Il passato può fare male, può far paura e certe volte non basta aggrapparsi al presente; certe volte bisogna trovare qualcuno che ci faccia vivere il presente e ci faccia pensare che non sarebbe poi così male puntare al futuro. Emma quel qualcuno l'...
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× Quando Alessandro ha visto rientrare Emma con le lacrime agli occhi e dei graffi sul viso, si è subito precipitato a chiederle cosa fosse successo, ma la sorella si è chiusa nella sua stanza senza dire niente ed è stato Paulo a raccontargli le vicende dell'ultima ora. Non è più uscita dalla sua stanza da quel momento. Ha passato i restanti giorni sotto le coperte a riflettere, piangere e chiedersi il perché di tutto quello che le è successo. Prima la notizia della morte di suo padre, poi la notizia di sua madre che non vuole vederla e infine sua sorella che la stava lanciando di nuovo tra le braccia dell'uomo che già una volta ha rovinato le loro vite. È uscita da quelle quattro mura giusto qualche ora fa, quando Paulo ha bussato alla sua porta per dirle che tra poco sarebbero andati in aeroporto per tornare a Palermo. È uscita con una felpa più grande di lei addosso, i pantaloni della tuta, il cappuccio sulla testa e dei cerotti a coprirle i graffi sulla guancia. I suoi occhi sono rossi e ha delle occhiaie scure sotto gli occhi, segno che ha dormito poco e niente. Quando sono saliti sull'aereo, si è rifiutata di sedersi dal lato del finestrino. All'andata l'aveva fatto perché voleva vedere il suo paese giungere ai suoi occhi, adesso a malapena vuole guardare in faccia chi le sta attorno e preferisce essere seduta dal lato del corridoio. Alessandro è al centro e vicino al finestrino siede Paulo. Quando cala la notte, Emma si rende conto di essere l'unica sveglia sul volo ed osservando la coperta che ha sulle gambe, inizia a ripensare a quello che è successo e, inevitabilmente, scoppia di nuovo a piangere. Poggia una mano sulla bocca per non singhiozzare e rischiare di svegliare qualcuno, sentendo gli occhi bruciare e il cuore far male come non mai. Paulo apre leggermente gli occhi e si volta in sua direzione, vedendola rannicchiata su sé stessa, stesa su un fianco mentre piange in silenzio e si nasconde dietro ai lunghi capelli e al cappuccio della felpa. La vorrebbe abbracciare e vorrebbe provare a consolarla, ma gli viene difficile dato che tra loro c'è Alessandro.
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Quando torna a Palermo, la prima cosa che Emma fa è fare una doccia per poi chiudersi nella sua stanza. Michele e Maria non hanno avuto bisogno di spiegazioni per capire che loro figlia non è tornata contenta dal viaggio per cui ha speso tante energie. Quando Alessandro si è deciso a raccontar loro quello che è successo, i due non hanno potuto fare a meno di stare male al sol pensiero di quello che si staglia nel cuore della loro Emma, adesso ferita fino al midollo.
"Emma." Alessandro bussa alla sua porta mentre tiene un piatto in mano, sospirando dal sollievo quando sente la porta aprirsi senza fare troppe storie. "Come stai oggi?" le chiede mentre poggia i pancakes sul comodino.
"Come ieri." alza le spalle mentre lega i capelli in una coda alta.
"C'è qualcosa che possiamo fare per te?" domanda mentre si siede accanto a lei, vedendola scuotere la testa. "Va bene." le lascia un bacio sulla tempia. "Io, mamma e papà stiamo andando a trovare la zia, tu vuoi venire?"
"No." risponde mentre sospira.
Anche Alessandro sospira e, con i genitori, si appresta ad andare dalla sorella di suo padre. Quando crede di essere finalmente rimasta da sola, Emma sobbalza quando sente dei rumori provenire dalla finestra. Quando si mette in piedi e scosta la tenda, prende un respiro di sollievo al vedere che si tratta di Paulo.
"Hey." la saluta quando apre la finestra.
"Potevi passare dalla porta." mormora mentre lo guarda scavalcare ed entrare.
"Lo so ma oggi ero in vena di fare pazzie." ride leggermente. "Tu come stai?"
"Non be-" viene interrotta dalla suoneria del telefono dell'argentino che, sbuffando, decide di spegnerlo.
"Lo immaginavo, Alessandro mi ha detto che è disperato perché non sa cosa fare ed io mi sono sentito così in colpa che sono venuto per dirti una cosa." si siedono sul letto e lei corruga la fronte.
"Che cosa?"
"Non hai bisogno di sentirti dire questo adesso, ma Alessandro è mio amico e non sopporto di vederlo ferito così. Voglio che sia tu a dirmi se quello che ha detto Iris è vero oppure no."
La ragazza trasalisce al sentir nominare Iris e si schiarisce la voce mentre annuisce, promettendo di essere sincera.
"Che cosa ha detto?"
"Ha detto che non c'è e non ci sarà mai paragone tra lei e Alessandro perché lei è tua sorella biologica, mentre lui è quello adottivo. Dopo quello che è successo alla clinica di tua madre, siamo venuti da te per consolarti e Iris ce l'ha impedito, dicendo che solo lei poteva darti tutto quello di cui hai bisogno, sentimenti che Alessandro non potrà mai darti."
"Ma.." si mette in piedi e lo guarda di traverso. "Perché non me l'avete detto?"
"Alessandro non voleva creare casini e mi ha fatto promettere di tenere la bocca chiusa ma non ne posso più." spiega velocemente. "Adesso voglio che tu sia sincera, non tener conto di quello che Iris ha detto o fatto. È diverso tra lei e Alessandro?"
"No!" risponde nettamente, senza doverci pensare. "Non so perché abbia detto una cosa del genere ma non è vero nulla. Io amo Alessandro come mio fratello, non mi interessa se non abbiamo lo stesso DNA, lui, per me, è parte della mia famiglia." rilassa le spalle. "C'è una differenza sostanziale tra chi fin da piccola ha vissuto con te ed ha cercato di renderti diversa perché ti riteneva una pezzente e chi ti ha accolto in casa sua da totale sconosciuta e ti ha amata dal primo istante." abbassa lo sguardo. "Solo perché non lo dico mai né a lui né ai nostri genitori, non significa che io non voglia loro un bene dell'anima. Io non sapevo nemmeno cosa fosse una famiglia prima di conoscere loro e non sceglierei mai la mia famiglia biologica al loro posto. Credevo fosse giusto andare a trovarli per capire il perché di molte cose e magari mettere un punto ai miei tormenti, ma mi è servito a capire che, in Perù, non ho mai avuto niente che si avvicinasse a quello che ho adesso. Il Perù è casa mia, si, ma la mia vera famiglia si trova qui."
Paulo sorride alle sue parole e poi le accarezza le guance divenute rosse per l'imbarazzo. Non aveva mai parlato a nessuno in questo modo e non è brava a gestire le emozioni in questo caso.
"Ho capito." le sorride. "Ma vedi di dirlo anche a loro, ok?"