× Il muro è più artistico di quel che ricordava, altri ragazzi sono arrivati per creare dei disegni che indicassero la libertà, l'uguaglianza. L'aveva oltrepassato solo una volta e non ha dei bei ricordi al riguardo. Non si sarebbe mai aspettata che sua sorella sarebbe riuscita a sposarsi con un uomo ricco, anche se più grande di lei. Da quello che sa, adesso hanno due figli insieme e, per quanto si sforzi, non riesce proprio ad immaginare sua sorella nelle vesti di madre. Non riesce ad immaginarla in generale, se non con il ricordo infantile che si porta dietro.
"Desiderate?" domanda una donna delle pulizie quando apre la porta, osservando le quattro persone che si ritrova davanti e che non conosce.
"Buonasera, avevo parlato con la padrona di casa riguardo la visita di Emma." indica quest'ultima con un gesto della mano.
"Vado a chiedere, accomodatevi nel mentre." fa loro spazio e goffamente sale le scale.
Questa si che è una casa di cui Iris non si sarebbe mai e poi mai vergognata, la casa dei suoi sogni, quella che era solita disegnare sui vecchi fogli di giornale che trovava in terra. Quel lusso le fa girare la testa, le fa venire la nausea e cerca di reprimere con forza l'ultima volta in cui ha visto tutto questo sfarzo, nonostante ci riesca a malapena.
"Degli ospiti?" chiede una voce ferma, quieta, da donna adulta.
"Si tratta di una certa Emma, signora."
Improvvisamente il rumore dei passi si fa sempre più veloce e pesante, più vicino man mano che i secondi passano. Una donna, dai capelli castani e gli occhi scurissimi, che di Emma ha poco e nulla (1) irrompe nella stanza nel suo lungo vestito blu.
"Felisa!" esclama prima di gettare le braccia al collo della sorella. "Non posso credere che sia davvero tu, cielo non ti avrei nemmeno riconosciuta!"
Emma ricambia la stretta e accenna un sorriso alla sorella, guardandola con aria dispiaciuta subito dopo. Sa che è stata proiettata da una stazione di polizia all'altra dopo la sua partenza e che ha mentito per non essere portata via, anche se i suoi genitori sono stati portati via e lei è rimasta da sola dopo aver appena compiuto diciotto anni. E poi il matrimonio con le persone che le hanno sempre guardate con rammarico e tanto disprezzo.
"Mi dispiace." mormora.
"E per cosa?" sorride raggiante. "Guarda che vita che ho! Non è meravigliosa questa casa?" allarga le braccia. "Questa è la vita che ho sempre sognato e non la cambierei per nulla al mondo, sai che adesso ho due figli?" si muove da una parte all'altra della stanza con fare esperto, facendo poi un giro su sé stessa. "Ma non credo di avere il piacere di conoscere i tuoi amici, uno dei due è il tuo fidanzato?"
"No, loro sono Alessandro e Paulo." li presenta. "Mio fratello adottivo e un nostro amico." spiega meglio subito dopo. "Lei è Iris, mia sorella maggiore."
"È un piacere conoscervi, ragazzi." tende la mano ad entrambi. "Si, io sono sua sorella, quella vera." asserisce mentre guarda Alessandro che corruga la fronte e la guarda come se fosse un mostro. "Grazie per aver accompagnato Felisa qui."
Paulo la osserva confuso, chiedendosi il perché stia chiamando Emma con un altro nome. In effetti lo ha letto anche sulla parete della sua vecchia casa e si chiede se non fosse il nome che aveva prima di partire per l'Italia.
"Quindi alla fine hai sposato Pascal." mormora Emma, mordendosi l'interno della guancia.
Miguel avrà circa quarantacinque anni adesso mentre sua sorella ne ha soli ventisei. Ricorda il modo in cui le ronzava intorno quando era ancora una quindicenne innocente e lui già un trentenne in cerca di moglie.
"Si, mi ha proprio salvato la vita." annuisce sovrappensiero. "E tu invece? Credo tu abbia circa vent'anni, sei sposata o prossima al matrimonio?"
"No." risponde semplicemente.
"Almeno lo hai il fidanzato?"
Vorrebbe evitare di parlare di Gabriele e di quella piccola e contorta relazione che hanno avuto, anche perché sono durati poco insieme e non è che ci sia una grande necessità di parlargliene.
"No, non ho nemmeno il fidanzato." prosegue, portando le mani dietro alla schiena con fare nervoso.
Più che mai si sente a disagio davanti al suo stesso sangue, non se lo sarebbe mai aspettata eppure è così. Anche se non lo dice, può notare come Iris sia contrariata dalle sue parole, ma poi sorride così tanto da far venire male alle guance ad Emma.
"Oh, funziona così dove vivi tu? È un bene che tu sia single." si mette seduta e subito dopo sente suonare il campanello. "Dovrebbe essere l'autista con i bambini."
La signora che li ha accolti prima va ad aprire la porta un'altra volta e, proprio come aveva anticipato Iris, due bambini fanno capolino dalla porta del salone, guardando le persone che hanno davanti. Emma sorride istintivamente. Sono proprio belli. (2)
"Mamma, chi sono queste persone?" domanda la bambina mentre toglie dalle spalle lo zainetto rosa a forma di unicorno. Non avrà più di cinque anni.
"Allora bambini, lasciate che faccia le presentazioni." Iris si abbassa alla loro altezza ed indica Emma. "Lei è vostra zia, la sorella minore di mamma, mentre i due signori sono Alessandro e Paulo."
"Noi abbiamo una zia?" chiede stupito il bambino, non avendo mai sentito parlare di una sorella della sua mamma.
"Si." risponde e poi li prende per mano, facendoli avvicinare alla sorella. "Loro sono Santiago e Jasmine."
Emma sorride intenerita mentre si inginocchia e li osserva meglio. Sono bellissimi ma non assomigliano per niente a loro madre, sono la fotocopia di loro padre e lo può capire facilmente, basta un solo sguardo.
"Ciao bambini, io sono.." non sa bene come presentarsi, se con Emma o Felisa.
"La zia?" domanda Jasmine, portando la mano libera alla bocca.
"Si." sorride dolcemente mentre le accarezza il ciuffo biondo, facendola sorridere. "Siete dei bellissimi bambini." mormora subito dopo, sentendo il cuore intenerito da quegli occhioni castani così puri e dolci.
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Mi Cielo / Paulo Dybala
أدب الهواةIl passato può fare male, può far paura e certe volte non basta aggrapparsi al presente; certe volte bisogna trovare qualcuno che ci faccia vivere il presente e ci faccia pensare che non sarebbe poi così male puntare al futuro. Emma quel qualcuno l'...