3. Hic sunt leones

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Ecco, lo sapevo. Aidan non mi parla più. Ma io sapevo che andava a finire così. Con tutto il disagio della situazione, ora ci si mette pure lui. E la parte peggiore è che non posso neanche farglielo notare, perché quando lo interpello mi risponde. Quindi, in realtà, non è nemmeno vero che non mi parla. Ma sono passati due giorni, due richiami e due risvegli, da quando Nevan se n'è andato. Ed è da allora che Aidan non è più lo stesso. E no, non è solo una mia suggestione: l'ho osservato bene. In pratica, non gli ho mai tolto gli occhi di dosso. Anche perché non è che avessi altro da fare.

«Aidan...?»

Lui interrompe il suo centoventottesimo giro attorno alla stanza. Procede così, in circolo, da quando ci siamo svegliati. Possibile? Anche ieri, uguale. Per ore, non si sente alto che il suo flebile ronzio. Mi fa uscire di testa. 

Mi rivolge l'occhio-obiettivo, accende la lucina gialla. Mio Dio, ma perché si muove così piano?! Non lo sopporto più.

«Non potremmo... non lo so, parlarne?»

Di cosa vuoi parlare, Will?

Ecco. Lo sapevo, lo sapevo. Fa il vago. Fa finta di niente. È una tortura.

«Aidan. Tu pensi che abbia io preso una decisione stupida, vero? Guarda che puoi dirmelo, eh.»

Hai basato la tua scelta su serie di motivazioni di carattere razionale, non credo che la tua decisione possa essere definita stupida. 

«Però pensi che abbia sbagliato.»

Non lo so, Will. Non ho abbastanza elementi per valutare. C'erano pro e contro consistenti in entrambe le direzioni.

Sospiro. «Sì, okay... Però tu volevi andare.»

Lucina azzurra.

«Fosse stato per te, saresti andato con Nevan. Dai, Aidan, dimmelo. Tanto lo so che è così!»

Sì, Will. Se fosse dipeso solo da me, e se non avessi dovuto tenere conto anche del tuo desiderio e della sicurezza di entrambi, sarei partito insieme a Nevan nel momento stesso ha formulato la proposta.

«E-ecco...» Bravo, Will. Sei riuscito a farglielo dire. Sei contento? «P-perciò, ora... Ora ce l'hai con me, dico bene?»

Non ce l'ho con te.

«Sì, invece. Sei arrabbiato con me.»

Ma no, non è vero. Non sono arrabbiato.

«Non ti credo. Tu... Tu non mi guardi più come prima.»

Aidan accende la lucina gialla.

«Nel senso, sei... tutto moscio dall'altro giorno.»

Moscio?

«Sì. Cioè... Oh, dai, hai capito, non mi vengono le parole, su! Non farmi sforzare. Tu sei cambiato da quando Nevan ha menzionato il covo di Kurt.»

Alla sua spia gialla centrale, già accesa, se ne aggiunge un'altra. Essa lampeggia tre volte, e subito si rispegne.

«Ecco, lo sapevo. È questo... È quel covo di Kurt! Appena Nevan ne ha parlato, tu  hai cominciato subito a fare lo strano, e ti sei messo a girottolare avanti e indietro in modo depresso.» 

Aidan, pensoso, si volta di lato, verso la scrivania. Riprende ad avanzare.

«Ecco, vedi?! Lo stai facendo anche adesso! Visto?! Ma perché, Aidan? Perché reagisci così?»

Non lo so.

«Ma tu li conosci? Ci sei già stato, in questo covo? Cosa c'è che non mi dici?»

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