Un lancinante mal di testa annunciò il risveglio del bel addormentato, ma quando tentò di aprire gli occhi le palpebre estremamente pesanti glielo impedirono.
Le labbra erano come sigillate nel momento in cui le socchiuse o almeno ci provò, constatando di avere la gola troppo prosciugata per poter pensare di produrre il minimo suono.
Capendo non potesse far altro, spostò l'attenzione sul corpo, eppure anche lì non ottenne un grande successo.
Sentiva le sue dita muoversi con fatica, il petto bruciare ad ogni respiro e le gambe, beh... non le sentiva proprio.
La sua pelle era accaldata ovunque tranne sui polsi e sulle caviglie, dove percepiva un materiale freddo avvolgerlo non troppo strettamente.
L'odore famigliare del suo protettore lo avvertiva che non fosse in pericolo e questo lo rassicurava senza nemmeno il bisogno di dover capire dove si trovasse.
Sapeva di essere al sicuro finché Minho fosse stato lì, vicino a lui.
Fece un sospiro di sollievo e si schiarì la gola, volendo chiamare il suo custode per capirci qualcosa.
Lui però lo anticipò e delle voci ovattate fuori dalla porta giunsero al suo udito aguzzato.
«Sai anche tu che è troppo pericoloso.»
«Non me ne frega un cazzo, non lo lascerò legato come fosse una bestia da macello. Il peggio è passato, la luna piena se n'è andata da un pezzo e lui sta meglio.» ribatté quello che riuscì a riconoscere come il suo legame, un tono spazientito verso colui che invece non capiva chi fosse «voi potete andare, baderò io a lui.»
Non sentì più nulla, solo un flebile "stai attento" e dei passi allontanarsi e scendere gli scalini.
Poco dopo la serratura della porta scattò e in pochi passi leggeri udì qualcosa appoggiarsi sul comodino accanto al letto su cui aveva capito di essere steso.
Poi il materasso accanto a lui sprofondò e due dita fredde entrarono in contatto con la sua fronte nettamente più calda.
«Almeno non hai più la febbre.» sospirò e viaggiò con la mano lungo il suo viso, dalla guancia piena, alla punta del suo naso piccolo e leggermente schiacciato, dai suoi occhi chiusi alle sue labbra rosee e screpolate.
Percepiva il suo sguardo penetrare ogni sua cellula, forse in cerca di qualcosa, forse per il semplice piacere di osservare il suo protetto senza essere visto.
E invece Jisung era ben cosciente delle sue pupille attaccate ad ogni centimetro del proprio corpo inerme.
Per questo si sforzò di aprire definitivamente gli occhi, stringendoli in due fessure per facilitarsi e alzando cautamente le palpebre.
Le loro iridi scure si scontrarono e la bocca di Minho si schiuse dalla sorpresa.
«Jis.»
Il richiamato deglutì e pronunciò l'unica cosa che riusciva a processare «acqua.»
Il ramato annuì e in un attimo gli passò il bicchiere che aveva preparato giusto pochi minuti prima in cucina.
Si preoccupò di sollevargli la testa con una mano e lo aiutò a bere finché svuotò tutto il contenuto.
Mandò giù tutto in un sorso e Minho gli pulì col pollice le gocce d'acqua finite sul suo mento.
«Grazie.»
Il maggiore gli sorrise e riappoggiò il bicchiere vuoto sul vassoio, prendendo poi a mischiare la pasta ancora calda.
Intanto Jisung aveva pian piano abituato i suoi occhi alla luce circostante e si stava osservando in giro, studiando i mobili e le pareti scure.
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Reliance on INFERNO~Minsung
FanficINFERNO, un pianeta rosso sangue, così come la specie che ci abita: i vampiri. Qui la legge detta che ad ogni vampiro anziano deve essere assegnato un neo-vampiro. Lee Minho è un vampiro da molti decenni ormai, mentre Han Jisung lo è diventato da po...