Il passato può fare male, può far paura e certe volte non basta aggrapparsi al presente; certe volte bisogna trovare qualcuno che ci faccia vivere il presente e ci faccia pensare che non sarebbe poi così male puntare al futuro. Emma quel qualcuno l'...
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× "Mi inquieti." ride Paulo mentre passa l'asciugamano sui capelli e guarda la ragazza stesa a pancia in giù sul suo letto, intenta a guardarlo.
"Perché?" chiede, poggiando il meno sul palmo della sua mano, seguendolo con lo sguardo mentre apre il cassetto della biancheria per prendere dei boxer puliti.
Dopo aver fatto l'amore, si sono fatti una lunga doccia fatta d'acqua, sapone, bacetti, massaggi ed Emma inginocchiata per terra mentre dava piacere a Paulo con l'ausilio della sua bocca. È uscita per prima per asciugare i capelli ed ha da poco finito di mettersi il pigiama che Paulo le ha dato, ovvero un'enorme maglietta di Balenciaga.
"Perché mi fissi." risponde mentre toglie l'asciugamano che gli circondava i fianchi fino a poco fa per mettere i boxer e dei pantaloncini della tuta bianchi.
"Se sei bello non è colpa mia." replica mentre si sdraia sulla schiena e inizia a fissare il soffitto.
"Anche tu sei bellissima, mi amor." le rivolge un sorriso e poi si stende anche lui, prendendo il telefono tra le mani.
Emma gli si avvicina e poggia il mento sul suo petto, osservandolo scorrere tra le storie di instagram, soffermandosi su quelle di una bellissima ragazza dai capelli biondi e gli occhi castani.
"Chi è?" gli chiede dunque, alzando lo sguardo in sua direzione.
"Alice." risponde semplicemente mentre ride ad una delle sue storie.
"E chi è questa Alice?" chiede mentre si mette seduta.
"Eh?" Paulo si volta in sua direzione e la vede completamente corrucciata mentre incrocia le braccia al petto, è così buffa da farlo ridere.
"Che ti ridi?" sbuffa.
"Sei troppo buffa quando ti arrabbi." poggia la testa contro il suo stomaco e le circonda i fianchi con le braccia muscolose. "E adoro come ti stanno i miei vestiti."
"Non hai risposto alla mia domanda." poggia le mani sulle sue guance e fa si che la guardi negli occhi. "Chi è Alice?"
"Non dirmi che sei gelosa." la prende in giro e la vede roteare gli occhi al cielo. "È la moglie di un mio compagno di squadra, una mia cara amica." risponde semplicemente.
"E chi sarebbe questo tuo compagno di squadra?"
"Alvaro Borja Morata Martìn, nato a Madrid il 23 ottobre 1992. Vuoi sapere anche il suo indirizzo di casa o va bene così?" la prende in giro.
Emma prende il suo cellulare ed entra poi su google, cercando il nome di quel ragazzo su internet e scoprendo che si tratta di un calciatore. Viene attirata da una foto in particolare che ritrae lui insieme a Paulo.
"Cosa c'è?" chiede confuso.
"Sei sexy quando sei sudato ed hai il ciuffo spettinato." dice senza troppi giri di parole.
"Mi stai proponendo del sesso post allenamento?" mormora contro la sua pancia.
"Adesso che ci penso non ti ho mai visto giocare." riflette subito dopo.
"Oh no, abbiamo cambiato argomento." ironizza, poi si mette dritto e diventa più serio. "Puoi venire a vedermi quando vuoi." alza le spalle.
"Si ma io voglio vederti adesso."
"Vuoi che tiri fuori i gnomi da giardino e improvvisi una partita con loro?"
"No." risponde. "Non c'è una partita che posso vedere su internet?" chiede.
"Oh beh, mi risparmi una fatica, sai non li ho nemmeno ventuno nani da giardino." riprende il cellulare e cerca poi gli highlights di qualche partita vecchia. "Qui ho anche segnato."
Emma si concentra sul piccolo schermo del telefono e, quando individua Paulo, si focalizza interamente su di lui, anche quando non tiene palla. Poi si gode la visione del suo bellissimo goal, vedendolo esultare.
"Cosa fai qui?" mette in pausa il video e gli fa vedere quella mossa strana che fa, portando due dita sotto agli occhi.
"È la mia esultanza e che tu ci creda o no, si chiama Dybala Mask." spiega.
"Oh." si limita a dire mentre finisce di guardare il video. "Uffa." sospira subito dopo.
"Cosa? Non ti è piaciuto il video?"
"No." appoggia la fronte sulla sua spalla. "Mi sono resa conto che non so niente di te." sbuffa.
"Non è vero." la stringe in un abbraccio.
"Si che è vero. So solo che ti chiami Paulo Exequiel Dybala, hai venticinque anni, fai il calciatore e sei nato a Cordoba, in Argentina." sbuffa sonoramente.
"Cosa vuoi sapere?"
"Tutto." risponde mentre lo guarda attentamente, pronta a memorizzare ogni dettaglio.
"Sai già che sono nato a Cordoba ed è successo il 15 novembre del 1993, da mia madre Alicia e mio padre Adolfo che è venuto a mancare quando avevo quindici anni. Ho due fratelli maggiori, Gustavo e Mariano e due nipoti di sei anni più piccoli di me, Lautaro e Dolores. Ho iniziato a giocare a quattro anni e ho fatto le giovanili nella squadra della mia città, dove ho esordito anche prima squadra. Nel 2012 sono arrivato a Palermo e nel 2015, come ben sai, sono andato a Torino per giocare alla Juventus." conclude. "E questo è quello che c'è da sapere su di me."
Emma annuisce e poi lo abbraccia, poggiando il viso nell'incavo del suo collo, lasciandoci su un bacio.
"Mi dispiace per tuo padre."
"Ti sei concentrata solo su quello? Non fartene un problema." le accarezza i capelli. "E poi potrei dire lo stesso."
"A dire il vero, non ho bei ricordi di mio padre." alza le spalle. "Solo brutti."
Improvvisamente si incanta a guardare il vuoto e Paulo si rende conto che ci sono molte cose che lui non conosce di Emma. La sua storia, ad esempio. Ha sempre evitato di chiedere per evitare di essere troppo invadente ma anche lui ha molte domande a cui non riesce a dare risposta.
"Va tutto bene?" le domanda e lei sorride in sua direzione mentre annuisce. "Nemmeno io so molto su di te, o almeno.. non so molto sulla tua vecchia vita."
Emma ci pensa un attimo su e capisce che ha ragione. Non ha mai parlato con nessuno di quello che le è successo, la sua famiglia l'ha saputo attraverso gli assistenti sociali. Raccontare a Paulo della sua vita non le pesa, anzi, però..
"È una storia non molto bella da raccontare o ascoltare, sei sicuro di volerla sentire?"