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× "Iris ciao

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× "Iris ciao." la saluta Alessandro, affiancato da Paulo mentre entra in casa sua.

"Ragazzi, quale buon vento vi porta qui?" domanda mentre li fa accomodare nel salone ed ordina alla governante di preparare del té.

"Siamo venuti a prendere Em- Felisa." spiega il ragazzo mentre prende posto sul divano, potendo notare un'espressione infastidita sul volto della donna.

"Feli, dici?" domanda mentre porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Non vuole vedere nessuno in questo momento, è ancora molto triste per la storia di nostra madre."

"Lo so, ma sono preoccupato per lei, vorrei almeno vederla."

"La tua preoccupazione non è necessaria, Alessandro, Felisa sta bene, qui ha tutto ciò di cui necessita." lo guarda con la coda dell'occhio.

La pronuncia italiana di Iris è quasi perfetta, frutto delle lezioni che il marito gli ha fatto prendere per fare bella figura con la moglie di un altro aristocratico peruviano, le cui origine sono legate al suolo italiano.

"Ok, non metto in dubbio questo ma la conosco abbastanza bene da capire che adesso ha bis-"

"Non ha bisogno di niente, tranquillo, mi prenderò io cura di lei. Alla perfezione, aggiungerei." asserisce, cercando di essere il più cortese possibile ma è palese che stia nascondendo qualcosa.

"Se hai qualcosa da dire, dilla e basta." taglia corto Paulo, vedendola sospirare.

"Dico solo che solo io posso capire cosa prova Felisa in questo momento, io, sua sorella di sangue." marca bene.

"Quindi il tuo problema è il fatto che io sia suo fratello." annuisce Alessandro. "Non vedo il perché di tutta questa rabbia, questa non è una gara."

"Non lo è perché non c'è competizione." sospira mentre alza le spalle. "Non vorrei ripetermi perché di solito non lo faccio e non ho bisogno di farlo, ma sono l'unica a poter capire il dolore di Felisa, io so cosa vuol dire vivere quello che sta vivendo lei."

"Non voglio mettere in dubbio il tuo ruolo nella sua vita, sono sicuro che tu le voglia tanto bene e che lei ne voglia a te, sto solo dicendo che ho visto Emma così un milione di volte e so che adesso ha bisogno di una coccola." spiega, cercando di mantenere la calma.

L'ultima cosa che vuole è un litigio con Iris, anche perché sa che Emma non ha bisogno anche di questa preoccupazione.

"E io ti ho detto che non ne ha bisogno invece, sei forse sordo?" incrocia le braccia al petto.

"Cosa ci sarebbe di male nel consolare una sorella, potrei saperlo per favore?" domanda Paulo, stizzito dal comportamento immaturo e presuntuoso di Iris.

"Proprio niente, anzi, ma hai detto bene qui parliamo di sorelle, di legami familiari dettati dal sangue e non dalla voglia di credere che sia così." scandisce bene ed alza i toni, controllando che non arrivi nessuno, soprattutto la diretta interessata dei loro discorsi.

"Io considero Emma mia sorella minore a tutti gli effetti, non accetto che mi si dica il contrario, mi dispiace." afferma con sicurezza il ragazzo, puntando i suoi occhi castani su quelli scuri di Iris che scuote la testa e ride, ride di lui.

"Sei davvero uno sciocco se la pensi così, credi che per lei sia così? Non sarebbe mai tornata qui a cercare me e il resto della nostra famiglia se così fosse." continua a sorridere. "Non ho idea di chi siano le persone che l'hanno adottata, ma questa è casa sua, Felisa è mia sorella."

Alessandro incassa il colpo e rimane per qualche secondo in silenzio. Insieme ai suoi genitori hanno discusso su quale fosse la ragione che avesse spinto Emma a decidere di tornare in Perù dopo così tanto tempo e l'idea che volesse tornarci definitivamente ha solleticato e continua a solleticare la loro mente. Forse è un'esagerazione, non ne ha idea ma non può fare a meno di ripensarci adesso e si sente più sconfitto che mai.

"Non puoi dire certe cose, non puoi sapere come si sente davvero Emma in questo caso e non hai il diritto di parlare per lei." si impunta l'argentino, mettendosi in piedi e cercando le scale per raggiungere la ragazza.

"Ti proibisco di vagare per casa mia, non ci metto molto a chiamare la sicurezza." lo minaccia Iris, sistemandosi davanti a lui e bloccando il passaggio. "È casa mia!"

"Non mi interessa se questa è casa tua, voglio parlare con Emma e adesso." non si lascia intimidire e spera davvero che si possa mettere un punto a questa storia, ma Alessandro sembra non essere della stessa idea.

"Paulo, basta." lo ferma infatti, poggiando una mano sulla sua spalla. "Torniamocene in albergo."

"Stai scherzando? Vuoi davvero lasciare che ti dica queste cose? Sai anche tu che non è così, non sappiamo quello che prova davvero Emma." prova a convincerlo ma lo vede distrutto e spento.

"Hai detto bene, non sappiamo come si sente davvero ed è meglio se lasciamo perdere, non voglio turbarla più di quanto non lo sia già."

"Non puoi dire sul serio, vuoi lasciarla vincere così?" è furioso, non si aspettava una resa da parte sua.

"Se la sconfitta significa dare un po' di pace ad Emma, allora va bene." alza le spalle. "L'unica cosa importante è che lei stia bene, il resto è di contorno, forse neanche."

"Ale." lo guarda dritto negli occhi e capisce che non è ironia, che non è uno scherzo e che è terribilmente serio questa volta. "Cazzo." impreca poi.

Non hanno concluso niente e questo lo sa da sé. Avrebbe preferito vedere Emma, parlarle, spiegarle la situazione ed ascoltare la sua versione dei fatti, ma Alessandro si è arreso per il suo bene e ha deciso di andarsene senza ribattere ulteriormente, lasciando generare in Iris un sentimento di soddisfazione che la pervade di più quando alza la cornetta del telefono e scambia qualche chiacchiera al telefono. Domani darà una cena e sarà la sua occasione per dimostrare che è davvero l'unica di cui Emma, o Felisa, ha bisogno in questo momento, dimostrano ai due ragazzi che si sono sbagliati di grosso.

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Mi Cielo / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora