2 Due settimane prima... Sofia

1.1K 109 30
                                    

Conto i passi che mi mancano a varcare quella soglia: Uno, due, tre, quattro, cinque, sei.. Da questo momento ha inizio la mia nuova vita, mi giro per salutare ancora una volta i miei genitori, per niente contenti della decisione che ho preso...

"Non fate quelle facce, non vado mica via per sempre, ho solo bisogno di staccare un po' la spina e studiare all'estero mi servirà... "

... "Potevi sempre decidere di studiare in Italia, magari a Roma, era proprio necessario trasferirsi a Parigi?" ."Dai mamma, non cercare di farmi sentire in colpa, sai che sarà un'esperienza importante..."

Mi avvicino un'ultima volta prima di andare via, le poso un bacio sulla guancia e sorrido; so che la mia decisione li sta facendo soffrire, lo vedo dai loro occhi, ma non voglio rimanere incatenata a questa città come hanno fatto loro. Sento che la mia vita è da un'altra parte. E' come se fosse una sensazione sotto pelle. Certe cose si sanno e basta. E io lo so.

Mi mancheranno. Mi mancherà vedere mia madre preparare la cena mentre canta le canzoni di Antonello Venditti, mi mancherà vedere rientrare mio padre mentre distrutto, sprofonda sul divano, mi mancherà il mio cucciolo, il suo modo dolce di strofinarmi addosso il muso ogni mattina. Mi mancherà tutto questo. Ma sono molte di più le cose che non mi mancheranno affatto, per questo non posso avere rimpianti. Non devo averne. Devo andarmene da questo posto e devo farlo il prima possibile, o questa sensazione di perdita mi inghiottirà come una sabbia mobile.

Non mi accorgo di avere i pugni chiusi fino a che non salgo in macchina, Mia mi aspetta, mi prende le mani e sorride: è lei la mia compagna di viaggio, la mia compagna di vita, mi è mancata così tanto in questi tre mesi. E' stato difficile senza di lei. La sua costante presenza, la sua contagiosa voglia di vivere, il suo modo di vedere il lato buono di ogni cosa, mi hanno sempre dato un buon motivo per non mollare. Si è trasferita a Parigi già da un po', ha trovato lavoro da Starbucks dopo pochi giorni dalla sua partenza e proprio mentre lavorava sembra che alla porta del suo cuore abbia bussato l'amore. Etienne. Sono curiosa di conoscerlo, da quando è andata via non fa altro che parlare di lui. Sembra felice. Ed io lo sono per lei.

Guardo fuori dal finestrino mentre il taxi ci porta in aeroporto. Mi sento finalmente libera. E la mia mente comincia ad immaginare, a sognare, a sperare. Chissà cosa mi aspetta. La mia vita da oggi è un'incognita. La x di un'equazione che solo il tempo può risolvere.

"Ehy, a cosa stai pensando? Hai capito cosa ti ho detto?" sorrido tra i denti, sa benissimo che non l'ho minimamente ascoltata. Ma mi conosce, e sa quanto io sia emozionata per quello che mi aspetta. "Scusa Mia... ero assorta nei miei pensieri, cosa mi stavi dicendo?" Mi fa l'occhiolino e sorride. "Niente, pensavo che finalmente conoscerai Etienne, non vedo l'ora... verrà a prenderci insieme a Mathieu..."mi giro verso di lei "Mathieu?" "Sì, il fratello di Etienne, te ne ho parlato ricordi?" In effetti ricordo di averlo già sentito nominare, ma non ricordo in che occasione. "Si, forse al telefono devi avermi parlato di lui...""Pensavi a Matteo?" mi chiede di punto in bianco; sa che non voglio parlarne, ma sa anche che è l'unica con cui io ne mai abbia parlato. "No.." rispondo, ma non lo faccio costantemente forse? e lei non ha bisogno che io aggiunga altro perché sa che quel no racchiude molte altre parole, ma sono parole che non mi va di dire, Matteo deve rimanere segregato negli angoli della mente in cui proprio non vorrei andare, ma come spesso accade le cose non sempre vanno come vorremmo che andassero.

Mi volto di nuovo e guardo il mondo fuori che scorre: addio vecchia vita, benvenuta nuova vita. Ascolto un po' di musica per far passare il tempo, Lorenzo Fragola canta "Siamo Uguali" e mi viene da ridere ripensando a tutto quello che è stato. I miei pensieri tornano a lui e so che a dispetto di tutto e di questa meravigliosa canzone non potremmo essere più diversi di come siamo. Rivedo mani che si intrecciano, bocche che si baciano, voci che si sfiorano e respiri che si mescolano e non posso non sentirmi leggera e pesante al tempo stesso. Andare via da Milano è stata la decisione giusta. Andare via da lui è stata la decisione giusta, perché si sa, per quanti motivi ci possano essere per amare uno stronzo, c'è sempre un motivo in più per non amarlo. Io devo solo trovare quel motivo in più.

Scoprire la verità su di lui, su di noi è stato come precipitare verso il vuoto, verso un buco nero, tutto il mio mondo è crollato, ma forse non era il mondo che cadeva, erano i mille castelli di sabbia che mi ero costruita in aria ad essermi piombati addosso. Sapevo fin dall'inizio che tipo di uomo fosse ma non me ne importava. Noi donne abbiamo sempre la speranza di riuscire a cambiare un uomo. Speranza Vana. Ad ogni modo, il dolore al petto che ho provato mi ha fatto promettere che non avrei mai più avuto vicino a me un Matteo, mai più; il problema vero non sarebbe stato lottare per mantenere con me stessa questa promessa, il vero casino sarebbe stato cancellare questi sentimenti.

Quando l'ho conosciuto andavo ancora al liceo. Lui era così popolare, così arrogante e pieno di sé, così maledettamente affascinante ed io così insignificante. Ricevere le sue attenzioni mi faceva sentire viva, importante, speciale; ad ogni concerto mi guardava e cantava e il suo sguardo che rimaneva fisso su di me sembrava far sparire chiunque ci fosse intorno, eravamo solo io e lui. Vi è mai capitato di trovarvi dentro una stanza con migliaia di persone e vederne sola una? Ecco questo era quello che succedeva tra di noi, o almeno questo era quello che credevo, e mentre la sua voce mi entrava nelle vene, il suo sguardo mi entrava dentro al cuore. Mi sentivo così importante, così desiderata che le giornate senza di lui avevano perso ogni senso... e adesso che tutto è finito io un senso alla mia vita devo ritrovarlo. Per ogni fine c'è un nuovo inizio, giusto?

Il viaggio in aereo è già finito, stranamente il tempo è letteralmente volato, è vero che si parla di un viaggio che dura poco più di un'ora ma chi, come me, non ama volare sa cosa significa trovarsi a 10.000 piedi di altezza. Non sono riuscita a chiudere occhio neppure per un secondo, e non so se sia per l'adrenalina che mi circola in corpo o per la paura che questa nuova avventura non vada proprio come spero. L'ottimismo vola. Mia si è svegliata solo ora che stiamo decollando, non si può certo dire che sia stata di compagnia, se non consideriamo il suo russare ovviamente.

Si stiracchia, sbadiglia e mi sorride ed io mi dimentico le paure e i dubbi che mi assalgono ogni volta che nella mia vita c'è un cambiamento. Questa è la forza del nostro rapporto in fin dei conti, riusciamo a tirarci su di morale anche col silenzio.

Percorriamo il lungo corridoio che ci conduce fuori dal gate, Mia sta quasi correndo e io non riesco a stare al suo passo. Mi afferra per la manica della giacca e mi trascina; questa sua impazienza è elettrizzante e divertente al tempo stesso. Mi viene da ridere.

"Sei pronta?" mi dice... "Lo sono da tutta la vita"

Sono convinta di aver preso la decisione giusta, nonostante la paura di sbagliare, ma mentre questi pensieri mi affollano la mente, due occhi chiari come il ghiaccio mi si parano davanti, i pensieri si fermano e le mie sicurezze vacillano fino a crollare. Lui mi guarda, io lo guardo e quel ghiaccio mi disintegra letteralmente i sensi, il sangue mi si gela e smette di scorrere nelle vene. Il polmoni trattengono il respiro. Il cuore smette di pompare.

Dio ti prego fa che non sia lui Etienne.

Lui continua a guardarmi ma viene distratto da due braccia che d'improvviso gli si stringono attorno, sono le braccia della mia migliore amica.


Una cicatrice sul cuore 💔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora