26༄"Il problema è che non capisco manco io."

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«Cos'è sto odore nauseabondo?»

L'olfatto sopraffino di Minho entrò in contatto con un pizzichino a dir poco disgustoso. Un mix di dolcezza e amarezza che faceva accaparrare la pelle.

Chiuse la porta di casa alle sue spalle e si spostò in soggiorno, storcendo continuamente il naso per la puzza.

Pochi attimi dopo, la figura snella e assonata di Hyunjin gli si parò davanti.

«Cazzo, ancora peggio.» fece un passo indietro, percependo l'odore attaccarsi alla sua pelle.

«Che hai?»

«Il tuo odo-»

Non riuscì a concludere la frase perché la sua attenzione venne catturata dai piccoli passi che si avvicinavano, seguiti da un Felix ancora nel mondo dei segni.

«È sonnambulo.» spiegò Hyunjin andando dal suo legame e prendendogli un braccio, così che non cadesse o sbattesse da qualche parte.

«Ora ho capito.»

«Cosa?»

«Il marchio.» indicò il segno ancora ben evidente sul collo del più piccolo, notando solo in quel momento anche quello del rosso.

«Ah sì, aspetta che lo riporto a letto.» Hyunjin prese il suo protetto a mo' di sacco di patate e scalino per scalino lo portò di nuovo nel suo letto matrimoniale. Non voleva rischiare di fargli venire un infarto.

Minho intanto aprì le uniche due finestre dell'abitazione, sporgendosi per aspirare a pieni polmoni dell'aria pulita.

«Fa così schifo?»

Era risaputo che nel momento del marchio - quando il sangue del vampiro anziano e del neo-vampiro si mischiavano - l'odore non era dei migliori, tuttavia Hyunjin non credeva fosse così schifoso.

«Forse sono io che sono appena tornato da INVU, lì si sente solo rugiada, sale e...» rabbrividì al solo pensiero «un tanfo inverosimile di pesce.»

Il rosso fece una smorfia di pieno ribrezzo e si accomodò sul grande divano in pelle posto all'angolo del salotto, seguito subito dopo dall'ospite.

«Allora, come mai sei qui prima di tutto.»

«Non mi andava di tornare subito a casa.»

«È successo qualcosa con Jisung?»

«In realtà no, va tutto bene tra noi stranamente.» si concesse una breve pausa, non sapendo nemmeno lui il motivo di ciò che aveva fatto «solo che, non so, credo ci sia qualcosa che il presidente non mi voglia dire.»

Hyunjin aggrottò le sopracciglia, confuso «riguardo?»

«Jisung.»

«Okay che sono abituato al tuo carattere enigmatico, ma non ci sto capendo un'emerita sega.» provò a smorzare il cattivo umore di Minho, ottenendo un esito positivo quando lo vide ridacchiare.

«Il problema è che non capisco manco io. Il presidente mi ha detto di aver assegnato a me Jisung perché, in sostanza, è un vampiro "speciale".» fece le virgolette con le dita «ma non capisco il perché e ho paura di credere a quella parte del mio cervello che conosce già la risposta.»

Il rosso rimase un attimo spiazzato, prima di tutto perché era raro che Minho si aprisse così su due piedi, secondo per ciò che gli era appena stato rivelato.

Anche lui aveva i suoi sospetti e sicuramente non si fidava del loro presidente, eppure non voleva nemmeno mettere il suo amico in una posizione scomoda.

«Senti Minho, non voglio essere il rompi coglioni di turno che ti rinfaccia le cose.» premise voltandosi interamente verso di lui, poggiando il braccio sullo schienale del divano e piegando leggermente le gambe sul lato «oltre al fatto che non mi fido per niente di quel bastardo del nostro presidente, ma io penso - e credo anche tu - che alla fine tutto ritorna alla notte in cui un licantropo vi è entrato in casa.»

«Lo penso anche io e sicuramente c'entra anche questa disperata ricerca di alleati e la pestilenza su HWAA

«Ah già, ne ho sentito parlare.» Hyunjin non ne sapeva molto a riguardo, - sicuramente non quanto Minho - conosceva solo qualche diceria raccontata dai cittadini di INFERNO.

«Siamo agli sgoccioli, la guerra è inevitabile se continuiamo così.»

«È inevitabile solo se siamo noi a iniziarla, i licantropi non sono così stupidi da dar vita a qualcosa che con una percentuale del 99,9 causerebbe lo sterminio della loro popolazione.»

Il corvino non rispose, perso nei suoi pensieri.

Se da un lato dava ragione a Hyunjin, dall'altro era indirizzato nel ripulire tutto HWAA: voleva mettere fine per sempre al suo popolo, uccidendo licantropo per licantropo finché il loro capo avrebbe esalato il suo ultimo respiro.

E voleva farlo lui stesso, con le mani macchiate di sangue dei suoi più acerrimi nemici.

Sospirò, cacciando via il ghigno che si stava impadronendo delle sue labbra carnose, e si alzò.

«Torno che ormai è tardi, ci vediamo.»

«Stammi bene Min e non farti troppe paranoie a riguardo.» si mise davanti a lui, poggiandogli una mano sulla spalla «quando sarà giunto il momento, io e gli altri saremo pronti a combattere al tuo fianco, ricordatelo.»

Minho inarcò un angolo della bocca «grazie Hyun.»

Si sentiva in colpa a tenere all'oscuro i suoi amici riguardo la missione che gli era stata assegnata, però allo stesso tempo lo faceva per loro.

Sapeva non gli avrebbero mai fatto adempire ai suoi doveri e sapeva che se il presidente sarebbe venuto a scoprire di qualche "rivolta" nei suoi confronti, non avrebbe avuto problemi a trovare e sterminare quelle persone.

Erano la sua unica vera famiglia e voleva proteggerli, a costo di raccontargli palle.

Con gli ultimi saluti abbandonò la casa e si diresse verso la sua villetta.

Decise di farsela tranquillamente a piedi, schiarendosi un minimo le idee grazie al venticello che gli accarezzava il viso livido e si inoltrava al di sotto della leggera camicia che indossava.

Forse era egoista, forse si meritavano di sapere... tuttavia la decisione era già stata presa e non l'avrebbe cambiata.

Aveva studiato HWAA da cima a fondo, sapeva a cosa andava incontro e soprattutto, a cosa avrebbe comportato rubare l'amuleto.

Era pronto a correre il rischio, per la sua gente, per Jisung, Chan, Jeongin, Changbin, Seungmin, Hyunjin e Felix... per INFERNO.

Arrivato davanti alla sua dimora, entrò e richiamò il nome del suo legame.

«JISUNG! SONO A CASA!»

Nessun segno di vita.

Destabilizzato e con un'angoscia crescente tra le viscere, controllò anche il piano di sopra, trovando la porta della camera di Jisung aperta.

Entrò e per lo meno non sembrava essere stata toccata da nessuno dato che era ben ordinata, oltre qualche foglio scarabocchiato sulla scrivania e dei vestiti sparpagliati sul letto.

Ma quella era la normalità per il castano, perciò Minho non se ne curò più di tanto.

Piuttosto procedette con l'ispezione, constatando che il suo protetto non fosse in casa.

Gli sembrava di avere un dejavu e sicuramente non lo portava a dei bei ricordi, dato che l'ultima volta si era ritrovato Jisung disteso nel bel mezzo del bosco con una moltitudine di animali sventrati ad accerchiarlo.

Si portò le mani tra le ciocche nere, tirandole dalla frustrazione, e ritornò di nuovo nella piazza esterna, ormai svuotata per l'orario ravvicinato alla cena.

Doveva assolutamente trovarlo.

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Giuro che la smetto di prolungare, prima o poi inizierà l'azione.

Buon concerto a tutti domaniiii<33

Reliance on INFERNO~MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora