26. Rabbia

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«Dunque...» Il Mentore solleva la mano tremante all'altezza del ponte del ponte degli occhiali. Lo spinge all'indietro. Le tempie e la fronte sono imperlate di piccole gocce di sudore, e tutto il suo corpo è teso nello sforzo di rimandare il momento del collasso. Fa un passo all'indietro. Di fronte a lui, sul tappeto, due quaderno a quadretti e un block-notes di piccole dimensioni sono aperti l'uno sull'altro. Post-it, fotopie ritagliate e fogli obliterati per raccoglitori ad anelli sbucano alla rinfusa dalle pagine e da sotto le copertine. «Io credo... Credo non ce ne siano altri da cercare.»

«Ne sei sicuro, Upton...?» Il tono di Sylvanara è grave. Una ciocca di capelli chiari, sfuggita dalla lunga treccia che le ricade sul petto durante la folla corsa per arrivare fin qui, gli ricade sullo spettinata sullo zigomo sinistro, proiettando un'ombra sottile sulle sue iridi argentee. 

«Signor Pierce!» gli fa eco il mezz'elfo. «Ma, ma... sugli scaffali più in alto? Non, non... Non abbiamo ancora guardato!» Parla a raffica, e non riesce a stare fermo.

 «Un attimo!» grida lui, in un impulso nervoso. «Io non, non... Non mi avete dato il tempo di ricontrollare i miei appunti, io...» Chiude gli occhi, trae un profondo respiro. Si porta due dita al centro della fronte, e preme. «Okay, fatemi pensare.» La sua posa è rigida e, al contempo, scossa da tremori. «Le fonti vitali associate all'ambientazione di Crimson Dunes erano... tre.» Deglutisce. «La prima, il quaderno di Rahel. La seconda, quello di Dago. E la terza terzo...» Sposta la mano dalla fronte, lascia ricadere il braccio lungo il fianco e indica il quaderno ai suoi piedi, con una mossa del mento. «Quello di Kurt.» Un'altra mossa veloce, stavolta verso il block-notes. appoggiato sulla piega tra le due pagine aperto. «Quattro, considerando quello di Aidan. Ora, ripeto: non potrò dirlo con assoluta certezza finché non avrò modo di ricontrollare i miei appunti e fare un confronto, ma... penso che il quaderno di Kurt non sia stato toccato, perché l'autore...» Fa una pausa. Sbatte le palpebre, come se stesse rielaborando di nuovo, per l'ennesima volta, un concetto già chiarissimo nella sua mente. «Perché l'autore non lo considera parte del materiale che utilizza per scrivere.»

«Cosa intendi, Upton?» chiedo, dall'altra parte del cerchio che circonda il materiale raccolto nell'ultima mezz'ora. La mia difficoltà iniziale a un registro più colloquiale, senza il continuo riferimento al suo titolo, come da lui stesso richiesto, dev'essere andata persa all'improvviso, in un qualche momento a seguito del trauma.

«Be', ecco...» Il Mentore solleva lo sguardo verso di me. «Questo che vedi,» indica a terra, «è solo un vecchio quaderno di biologia.»

«Di biologia» gli faccio eco.

Il Mentore annuisce. «È un quaderno scolastico, contiene appunti che sono stati presi in classe. E, a giudicare dagli argomenti – il DNA, le mutazioni genetiche, l'evoluzione – credo sia stato utilizzato... durante il secondo anno.»

Abbasso lo sguardo sulla carta, colto alla sprovvista. Tra una cosa e l'altra, non ho prestato alcuna attenzione al contenuto delle pagine. Il Mentore ha ragione: sulla pagina di destra, disegnata a matita, c'è la struttura a doppia elica di un frammento di DNA; sulla pagina di sinistra, invece, c'è uno schema, fatto di frecce e riquadri, col titolo: "Agenti mutageni". La calligrafia è senza dubbio la stessa che ho sempre visto nel mio taccuino, solo un po' più ordinata.

Risollevo lo sguardo su Upton, sempre più perplesso. «E questo sarebbe il quaderno vitale di Kurt?» 

«Sì» Non c'è alcuna incertezza nel suo tono.

«Non capisco. Come può esserlo...?» 

Il Mentore fa un rapido cenno con la testa, comprensivo. Senza por tempo in mezzo, si inginocchia di fronte al quaderno. Spinge di lato il block-notes di Aidan, se lo toglie d'impaccio. Poi, allunga la mano verso l'angolo, un po' incurvato, della pagina dello schema, e la gira. 

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