Esausta

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Tu...
Tu che ci educhi
a chiamare benedizione le cose belle, sapendo benissimo che alla fine sei destinato a riprendertele.

Tu che ci convinci a barattare quella piena bellezza, che con tanta gratitudine (fra l'altro) ci piace tenere in mano; sostituendola con orribili vuoti ennesimi.

Tu... maestro che ci insegna in tutti i modi a perder l'abitudine di vedere i vuoti come una maledizione, poiché a tuo dire, è solo grazie a loro che noi cerchiamo te, con tutta la "forza" che ci rimane.

Poi ci rincuori, spacciandoti per qualcuno di sempre più buono,
e ai nostri occhi ingenui e perennemente indifesi di fronte alla tua onnipotenza,
non resta che crederti.

Ci rassicuri dicendoci che non è imprescindibile sentirsi in grado di farlo, che sentirsi forti non è una condizione per farcela.

Ci addestri con tanta maestria
a consegnarti quella briciola di debolezza rimasta ci, rendendo sempre invitante l'idea, con la storia delle tue mani invincibili.

Eppure, alla fine la verità dei fatti è che tu non ci regali mai niente per sempre.
Tu ci presti e poi richiedi indietro.
Tu sai già dalla nostra nascita,
il giorno, i giorni in cui ci lascerai a mani vuote.

Tu che hai provato ad avere due mani, tu che hai sperimentato quanto male faccia la ferocia della vita che ti sei inventato per noi.

Tu poi non hai cambiato le regole del gioco, vedendo che brutta piega aveva preso questo gioco.

Tu ancora hai il coraggio di regalare un paio di mani ad ogni bambino che nasce, sapendo benissimo che prima o dopo gli strapperai tutti i pezzi di cuore che attraverso di esse, stringe.

Tu che crei i nostri pensieri e desideri, non ti sei occupato di renderli coerenti con le regole del gioco che tu stesso hai pianificato.

L'anima non combacia
con le offerte dell'esistenza.
C'è qualcosa che non quadra
in tutta questa invenzione.
C'è qualcosa che stride.

Perdonami se metto nero su bianco
l'anima.
È che avendo posto la verità fra le regole del gioco,
mi costringi a questo sfogo.

Sarà il rumore di ieri,
ricordo di ennesima tortura.
Sarà per questi colpi di scena bruschi,
ai quali la mia anima
amante della calma,
non si abituerà mai.

Certo che le cose devono andare così.
Certo che è la natura.
Ma se la natura è perfetta,
e ci conferma la sua perfezione attraverso la pace dentro.
Allora perché in certi casi
la natura quando arriva ci tormenta?

E se è vero che tutto ha un limite,
allora devi esserti  dimenticato
di definirlo ai dolori di certe esistenze.

Io sono un po' stufa.
Stanca di sopportare,
ti sono onesta.
Stanca di impegnarmi a trovare sempre e comunque una motivazione che giustifichi il desiderio di purificare i miei occhi.
Esausta di avere fede alla cieca.
Esausta di cercare la solidità dell'infinito attraverso questo friabile corpo finito.

Quante me ne dovrai spiegare un giorno Dio.
Tante.
Tantissime.
Troppe.

Chissà che magari non sia per quello che in una tale circostanza,
tu abbia previsto l'eternità.
Cristina.
27/1/24
10:44

Da cenere a polvere di diamante (part.2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora