46 Etienne

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Sono appena atterrato in Italia. Sofia e Mia non lo sanno perché né io né Etienne abbiamo mai voluto parlare del nostro passato. Non sanno assolutamente nulla perché abbiamo sempre cercato di nascondere la nostra provenienza. Già perché se mia madre è nata e cresciuta a Parigi mio padre è originario di qui. Nato a cresciuto a Milano non ha mai nascosto la sua sofferenza nel trovarsi in un posto diverso da quello da cui è arrivato. Ha conosciuto mia madre quando entrambi erano all'università. Lei è sempre stata bella e solare e per un po' anche lui sembrava essere quello che non era. Il perfetto innamorato. Ma i nodi vengono sempre al pettine e il carattere duro e possessivo di mio padre ha cominciato ad emergere spegnendo per sempre il sole nella vita di mia madre. Ha cominciato ad avere paura di lui e forse per questo le è mancato il coraggio per dirgli addio e quando stava per riuscirci era ormai troppo tardi: aspettava me. Dovrei ringraziarla per avermi comunque messo al mondo e a modo mio, credetemi, le sono infinitamente grato ma non posso fare a meno di pensare che se non fossi arrivato io la sua vita sarebbe stata diversa.

Io e Mathieu non ci saremmo, ma lei sarebbe ancora qui.

Una sera di tanti anni fa, ricordo perfettamente ogni dettaglio, lui è tornato a casa ubriaco più del solito e mia madre che aveva fatto tardi a lavoro non aveva fatto in tempo a preparare la cena. È stato questo il motivo per cui, per l'ennesima volta, sono cominciati i soliti litigi. Era difficile chiudersi dietro ad una porta, con in braccio Mathieu e le mani sulle orecchie per cercare di non sentire le urla e le botte. Ed era anche inutile. Ogni rumore arrivava chiaramente ed ogni volta era come prendere uno schiaffo al posto suo.

Quella sera d'un tratto le urla sono cessate. Un tonfo e poi il silenzio più assoluto.

E da quel giorno il silenzio è il solo compagno che mi porto dentro.

Mio padre aveva spinto la donna più importante della mia vita giù dalle scale.

Quella è stata l'ultima volta che ho visto entrambi i miei genitori. Mia madre esanime con la testa rivolta verso il cielo e mio padre paralizzato con lo sguardo verso gli inferi.

Siamo morti un po' anche noi su quelle scale e l'unica amara consolazione è stata vedere mio padre finire dietro le sbarre.

Vi starete chiedendo a questo punto, cosa ci faccio a Milano se l'unico legame che ho con questo posto è lui. Beh non è esattamente così. Qui ci sono i miei nonni. Coloro che ci hanno cresciuto come fossimo figli loro. Sono il mio rifugio, il mio riparo. Ed ora ho solo bisogno di essere protetto da questo vortice interiore che si sta scatenando.

Non sanno nulla del mio arrivo. Ho spento il telefono ormai un giorno fa e non ho alcuna intenzione di riaccenderlo. Non voglio sentire nessuno. Non voglio sentire spiegazioni inutili.

Suono il campanello e metto su la maschera del sorriso.

La nonna mi apre, Dio quanto è dolce. Il suo viso si illumina e non posso non stringerla immediatamente fra le braccia. Profumo di sapone. Mi è mancata immensamente. Stare tra le sue braccia mi fa sentire a casa. Ed avevo paura di non potermi più sentire così.

"Etienne, amore mio, che ci fai qui? Non sapevo saresti arrivato!"

"È stata una decisione presa all'improvviso nonna, sono partito di getto."

"Non sai quanto sono felice che tu sia qui cucciolo mio, vieni abbraccia ancora la tua vecchia nonna."

E non aspetto che me lo ripeta un'altra volta. Mi rituffo fra le sue braccia quasi come fosse una questione di vita o di morte.

Entriamo in casa e mi prepara il solito The coi biscotti, segno che vuole parlare. La conosco fin troppo bene o forse è lei che conosce me fin troppo bene.

"Dimmi un po' figliolo, cosa ti porta qui dai tuoi nonni? Non fraintendere, sono felice che tu sia qui ma hai lo sguardo spento."

Ecco, lo sapevo. È stato inutile anche solo pensare di nasconderle qualcosa.

Avvicino la tazza di The alle labbra e me le inumidisco un po'. Non mi lascerà andare finché non le avrò raccontato tutto lo so e a dire il vero ho voglia di sentire cosa ne pensa.

"Ho bisogno di un tuo parere nonna, del tuo conforto. Non so più dove sbattere la testa."

Si avvicina a me e mi accarezza la guancia con il palmo della mano completamente aperto. Dio quanto mi è mancata questa sensazione. L'inganno di essere ancora un bambino a cui non è stata strappata via l'infanzia. Il poter credere che una carezza, un bacio, un sorriso possano guarire il mondo. Mia nonna è l'unica che riesce ancora a farmi credere che tutto sia possibile.

"Sono qui apposta amore mio. Sono sempre qui apposta"

E mentre comincio a raccontare mi accorgo che il peso che mi schiaccia il cuore sta scendendo dal petto. Parlare non guarisce le ferite. Sarebbe troppo bello e troppo facile lo so, ma parlare con la persona giusta allevia un po' quel dolore.

Parlo e parlo. Infinitamente parlo. Non so nemmeno per quanto tempo parole e lacrime si mischino al mio dolore, ma quando ho finito e riprendo fiato lei mi dice l'unica cosa che fra tutte poteva dirmi per farmi stare meglio.

"È l'amore che muove il mondo amore mio. Ci sono amori giusti e amori sbagliati. Ma non bisogna mai scappare, bisogna sempre affrontarli. Solo in questo modo saremo in grado di capire se vale la pena essere vissuto o se è meglio lasciarlo indietro. Prenditi il tuo tempo. E cerca di capire questo amore. Solo allora torna da lei, perché solo allora saprai davvero cosa dirle. "

È un sollievo assoluto sentire queste parole. Avevo bisogno che mi dicesse di restare. Avevo bisogno di capire che non sto sbagliando, che prendermi il mio tempo lontano da tutti è stata la decisione giusta.

E mentre sorrido per la prima volta da quando ho scoperto tutto guardo il cielo e penso a lei.. e so che lei sta guardando il cielo mentre pensa a me.

Una cicatrice sul cuore 💔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora