutta occhiataccia dalla sorella.

"Facciamo che ognuno mangia quel che vuole, ok?" cerca di mediare Paulo. "Anche se queste papas qualcosa hanno la mia attenzione."

Anche il pranzo è magico, anche se Alessandro non sembra proprio apprezzare i sapori che si basano sui peperoni e le patate. Apporta spesso qualche critica, facendo arrabbiare Emma che cerca di ignorarlo in tutti i modi. Dopo aver finito di mangiare, fanno un altro giro, in particolare per comprare i maglioncini ricavati dalla lana degli alpaca.

"Guarda quant'è morbido." la ragazza porge un maglioncino azzurro a Paulo, sapendo che è l'unico ad apprezzare quel giro turistico.

"Sicura che è di alpaca?" se lo rigira tra le mani.

"Si." risponde mentre ne sceglie qualcuno.

Ha sempre voluto averne uno ma la sua famiglia non poteva permetterselo ma adesso ha la possibilità di prenderlo ed indossarlo dato che in Perù fa freddo. Davanti ci sono sempre Paulo ed Emma che si fermano a guardare tutte le bancarelle, camminano senza fermarsi per notare dettagli, raccogliere storia e farsi spiegare qualcosa dai peruviani stessi, mentre Alessandro accumula noia su noia.

"Ti sei divertita?" domanda Paulo quando vede la ragazza sorridente come non mai.

"Si, tu?"

"Molto e tu, Ale?"

Il diretto interessato si ferma suoi passi e sbuffa sonoramente, scuotendo la testa.

"Perché no?" gli chiede la sorella, fermandosi a sua volta.

"Perché abbiamo speso una giornata intera tra i mercatini, i tori dipinti e i maglioncini colorati, che cosa sarebbe successo di così divertente o speciale?" sbuffa.

La mora abbassa lo sguardo e lascia scivolare le mani lungo i fianchi. Era così presa dall'entusiasmo da non essersi accorta della noia del fratello.

"Scusa.." mormora, poi riprende a camminare verso l'hotel, evidentemente di cattivo umore.

"Ale, eddai." lo riprende Paulo. "C'è bisogno di buttarla così a terra? Non ci hai nemmeno provato."

"Andiamo Paulo, non c'è niente di speciale." sbuffa.

"Forse per te no, ma è la prima volta che Emma fa un giro nella città in cui è nata. È da prima che non fai altro che ripetere quanto ti faccia schifo questo posto e che l'Italia è meglio, non puoi metterti nei panni di tua sorella?"

"Non ci riesco, ok?" alza le spalle. "Non capisco nulla di quello che la gente dice, mi fanno schifo i peperoni e tutta questa folla per delle stupidissime statuette o per dei maglioncini orribili mi sembra insensata!" si lascia sfuggire ad alta voce, attirando l'attenzione di Emma che, adesso, è arrabbiata.

"Allora tornatene a casa." sputa acida.

"Sono qui per te, Emma, non per vedere Lima."

"No, sei qui per rompere le scatole!" esclama. "Se ti ha fatto così schifo il centro della città allora non venire nemmeno con me quando tornerò dove sono nata, perché quello è più orribile di quanto puoi solo immaginare! Non ho bisogno di te per restare qui, tornatene a casa se ti fa piacere e smettila di assillarmi." accelera il passo, lasciando i due indietro.

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Mi Cielo / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora