23༄"Amo il tuo culo sodo."

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Un lieve picchiettio sulla porta della camera fece distogliere Minho dai suoi pensieri e si affrettò ad infilare il foglio su cui stava scarabocchiando in mezzo agli altri, alcuni ancora inutilizzati altri invece con qualche scritta e appunto sparsi qua e là.

«Entra.»

Come si aspettava, la testa del suo protetto sbucò timidamente dallo stipite «ti disturbo?»

«No Jis, entra.» girò con la sedia girevole verso di lui, mentre con una mano si faceva passare tra le dita la penna nera con cui stava precedentemente scrivendo.

Jisung accennò un piccolo sorriso e varcò completamente la soglia della stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Non che ce ne fosse bisogno dato che vivevano solo loro due in quella villetta, ma sapeva quanto il maggiore amasse la sua privacy, anche con particolari del genere.

«Hai bisogno?» Minho si limitò a fissarlo, schiena appoggiata al morbido schienale della sedia e sguardo impassibile.

«Volevo ridarti i soldi.» estrasse dalla tascona dei suoi pantaloni cargo un portafoglio azzurrino, prendendo già a scavare in cerca di monete.

«Non serve, ti ho detto che pago io per il poco che hai preso.»

«Ma non è giusto, già mi mantieni con questa villona.» gli si avvicinò, arrivandogli a pochi passi di distanza «mi sento in colpa.»

Il corvino sorrise per la tenerezza del suo legame «vieni.»

«È?» Jisung sobbalzò leggermente a quell'ordine, sentendo le sue gote accendersi dall'imbarazzo.

«Avvicinati.»

I loro sguardi erano taglienti l'uno sull'altro e quello di Minho non permetteva repliche.

Così il minore non poté far altro se non assecondarlo, compiendo tanti minuscoli passi vacillanti.

Quando le loro gambe si scontrarono, il custode le aprì e prese il blu per i fianchi, tirandolo verso di sé.

«Cosa fai?» riuscì a borbottare Jisung, spaventato da quel contatto improvviso.

Non gli dava fastidio anzi, però doveva ammettere che era abbastanza irrequieto, sia dalla loro posizione, sia per la presa in posizione completamente casuale del suo custode.

«Dopo tutto questo tempo ti faccio ancora paura?» lo chiese in modo schietto, con un ghigno bastardo a sfumargli le labbra rosee.

«Non mi fai paura.» probabilmente lo disse con tale velocità, che Minho dubitò ancora di più.

«E allora perché tremi?»

Jisung schiuse le labbra, notando come in effetti le sue mani si muovevano nervosamente nel suo portafoglio.

«Non me n'ero accorto.»

Il più grande gli sfilò gentilmente l'oggetto dalle mani, appoggiandolo sulla scrivania ancora accanto a lui «non mi devi nulla.» rialzò le iridi su di lui, studiandolo in ogni particolare.

«Ma-»

«Puoi ripagarmi in un altro modo.»

Il blu a quelle parole spalancò le palpebre, sentendosi ancora più ansioso di prima.

A quel punto, Minho si sollevò, riuscendo a vederlo per bene e soprattutto, dall'alto.

I loro volti erano ad un palmo di distanza e le mani del maggiore non abbandonarono mai i fianchi minuti di Jisung.

«Allora? Non sei curioso di sapere con cosa?» soffiò facendo sfiorare i loro nasi.

Il protetto deglutì, non riuscendo tuttavia a distogliere lo sguardo magnetico del più anziano.

Reliance on INFERNO~MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora