Col volto contorto dallo stupore, il basso ragazzo dalla chioma blu si stava dirigendo verso il bosco, controllandosi attorno ogni due per tre per capire se ci fosse davvero qualcuno.
Sotto sua più grande sorpresa, il presidente gli aveva mandato una lettera con su scritto semplicemente: "incontriamoci al bosco tra 10 minuti", senza nessun indizio sul motivo.
Jisung non si fidava di lui, affatto, soprattutto dopo aver sentito i discorsi dei suoi amici sul suo conto.
Era un leader forte e coraggioso certo, eppure non aveva problemi a sacrificare un membro del suo popolo pur di salvarsi il culo.
«Han, sei venuto.»
Una voce alle sue spalle lo fece bloccare sui suoi passi e il vortice di pensieri che gli annebbiava la mente venne sostituito dalle mille domande che avrebbe voluto fare all'uomo che ora era dinnanzi lui, bastone in mano e mantello nero ad avvolgerlo da spalle a piedi.
«Non mi sembrava avesse messo un punto di domanda alla lettera.»
Il presidente inarcò un angolo della bocca, divertito dall'arroganza del giovane.
«Allora, secondo te come mai ti ho chiamato?»
«Non lo so, c'entra Minho?» sapeva di non aver fatto nulla e che non era mai cercato dai piani alti, perciò credeva c'entrasse qualcosa il suo custode.
«Mh, dipende dai punti di vista.»
Jisung aggrottò le sopracciglia, studiando il sorrisetto dell'uomo in cerca di risposte.
Ovviamente non le ottenne e il presidente si avvicinò a lui, circondandogli le spalle con un braccio.
«Camminiamo.»
Il blu - non potendo fare altrimenti - annuì semplicemente e seguì il presidente tra gli alberi, sempre dritti.
«Raccontami qualcosa, come va a casa? Ti trovi bene con Minho e gli altri?» questa volta non era un ordine, solo innocuo interesse verso il minore.
«Tutto bene, sono davvero tutti gentili e simpatici.» non aveva intenzione di raccontargli dei disguidi dell'ultimo periodo, dato che era successo tutto a causa proprio sua.
Minho non gli parlava da giorni e le uniche volte che gli rivolgeva anche solo uno sguardo era per intimargli di tacere o squadrarlo da capo a piedi con irritazione.
Jisung gli aveva urlato in faccia parecchie volte, anche più al giorno, tuttavia il corvino era irremovibile sulla sua idea riguardo al presidente.
«Immaginavo, sono sempre stati molto uniti, soprattutto Minho e Changbin.»
«Beh, sono cugini.»
«Non sempre lo stesso sangue comporta anche buoni rapporti, molto spesso è la famiglia a distruggerti quando meno te lo aspetti.»
Il ragazzo rimase in silenzio, non sapendo nemmeno come reagire a quella frase così diretta e coincisa.
Continuarono a passeggiare per la vegetazione, finché essa si aprì in un precipizio, la fine del bosco delimitante la cittadina vampiresca.
«Come mai siamo qui?» l'adulto lo stava mettendo sempre più in confusione.
«Hai mai pensato a come sarebbe oltre questo confine?» fece un cenno della mano verso l'infinita estensione di verde.
«Perché me lo chiede? Lei stesso dice che è vietato.» a qualunque cosa stesse giocando, non gli piaceva.
«Non ti ho chiesto perché non sei andato, ti ho chiesto se ci hai mai pensato.» lo corresse con tono già più innervosito rispetto a quello pacato di prima.
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Reliance on INFERNO~Minsung
FanfictionINFERNO, un pianeta rosso sangue, così come la specie che ci abita: i vampiri. Qui la legge detta che ad ogni vampiro anziano deve essere assegnato un neo-vampiro. Lee Minho è un vampiro da molti decenni ormai, mentre Han Jisung lo è diventato da po...