46. NUOVI INDIZI

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I giorni iniziarono a passare lentamente

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I giorni iniziarono a passare lentamente. Era come se le ore nell'arco di una giornata fossero raddoppiate e il tempo tendesse a fermarsi quando più gli aggradava. E ultimamente lo faceva piuttosto spesso.

Ciò che invece non era mutato, era la mole di lavoro che Berenice aveva da fare. I suoi palmi erano talmente mal ridotti che persino afferrare una semplice scopa le procurava dolore. Ma per lei quella mole di lavoro così ingente era solo una benedizione, un modo per tenerla lontana dalle sue preoccupazioni e da quei pensieri nevrotici che spesso la facevano svegliare ansimante nel cuore della notte.

Paride era stato sincero quando le aveva detto che non le avrebbe più permesso di avvicinarsi alla cugina. Il giorno dopo la loro fuga, la sorvegliante l'aveva convocata nel suo ufficio, e al suo arrivo, con un'evidente soddisfazione stampata sul volto, le aveva comunicato che era stata sollevata dal suo incarico nei confronti della principessa. Ma non solo: con un'espressione ancor più compiaciuta, le aveva annunciato che non avrebbe più trascorso i pomeriggi ad aiutare Tiresio. Cosa che aveva solo che giovato alla sorvegliante, dal momento che aveva potuto riempirla di impegni, fino a stremarla a tal punto che Berenice delle volte non riusciva nemmeno a raggiungere il suo letto, addormentandosi ovunque il suo corpo reclamasse una dormita.

Quando Berenice aveva osato chiedere il motivo di quei cambiamenti, la sorvegliante si era limitata ad alzare un sopracciglio, rispondendole che non era affar suo. Tuttavia, qualcosa dentro di lei le diceva che la sorvegliante sapeva ben poco e che Paride si era limitato a impartire quell'ordine senza fornire spiegazioni.

La questione di Tiresio, però, restava ancora aperta. Quei pochi pomeriggi trascorsi con lui erano stati un vero toccasana, e Berenice rimpiangeva di non avere più la possibilità di incontrarlo. Il veggente le aveva rivelato informazioni molto più utili per la sua ricerca di qualsiasi altro libro presente nella biblioteca. E poi, Berenice doveva ammetterlo: c'era qualcosa in quel vecchio che le ispirava una profonda fiducia.

Ma non poter vedere Tiresio era certamente il minore dei suoi problemi in quel momento. Artemisia era scomparsa. Nelle ultime due settimane, Berenice aveva cercato più volte di raggiungerla. C'era ancora la questione del ciondolo: dovevano trovare un modo per sottrarlo a Paride, e dovevano anche escogitare un piano per entrare al collegio degli Oscuros e cercare la stanza delle meraviglie.

Ma Artemisia non era più nella sua stanza. Ogni volta che aveva cercato di raggiungerla con i corridoi segreti, Berenice aveva trovato sempre il letto fatto e nemmeno l'ombra della principessa. Dove era finita Artemisia?

Berenice arrivò in biblioteca, spingendo un carrello carico di libri da restituire, mentre tutti quei pensieri le ronzavano in testa come uno sciame di mosche. Appena varcata la soglia dell'enorme sala, due bibliotecarie gemelle le sbarrarono immediatamente la strada. Probabilmente si trattava di Lyco e Orphe, ma Berenice non avrebbe scommesso su chi fosse chi.

«Non hai il permesso di stare qui!» la riprese una, più scorbutica del solito.

«Già non hai il permesso di stare qui!» continuò l'altra, premendo una mano sul carrello.

La sguatteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora