«HAN!» spostò un ramo dal suo percorso, inoltrandosi nella vegetazione più fitta.
«JISUNG PORCA PUTTANA DOVE CAZZO SEI!» un mix di ansia e ira gli stava annebbiato la mente, i suoi occhi vedevano come in un binocolo irradiato di rosso e i suoi movimenti erano tutto fuorché controllati.
Quel moccioso lo stava facendo impazzire in tutti i modi possibili, tra le sue sparizioni improvvise e le sue provocazioni non sapeva più dove sbattere la testa per tenerlo a bada.
Non poteva negare che gli era sfiorato il pensiero di chiuderlo nello scantinato con delle catene attaccate ai polsi e alle caviglie.
Rude ma utile.
«Giuro che appena lo trovo lo limono e lo marchio, fosse l'ultima cosa che faccio.» borbottò tra sé e sé sbattendo i piedi sul terriccio coperto da foglie secche e qualche ciuffo d'erba arido.
«Non mi dispiace come idea.»
Minho si voltò di scatto, scontrandosi col sorrisetto malizioso del suo protetto.
Alla vista del minore avrebbe dovuto calmarsi, eppure successe tutto il contrario.
Non ci vide più dalla rabbia e in uno scatto lo sbatté al tronco vicino, serrando le dita di una mano attorno al suo collo per tenerlo fermo.
«Dove cazzo sei stato?» scandì le parole una ad una, producendo dei ringhi bassi e gravi a causa dei canini leggermente sporgenti.
«Min- non respiro.» Jisung portò entrambe le mani sul polso del maggiore, provando ad allontanarlo, invano.
«Se parli vuol dire che riesci a darmi anche una risposta, poi penserò a liberarti.» si avvicinò ancora di più al suo volto latteo.
Il blu sentiva il fiato caldo del suo legame sulle labbra e la gola cominciò a bruciare, privandolo spesso di deglutire.
«Sai,» prese una boccata d'aria più ampia «sei fottutamente sexy da arrabbiato.»
Le iridi di Minho si scurirono ancora di più e incrementò la presa, tanto da far staccare i piedi del neo-vampiro da terra.
«Non prendermi per il culo, dove cazzo sei stato?»
«Ero-» annaspò, tirando la testa verso l'alto per avere più spazio «ero a caccia.»
«Bugiardo.» sapeva stesse mentendo, era troppo tardi per cacciare e lui prediligeva gli orari di pranzo e mezzo pomeriggio.
«N-on sto men-ah.» le parole gli morirono tra le corde vocali quando la sua schiena si scontrò brutalmente contro l'albero alle sue spalle.
«Non mi bevo le tue bambinate, Han.»
«Stavo d-da l-ei.» optò per la mezza verità, sicuramente gli avrebbe creduto.
Difatti la morsa attorno al suo collo diminuì e le suole dei suoi stivali scricchiolarono sotto i ramoscelli rinsecchiti.
Tossì, chinandosi e sorreggendosi con una mano al tronco per non cadere.
Minho attendeva semplicemente che si riprendesse, braccia incrociate e sguardo puntato sulla figura debole del minore.
«Quando hai finito torniamo a casa.»
«Senti, stronzo, mi hai quasi soffocato.» riuscì ad alzare lo sguardo, massaggiandosi le tonsille brucianti.
«Non mi sembrava ti dispiacesse.» roteò le iridi, prendendo ad incamminarsi verso l'uscita del bosco «e comunque, almeno la prossima volta ci pensi due volte prima di sparire alle 2 di notte senza dire niente a nessuno.»
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Reliance on INFERNO~Minsung
FanfictionINFERNO, un pianeta rosso sangue, così come la specie che ci abita: i vampiri. Qui la legge detta che ad ogni vampiro anziano deve essere assegnato un neo-vampiro. Lee Minho è un vampiro da molti decenni ormai, mentre Han Jisung lo è diventato da po...