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× Tra le mani ha quello che ha aspettato per anni, l'unico regalo che avrebbe voluto ricevere ma che non ha mai chiesto

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× Tra le mani ha quello che ha aspettato per anni, l'unico regalo che avrebbe voluto ricevere ma che non ha mai chiesto. Dopo due anni e mezzo di duro lavoro, sacrifici e risparmi, è riuscita a rientrare nei costi suggeriti dall'agenzia e, finalmente, ha la certezza che avrebbe ripercorso il viaggio al contrario. Sarebbe tornata a Lima, in Perù, a casa sua. Ne avrebbe voluto parlare con i suoi genitori in modo discreto, ma la chiamata di Alessandro ha stravolto i piani. Aveva ricevuto una promozione ed aveva invitato le persone a lui più cure a pranzo fuori. Nonostante fosse contraria, Maria e Michele sono riusciti a trascinare Emma al ristorante, anche se non ha scambiato nemmeno una parola con il fratello. Insieme a loro c'è Paulo, poi nessun altro. Per un attimo pensava di ritrovarsi attorno Vanesse con la sua gang di oche ma le ha fatto piacere vedere che non erano sulla lista degli invitati.

"Che c'è, Emma? Non hai toccato praticamente niente." osserva Alessandro. "Non ti piace? Ti faccio portare qualche altra cosa?"

Lo sguardo della ragazza è ferma sulla vetrata. La pioggia cade a dirotto senza fermarsi e i tuoni scuotono quei vetri come se mirassero a distruggerli.

"Non ce n'è bisogno." risponde, riportando lo sguardo sul suo piatto.

"Sembri parecchio pensierosa, è successo qualcosa?" la madre le accarezza la spalla e può leggere nei suoi occhi che c'è qualcosa che non va o che non vuole dire.

"Vi volevo dire una cosa, in realtà." ammette finalmente, attirando l'attenzione di tutti.

"Che cosa volevi dirci?" chiede suo padre, pulendo gli angoli della bocca con un tovagliolo.

Emma abbassa la testa ed osserva le posate ancora perfettamente sistemate ai lati dei suoi piatti. Dopo esser arrivata in casa loro, non ha mai parlato del Perù e di tutto quello che è successo laggiù.

"Voglio tornare in Perù." butta fuori, aspettando un po' prima di alzare gli occhi. "Ho già parlato con la signora dell'agenzia."

I presenti si guardano tra loro per cercare di capire se qualcuno sapesse già qualcosa ma si mostrano tutti molto sorpresi.

"Posso chiederti il perché?" le chiede Maria, poggiando una mano sulla sua spalla.

"Voglio tornarci da un po' e provare a rivedere le persone che ho lasciato lì." non è facile per lei dirlo e sa che non sarà nemmeno facile ritornare lì dopo tutto quello che è successo ma sente di doverlo fare per mettere un punto a quello che ha lasciato in sospeso. "Non torno per restare, voglio valutare la situazione senza nessun intermediario o interprete di mezzo."

"Tornare in qual paese non ti farà bene, figlia mia, lasciatelo dire." Michele beve un sorso di vino, amareggiato dalla notizia.

"Questo lo dici tu." replica a tono. "Quella è casa mia, ho il diritto di tornarci se lo voglio. Sono anni che metto da parte per poterci andare con le mie sole forze e adesso posso farlo."

"Casa tua era un sobborgo malandato che ti ha dato una casa decadente e in pessime condizioni oltre che tanti problemi." la guarda negli occhi, cercando di farle capire che quella passata lì, non poteva essere considerata una vita degna, ma un tentativo di sopravvivenza.

"E quindi?" domanda stizzita. "Quella sarà lo stesso casa mia più di quanto non lo sia Palermo o l'Italia in generale, anche se ho vissuto in condizioni pessime."

"Parli così per pura testardaggine." scuote la testa.

"Michele." lo riprende la moglie. "Non dire queste cose."

"Sei davvero sicura che ci sia qualcuno ad aspettarli lì?" ma lui non la ascolta e si rivolge ancora una volta alla figlia che rimane stizzita.

"E tu cosa ne sai di chi è lì ad aspettarmi?" sbatte una mano sul tavolo.

"Ne so abbastanza." ricambia il suo sguardo di sfida, facendole scuotere la testa.

"Tu non sai un bel niente!" tuona poi. "Ho vent'anni e che tu lo voglia o no posso andare anche in Cina se mi va. Non ho scelto io di venire qui, mi sono opposta con tutte le mie forze ma non facevano altro che dirmi che ero piccola e che non potevo capire cosa fosse meglio per me, adesso sono abbastanza grande da capire ciò che è buono per me."

Si mette in piedi, afferrando la giacca e iniziando a camminare verso l'uscita, senza curarsi delle occhiate delle altre persone o dei richiami infuriati di suo padre.

"Dove vuoi andare? Non vedi che fuori diluvia?" la ferma Alessandro, richiedendo la porta che lei aveva aperto.

"Preferisco restare sotto al diluvio piuttosto che ascoltare le sue stronzate." afferma.

"Sai com'è fatto papà, questo è il suo modo di preoccuparsi."

"Non me ne importa niente!" esclama ad alta voce.

"Smettila di urlare." sibila a denti stretti. "Vieni, ti porto a casa."

"Non ci torno a casa con te." si dimena dalla sua presa ed esce fuori, sentendo la pioggia cadere ininterrottamente sulla sua testa e sul suo corpo.

"Emma!" urla Alessandro.

Paulo, avendo sentito le urla della ragazza, ha raggiunto il migliore amico e ha detto lui di lasciar perdere e che ci avrebbe pensato lui a riportarla a casa, sana e salva.

"Vieni con me." le dice infatti, afferrando delicatamente la sua mano.

"Lasciami stare." si stacca dalla sua presa e riprende a camminare.

Non avendo alcuna voglia di insistere, Paulo la prende sulle spalle ed inizia a camminare verso la sua auto. Emma sbuffa mentre passa una mano sul viso, lasciando che Paulo le allacci la cintura e metta in moto. In pochi minuti le è venuto un forte mal di testa e si sente completamente disarmata davanti a quelli che sono i giudizi del suo genitori. Appoggia la testa contro il finestrino ed osserva la pioggia cadere giù. Quando si ferma al semaforo, l'argentino si volta ad osservarla e può ben capire che sia giù di morale. Allunga un braccio e le accarezza una spalla, dandole un bacio sulla fronte poco dopo.

"Non prendertela, tuo padre è fatto così ma non vuol dire che non ti voglia bene." sussurra le stesse parole che le ha rivolto poco fa anche Alessandro, con la differenza che lui riesce a calmarla sul serio.

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Mi Cielo / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora