43༄"rifarei tutto da capo per stare con te."

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La guerra ancora in corso era come ovattata attorno ai due ragazzi, unicamente concentrati sulla persona di fronte a loro, a soli pochi passi di distanza.

«Jisung, parliamone.» il maggiore voleva trovare una via d'uscita.

Sapeva non sarebbe mai riuscito a far del male al suo protetto e la sua stupida promessa al presidente non c'entrava un bel niente.

Si era affezionato al più piccolo, l'aveva integrato nel pianeta e ormai era diventato una parte di sé, quel lato più dolce e gentile che si obbligava a nascondere.

«NON PARLERÒ CON TE!» irò stringendo i pugni, avvertendo il licantropo crescere in lui «MI HAI MENTITO! HAI PERMESSO CHE UCCIDESSE TUTTI QUEI VAMPIRI! L'HAI SERVITO COME UN CANE E NON HAI AVUTO IL CUORE DI DIRMI LE COSE COME STANNO!»

«Co-» non capiva a cosa si stesse riferendo, sapeva solo di avere torto marcio sul presidente.

«MIA SORELLA MINHO! MIA SORELLA! LA STA SFRUTTANDO PER QUELLO CHE È! PER LE CREATURE RARE CHE SIAMO E TU NON HAI FATTO NIENTE PER FERMARLO!» lunghi artigli neri sostituirono le unghie, così come la peluria iniziò ad aumentare e ingrigirsi «LEI STA MORENDO MINHO!»

«Jisung, non lo sapevo, devi credermi.» seguì con lo sguardo le sue braccia trasformarsi pian piano, allarmato «mi dispiace per quello che ti ho detto, okay? Non era mia intenzione, non ho mai voluto ferirti o giudicarti per quello che sei.»

Eseguì un passo cauto in avanti, facendo innalzare un ringhio a Jisung, che al contrario si spostò ancora più indietro.

«Eppure l'hai detto, è troppo tardi per scusarsi, Minho.»

Il corvino deglutì, allungando lentamente una mano verso il minore «vieni con me, ti prego Jis.»

Una lacrima rigò la guancia del blu, colando dall'iride rossa ormai sempre più tenue.

«Possiamo risolverlo, insieme.» non cedette, compiendo piccoli passettini per cercare di avvicinarsi.

«Tu non capisci Minho.» singhiozzò leggermente «non posso.»

Socchiuse il palmo della propria mano e Minho intravide un luccichio verde smeraldo riflettere la pioggia battente furiosa.

«L'amuleto, come-» le parole gli morirono in gola nel momento in cui Jisung cadde, piegandosi sulle sue ginocchia.

Buttò il volto verso il cielo, cacciando un urlo di dolore che rimbombò in tutto il bosco.

Iniziò a dimenarsi, ringhiando e stringendo sempre più il sigillo nel suo palmo, ormai diventato una vera e propria zampa.

«Jisung.» provò a chiamarlo, a pregare quella parte che lui conosceva a combattere.

Non ci fu verso, la massa muscolare aumentò a tal punto da far rompere tutti gli indumenti che portava, la peluria divenne vera e propria pelliccia grigia, le articolazioni divennero zampe e il viso si allungò e ingrossò in un grande muso.

L'amuleto scintillava in mezzo al pelo sul collo, così come le iridi gialle brillavano perfino sotto la tempesta.

Minho osservò tutto, tutta la sua sofferenza, e non poté fare niente per fermarlo.

Ricacciò giù le lacrime strizzando gli occhi e sotto lo sguardo assetato del lupo si mise in posizione d'attacco.

Sapeva di non poterlo battere, eppure c'era qualcosa che lo spingeva a farlo, una vocina nella sua testa che gli urlava di farla finita, di utilizzare ciò che portava al collo.

«Fallo.» la sua testa gli impediva di pensare ad altro, spingendolo a combattere.

Si toccò la pietra da sotto la maglia, prendendo un respiro profondo e chiudendo gli occhi.

Reliance on INFERNO~MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora