"Non ho mai capito se io fossi
il tuo cane fedele e incimurrito
o tu lo fossi per me.
Per chi altri no, eri un insetto miope
smarrito nel blabla
dell'alta società: Erano ingenui
quei furbi e non sapevano
di essere loro il tuo zimbello:
di esser visti anche al buio, e smascherati
da un tuo senso infallibile, dal tuo
radar di pipistrello."- Eugenio Montale
🌕
Il locale nel quale ci troviamo non dista molto dall'università. È stato complicato trovare parcheggio, ma dopo alcune imprecazioni non molto eleganti, Bruno è riuscito ad infilarsi in uno spazio relativamente buono, per la sua Mustang di vecchia data. Ancora mi chiedo dove sia riuscito ad acquistarla, e in automatico mi impongo di non far trasparire la mia curiosità, di arginarla nel baratro della mia mente. Anche perché, chiaramente, Bruno non confesserà mai la verità.
«Qui si mangia bene.» il moro mi distrae dai pensieri, e istintivamente annuisco, osservando l'ambiente che mi circonda. Un luogo semplice, rustico, che somiglia vagamente ad una trattoria immersa nella natura.
«Signor Bucciarati, che piacere rivederla.» un uomo si avvicina cauto, un sorriso dipinto sulle labbra «Don Gennaro, buongiorno.» Bruno ricambia il sorriso «Un tavolo per due, se possibile.» l'uomo a noi di fronte concentra per un momento le sue iridi sul mio corpo «Certo, seguitemi.» si volta, inoltrando i suoi passi in direzione di un tavolo lievemente più isolato rispetto agli altri «Qui va bene? Così potete avere un po' di privacy.» aggrotto le sopracciglia. Privacy?
«È proprio una bella ragazza, signor Bucciarati, e sembra graziosa. Complimenti.»
Il respiro resta intrappolato per un momento nei polmoni.
«Oh, no, Venere non è la mia ragazza.» Bruno si schiarisce appena la voce, e il silenzio piomba pesante per alcuni attimi.
«Chiedo scusa, abbiate pietà.» il signor Gennaro ride nervosamente «Accomodatevi, a breve manderò uno dei miei ragazzi a prendere le vostre ordinazioni.» si allontana veloce, sparendo dietro l'angolo di una stanza riservata; probabilmente la cucina.
«Be', sediamoci.» tento di smorzare la tensione, e mi accomodo con tranquillità, ignorando l'oscurità che mi puntella le pareti dello stomaco.
Bruno segue i miei movimenti, e prende posto di fronte a me. È tranquillo, i tratti del volto rilassati; raccoglie il piccolo QR code al centro del tavolo, inquadrandolo col cellulare.
«Devo tornare all'università, dopo. Devo studiare.» tento di instaurare una conversazione, perché il silenzio si sta incollando gravemente sulla pelle, pronto a divorare ogni mio granello corporeo.
Bruno alza lo sguardo, incastonandolo con atrocità al mio, impedendomi quasi di usufruire del raziocinio; ed io mi aggrappo all'unico scoglio presente in quelle iridi tempestose.
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Black Swan [Bruno Bucciarati]
Фанфик«Quindi lavori qui, dopo l'università?» «Ti dispiace?» «Al momento no.» 🌕 «Hai degli occhi tremendamente belli, per essere così vuoti.» «Che ne sai tu? Non conosci niente di me.» «Non ho bisogno di conoscerti per capire quanto tu sia cresciuta in f...