24. Should I Stay or Should I Go

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Cling... cling... cling... 

Ah, rieccolo.

L'inconfondibile tintinnio dell'armatura di Iskandiar riecheggia per la seconda volta nel corridoio, al di là del muro. Tendo l'orecchio: stavolta voglio provare a capire quello che dice.

L'abbiamo sentito passare anche un quarto d'ora fa, accompagnato da borbottii confusi che ci hanno fatto pensare non fosse da solo. Suppongo che sia uscito dallo studio, che si sia messo a camminare verso le scale e che adesso stia tornando indietro. Anzi, dev'essere per forza così. Che altro motivo potrebbe mai avere, di passare di fronte a questa stanza?

L'unica cosa strana è che né lui, né nessun altro, aveva il compito di fare alcun giro. Kurt è qui, insieme a me, e prima di uscire dallo studio non ha lasciato detto niente. Quando gliel'ho fatto notare, mi ha farfugliato: "Embè? Mica siamo in un regime".

Il rumore dei passi è sempre più vicino. La porta della camera matrimoniale è solo appoggiata allo stipite. Non credo, comunque, che entrerà qui.

«Comunque non capisco perché non potevamo aspettarlo dentro e basta» Eccola, la sua voce. Chiara e forte. «Non è mica la prima volta che va in perlustrazione senza di noi.»

Kurt solleva la testa mio petto e assottiglia le palpebre in direzione dello spiraglio. Come se si potesse vedere qualcosa, da qui. Con movimenti stanchi, come se davvero si fosse appisolato in tutto questo tempo, scivola piano di lato, e affonda la schiena nel cuscino, spalla a spalla con me. Si porta l'indice sul naso, per  farmi cenno di tacere. Trattengo il respiro.

«Ma è fuori da due ore!» gli risponde una vocetta nervosa. 

La bocca di Kurt si distende in un ghigno divertito. Inclina la testa verso di me. "Nevan", dice solo col labiale.

«Uhm. E quindi?»

«Non ci sta mai così tanto!»

«Mah, a dire il vero–»

«Quanto diavolo ci vorrà mai a fare un giro di ricognizione, perdiana?! Non è che serva chissà che scienza! Entri, controlli, e poi te ne vai, no?!» La sua parlata è sempre più acuta e irritata. «Posso essere preoccupato? Posso?!»

«Uhm. Preoccupato... perché?»

«Ma come perché?! Metti che gli è successo qualcosa!»

«Oh, suvvia.»

«Che?»

«Dai, Nevan. Non farmelo dire.»

«Maledizione. Parla! Di' quello che devi dire, stupido umano!»

 «Sei solo invidioso.»

Un sussulto.

«Io?!» chiede sconvolto. «Io, invidioso?!»

 «Sì. Perché negli ultimi giorni Kurt ha sempre portato Will, e non te.»

«Non... Non è vero!» squittisce l'altro, oltraggiato. «Non dire sciocchezze!»

L'altro sospira. «Va bene» cantilena, in tono paternalistico. «Come vuoi...»

«Non è vero, ti dico!»

«Ah-ah. E allora spiegami perché, anziché approfittarne per goderti un meritato ozio... come stavo facendo io, per inciso... sei venuto a scocciarmi e hai insistito finché non ho accettato di seguirti qui fuori per cercarlo.»

«Te l'ho detto, il motivo» fa il mezz'elfo, piccato. «Sono preoccupato che possa essergli successo qualcosa!»

Il guerriero emette un mugolio annoiato.

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